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Shadow Tactics: Blades of the Shogun, uno stealth rts nel Giappone feudale

Recensione

Chi come me ha avuto le prime esperienze videoludiche sul finire degli anni ’90, ha avuto modo di vivere il momento di massimo splendore degli rts, quei giochi di strategia “dall’alto” generalmente di costruzione e guerra come Age of Empires, Warcraft o Battaglia per la Terra di Mezzo.
Vi erano però RTS di altro genere, incentrati su un piccolo gruppo di unità e che svolgevano missioni in una serie di scenari, per esempio Mech Commander e Commandos.
È a questa tradizione che si ispira fedelmente Shadow Battle: Blades of the Shogun, il gioco sviluppato dalla Mimimi Productions e distribuito dalla Daedalic Entertainment, uscito il 6 Dicembre per PC, Mac e Linux (per console sarà annunciata una data di rilascio nel 2017).

La storia

Come si può intuire dal titolo, si tratta di un gioco ambientato nel Giappone feudale, grossomodo sul finire del XVI Secolo, al momento dell’ascesa del clan Tokugawa, per quanto un vero e preciso riferimento temporale sia assente e non vi sia nemmeno la presenza di personaggi o eventi storici.
Nel gioco, infatti, attraverso gli scenari seguiamo la storia di un gruppo di combattenti fedeli al neo-incoronato Shogun che vanno alla caccia del misterioso Kage-Sama, individuo sovversivo che sta pianificando una ribellione contro Edo (antico nome di Tokyo).
La trama non è nulla di sconvolgente, ma è un buon filo conduttore tra gli scenari ed aumenta il coinvolgimento del giocatore, oltre a dare spunto ad interessanti dialoghi che avvengono durante il gioco.

I personaggi

Il Giappone feudale ispira agilmente le caratteristiche dei personaggi: abbiamo ovviamente un ninja, Hayato, ed un samurai, Mugen, insieme ad Aiko, un’abile spia, Takuma il cecchino ed alla ladruncola Yuki.
Ognuno di questi personaggi ha le sue caratteristiche di personalità e di gioco (Hayato per esempio può uccidere a distanza con gli shuriken, mentre Aiko può rubare dei vestiti ed infiltrarsi nel campo nemico) e, soprattutto, ognuno di loro ha un ruolo da svolgere nella storia e nella risoluzione dello scenario.

Gameplay

Per quanto riguarda il gameplay infatti, il nucleo del gioco è il raggiungimento di un obiettivo attraverso step graduali, in cui il giocatore deve trovare una soluzione alla sorta di “enigma” che gli viene posto: i nostri infatti devono infiltrarsi in zone nemiche ben presidiate da guardie, come possono riuscire nell’impresa senza farsi scoprire?
Si avvia così il procedimento per gradi e per tentativi che già contraddistingueva un gioco come Commandos: ogni nemico ha una certa visuale (divisa tra zona chiara dove vede tutto e zona scura dove vede solo le persone in piedi) e può essere statico o fare ronde.
Il giocatore deve quindi, utilizzando le varie abilità dei personaggi, sgattaiolare indisturbato fino all’obiettivo dall’altro lato della mappa. Tuttavia, la cosa migliore del gioco è che non esiste un modo “esatto” o unico per farlo: si può tentare il massacro totale ed ignorante, rinunciando a qualunque copertura, oppure uccidere il meno possibile e passare occultati, si può distrarre una guardia con un rumore, per poi andarle dietro ed accoltellarla, oppure le si può sparare da lontano con un fucile.
Generalmente questo tipo di azioni richiede lavoro di gruppo tra i personaggi, per questo nel gioco è stata inserita la “Shadow Mode”, ovvero la possibilità di far eseguire più comandi contemporaneamente ai vari personaggi, mettendoli in coda in precedenza e poi sbloccandoli. Questo tipo di azioni generalmente è molto efficace e, se ben eseguito, dà grosse soddisfazioni, creando anche effetti scenici niente male.

Grafica e sonoro

Per quanto riguarda il resto, la grafica è ben curata (anche se forse più pesante sulle prestazioni rispetto a quello che rende all’occhio) e suoni e musiche sono decenti. Il gioco è doppiato sia in inglese che in giapponese ed è possibile avere l’audio in una lingua ed il testo nell’altra (al momento non esistono traduzioni italiane).
L’interfaccia è essenziale e funzionale, con la piccola “gemma” che è il counter che ti ricorda quanto tempo è passato dall’ultimo salvataggio (ovviamente in un gioco come questo si carica molto, molto spesso, visto che si procede per tentativi), mentre i comandi sono un po’ macchinosi ed ogni tanto mal si sposano con la natura “in tempo reale” del titolo (tra l’altro, nota a parte, se aveste intenzione di giocare per qualche motivo con i comandi di default, la corsa non ha un keybind, ma vi consiglio di metterlo all’istante).

Longevità

Come longevità credo che sia meglio di quanto ci si possa aspettare da un gioco che non è un sandbox ed è solo single player: per finire il gioco ci vogliono circa 30 ore, ma una volta terminato ci sono molti incentivi a ricominciare, per provare strade e soluzioni alternative o anche solo per rifare il tutto con la difficoltà aumentata.

In conclusione

Nel complesso sono molto soddisfatto da questo gioco: avevo adorato Commandos quando ero più piccolo e Shadow Tactics ripropone quello stesso tipo di gameplay che ora è molto raro da trovare in un titolo, con un’ambientazione del tutto diversa e che personalmente preferisco; gli scenari sono differenti tra loro e non sono ripetitivi o snervanti, i personaggi sono divertenti da manovrare e le soddisfazioni che regala la Shadow Mode sono notevoli.

Nerdando in breve

Shadow Tactics: Blades of the Shogun è un titolo che riprende la tradizione dei vecchi stealth rts come Commandos in un’ambientazione perfetta per lo scopo come quella del Giappone feudale. Il gioco segue le vicende di un piccolo gruppo di uomini e donne che devono compiere missioni in territorio nemico per indagare su Kage-Sama, un sovversivo che vuole abbattere lo Shogun e la pace che ha portato.

Trailer

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