Durante il Play 2016, ho avuto la fortuna di poter testare, in due eventi riservati a blogger e stampa, due nuovi giochi targati Pendragon Game Studios: Last Friday – A Survival Horror Board Game e Captain Sonar. Due titoli differenti ma accomunati da un ottimo grado di coinvolgimento e divertimento. Andiamo subito a scoprire i loro segreti!
Last Friday – Diciamolo subito così ci togliamo il dente: ad uno sguardo superficiale, non appena aperto il board, Last Friday – titolo di Antonio Ferrara e Sebastiano Fiorillo – mi è sembrato un “Lettere da Whitechapel” con una diversa ambientazione. Ma così non è, e basta leggere le prime caratteristiche per capire che ci troviamo di fronte a qualcosa di decisamente interessante e originale, pur basandosi su uno schema di gioco collaudato. In Last Friday siamo dei campeggiatori che, come in ogni buon horror, si stanno godendo le loro vacanze in un camping sulle sponde di un placido lago. Ma ecco che un misterioso maniaco inizia ad insidiare i giovani protagonisti della partita, ed è qui che entriamo in campo noi. La peculiarità di questo titolo della Pendragon è data dai quattro “capitoli” che andremo ad affrontare, ognuno composto da 15 turni di gioco: nel primo capitolo, i campeggiatori devono rintanarsi nei bungalow per sfuggire al furioso maniaco che li inseguirà per la mappa, andando prima a recuperare le chiavi delle strutture per poi aprirle e mettersi al sicuro. Nel secondo capitolo, invece, saranno i giocatori a dare la caccia al maniaco! Ovviamente ora si ribalta il tavolo in una situazione 5 vs 1, che richiederà un particolare sforzo al malintenzionato per riuscire a cavarsela – il che è decisamente difficile, e questo ci porta al terzo scenario. Qui andiamo sul sovrannaturale: il fantasma del maniaco ora brama vendetta, e la brama in particolar modo nei confronti del giocatore che lo ha ucciso. Se si riesce a farla franca, partirà il quarto ed ultimo scenario, dove i campeggiatori superstiti dovranno “esorcizzare” il fantasma del loro redivivo antagonista per poter finalmente mettere una pietra sopra – in tutti i sensi – alla faccenda e tornare sani e salvi a casa. Questa divisione in capitoli, un po’ come se stessimo vedendo una tetralogia horror, è secondo me un gran punto di forza, poiché spezza la routine e da ben quattro scopi ai giocatori, che cercheranno di non far terminare subito l’avventura nei primi capitoli, ma dovranno cercare di gestire le forze per giocare tutti gli scenari. Inoltre, creando un po’ di ambientazione extra-board, ad esempio con una colonna sonora tratta da film horror e con un’illuminazione adatta, il gioco renderà di sicuro al 101%. Unico “neo”, anche se non mi sento di definirlo realmente tale, è la lunghezza, che potrebbe arrivare facilmente anche alle due ore. Che dire: con un po’ di organizzazione, non c’è problema, del resto due ore non sono molte… qualcuno ha detto Arkham Horror?
Capitan Sonar – Qui andiamo su qualcosa di immersivo, ma non nel canonico senso del termine: qui si deve pilotare un sottomarino, lo si deve fare in squadra, le due squadre giocano in tempo reale e parlare ad alta voce è necessario! Andiamo con ordine però. Il nuovo titolo Pendragon, ad opera di Roberto Fraga e Yonah Lemonnier, ci cala nei panni di due squadre di militari all’interno di due sottomarini che si danno la caccia in mare aperto. Ogni giocatore (da un minimo di due ad un massimo di otto) interpreterà un ruolo differente: c’è il capitano, colui che deciderà il movimento e le azioni da effettuare; abbiamo l’addetto agli armamenti, che caricherà l’energia necessaria per sganciare mine, torpedo, sonar e per attivare la modalità stealth; il meccanico si occuperà di gestire i sistemi per evitare i guasti che verranno a galla – perdonate il gioco di parole – man mano che il sottomarino si sposterà e che dovrà cercare di riparare i sistemi che andranno in avaria nel corso della partita, e infine quello che forse è il ruolo più importante: l’addetto al sonar, ovvero colui che ascolterà le indicazioni del capitano avversario e che dovrà cercare di ricreare gli spostamenti della nave avversaria, in modo da avvisare il proprio equipaggio circa la posizione favorevole del nemico per cercare di danneggiarlo. Ma com’è che si ascoltano i movimenti dell’altra squadra? Con le orecchie, ovvio! Eh sì, perché l’azione si svolge interamente in tempo reale – tranne nei momenti in cui si lanceranno armamenti o si attiveranno altre particolari situazioni – e i due capitani devono dichiarare ad alta voce lo spostamento del sottomarino; l’addetto al sonar, in contemporanea, potrà disegnare sulla sua plancia la traccia dello spostamento del nemico, cercando di indovinare il punto di partenza ed il tragitto della nave. Per facilitare le cose, disporrà infatti di un foglio lucido da sovrapporre alla mappa, così da poter riadattare il percorso che ha disegnato, evitando le isole presenti sulla mappa che sono ovviamente invalicabili e forniscono un ottimo punto di riferimento. Nel mentre i compagni di squadra devono parlare, sia per accordarsi sugli spostamenti che sugli armamenti da caricare – ogni spostamento fa caricare di un segmento la dotazione di bordo scelta di comune accordo – che per avere informazioni sullo stato di salute della nave, in quanto a volte un movimento non sarebbe consentito poiché potrebbe danneggiare i sistemi interni, cosa decisamente da evitare. Abbiamo testato il gioco in otto, due squadre al completo quindi, e la sensazione di ansia e di urgenza nel prendere decisioni è alle stelle, cosa che però non rovina affatto l’esperienza di gioco, anzi, la rende ancora più divertente e la vittoria è davvero una soddisfazione, data dal gioco di squadra e dall’aver fatto le scelte giuste al momento giusto. Probabilmente il ruolo dell’addetto agli armamenti è quello un po’ più semplice e meno impegnativo, mentre l’addetto al sonar è più che vitale, ma sono sicuro che, nel momento in cui si formeranno le squadre, si saprà come gestire al meglio il punto di forza di ogni membro. So che mi chiederete “E la scalabilità? Come posso giocare, ad esempio, in due?”: don’t worry, Capitan Sonar prevede anche una modalità a turni dove ogni mossa sarà pianificata e solo successivamente rivelata all’avversario. E ora, si apra la caccia ad Ottobre Rosso!
Menzione d’onore: devo ringraziare la Pendragon non solo per l’invito a queste due succose anteprime, ma soprattutto perché mi ha messo al tavolo con altri “addetti ai lavori” con i quali ho passato un paio d’ore di puro divertimento. E poi, nonostante il mio scarso udito, sono stato un ottimo addetto al sonar: abbiamo vinto!