Dalla polacca Polyslash, fra i cui sviluppatori sono presenti alcuni dei creatori dell’originale SUPERHOT, arriva un videogioco che mescola elementi di stealth, puzzle e survival horror (per intendersi, il genere di Outlast). Il titolo prende il nome del mostro che cercherà pedissequamente di squartarci come angurie nei corridoi della nave Purity-02, ovvero Phantaruk.
La trama è semplice, ma raccontata tramite documenti e registrazioni, e senza un briciolo di introduzione. Il gioco inizierà infatti con il nostro personaggio appena uscito da una strana camera di incubazione, ansimante e indifeso. Dopo pochi minuti ci viene spiegato che la nave dove ci troviamo viene usata per strani esperimenti di clonazione e transumanesimo, cioè il trasferimento della mente umana all’interno di macchine, per raggiungere la vita eterna. Questi esperimenti hanno creato (almeno così sembra) zombie catatonici e strani e terribili esseri mangiauomini, nozione che non ci sfuggirà, grazie ai simpatici mucchietti di tessuti organici e sangue che addobbano i corridoi della nave. Fra strani fanatismi religiosi, testimonianze di strani avvenimenti e malfunzionamenti, dovremo riuscire ad abbandonare la nave, scoprendo nel frattempo cosa è andato storto.
La scelta della trama non lineare è interessante, ma pericolosa, in quanto deve essere ben orchestrata per non risultare confusionaria. Il setting ricorda molto Doom 3, così come il design della nave spaziale, e anche l’atmosfera che si cerca di ricreare è quella, vediamo insieme se sono riusciti nell’intento.
Non avrete problemi a padroneggiare il gioco, con pochi e intuitivi comandi e un HUD ridotto all’osso e funzionale alle meccaniche di gioco. Il nostro personaggio infatti non dovrà solamente stare attento a quel simpaticone di Phantaruk che lo vuole invitare a colazione nei panni della marmellata, ma dovrà controllare il proprio battito cardiaco, evitando le contaminazioni biologiche che ci affliggeranno per tutta la nave. Superato un certo valore di questi parametri, per il personaggio non ci sarà più niente da fare. Per la prima condizione, modificata da corsa, incontri ravvicinati con il mostro e altro, basterà nascondersi in un angolino e riposare, mentre per la contaminazione dovremo curarci periodicamente con delle siringhe di farmaci che diventeranno la nostra garanzia di vita.
La meccanica della contaminazione è interessante, poiché ci obbliga a darci da fare per proseguire e a mantenere alto il ritmo, e non perdere troppo tempo, dato che dopo tutto, c’è un mostro che vuole ucciderci in giro!
Per quanto le premesse siano accattivanti e molte idee carine, purtroppo Phantaruk non convince sul lato della realizzazione, che risulta povera e visibilmente poco raffinata, intendendo sia la raffinatezza di stile che lo studio della struttura di gioco.
Partendo dalla parte tecnica, ci troviamo di fronte ad una realizzazione per niente moderna, con texture di bassa qualità e modelli tridimensionali un po’ troppo spigolosi. Ancora più strano il fatto che questi difetti siano accentuati solo su certi elementi di gioco. Lungi da me giudicare eccessivamente un titolo per la veste grafica, ma queste discrepanze rendono davvero molto evidenti i difetti, soprattutto per il fatto che molti degli oggetti più visibili (parliamo di un gioco con moltissime zone in penombra o al buio) siano davvero pessimi, mentre alcune decorazioni davvero poco rilevanti abbiano un livello di dettaglio di qualche spanna superiore.
Il vero tallone di Achille di Phantaruk, però, è il design dell’intero progetto: le ambientazioni sono terribilmente anonime, talmente anonime che perdersi è semplice, dato che i muri di ogni stanza sono simili. Nessun punto di riferimento da prendere, anche a torcia accesa, e nessuna mappa. Questo ci porterà ad un girovagare frenetico che renderà la contaminazione solo un fastidioso handicap, portando non alla velocizzazione, quanto al rallentamento della prosecuzione. In aggiunta, le movenze del personaggio sono lente, molto lente e la corsa ci permette di andare velocemente solo per brevissimi periodi, al costo di alzare il nostro battito cardiaco, che comunque difficilmente ci impedirà di proseguire, dato che i mostri sono la cosa meno terrificante. Sì, perché qui non sono i mostri a fare paura, (dato che saranno soliti pattugliare corridoi o essere talmente poco minacciosi da renderci più stupiti che spaventati di essere uccisi) ma alcuni elementi della nave, come dei tubi che esplodono. Sì, perché i due spaventi più grandi li ho presi per dei tubi esplosi al mio passaggio. L’atmosfera piatta, purtroppo, non aiuta a tenere alta la tensione e una colonna sonora realizzata come si deve avrebbe aiutato. Uno degli elementi più frustranti, poi, è la presenza delle note audio. Trovate all’inizio di ogni livello, siamo obbligati a saltarle o ad ascoltarle per intero, pena la completa immobilità del nostro avatar, probabilmente questa è una soluzione infelice per ovviare al problema del non incontrare mostri durante l’ascolto, cosa che non succede mai, nel tempo necessario alla riproduzione della registrazione. I difetti non si fermano qui, ma per non infierire oltre sul lavoro di questi sviluppatori posso riassumere il tutto con “un generale piattume, dovuto ad una realizzazione davvero poco curata”.
La trama abbastanza interessante, non riesce a far continuare a giocare Phantaruk, che purtroppo dà la sensazione di essere poco più di una demo tecnica, e mi fa pensare che sia il prodotto di ciò che succederebbe se Doom 3 incontrasse Outlast, ma questa sarebbe una di quelle scene di film un po’ scontati, dove ci si scontra per strada e cadono tutti i fogli, che si mescolano e viene fuori una gran confusione di roba mescolata.
Quantomeno, il costo ridotto di 12 euro, ancora meno per la settimana successiva al rilascio, rende questo progetto meno catastrofico, anche se forse avrebbero potuto creare un gioco più breve ma sviluppato con più attenzione.
Nerdando in breve
Buone intenzioni e pessima realizzazione, Phantaruk è questo. Una trama interessante non bilancia, un’atmosfera mal riuscita, una grafica scadente e dei mostri poco spaventosi.
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