Nidhogg non è certamente una novità nel panorama videoludico indie (è stato rilasciato per PC, infatti, nel gennaio 2014 per approdare, nell’ottobre dello stesso anno, anche su Plasystation ma è in sviluppo da molto più tempo) ma, da quando l’ho scoperto, mi sono ripromessa di parlarvene e, lo confesso, ci tenevo davvero tanto. Perché? La risposta è molto semplice: schermidrice (mai pentita) da tempo immemore, ormai da ben nove anni ho deciso di “saltare il fosso” e passare dalla parte di chi la scherma la insegna. Si può dire, sinteticamente, che la scherma è la mia vita: come potevo, quindi, non essere fatalmente attratta da questo giochino in 8 bit che pone proprio la disciplina che tanto amo al centro dell’esperienza videoludica?
Nidhogg è stato sviluppato nell’ormai lontano 2010 da Mark Essen, al quale era stato commissionato dal New York University Game Center per l’annuale multiplayer show. Da allora ne ha fatta di strada, collezionando sul suo cammino diversi premi, tra cui l’Eurogamer Expo nel 2010, l’IGF/NDC nel 2011 e l’Indiecade nel 2013. Noi lo abbiamo scoperto solo quest’anno, grazie ai saldi estivi Steam, quando era riuscito a conquistare ben tre dei nostri redattori.
Ma che cos’è Nidhogg? E come si collega con il mondo della scherma?
L’idea alla base del gioco è estremamente semplice e, senza dubbio, la sua forza sta nel mantenervisi fedele senza allontanarsene mai. Di fatto si tratta di una sfida uno contro uno in 2D che, come sistema di gioco e ambientazione, ricorda da vicino gli arcade contenuti nei vecchi cabinati di una volta. Ciascuno degli sfidanti interpreta uno spadaccino e l’obiettivo dei contendenti è quello di uccidere il proprio avversario per ottenere un “via libera” e poter accedere, così, alla stanza successiva. Ogni livello, infatti, è costituito da più quadri ai quali si può accedere trafiggendo il proprio nemico e procedendo oltre. Un sistema orizzontale, quindi, nel quale se risulto vincitore posso spostarmi in avanti se, invece, vengo sconfitto, è il mio avversario a poter procedere, costringendomi, di conseguenza, a retrocedere di una stanza. Chi dei due riuscirà a raggiungere per primo la rispettiva camera finale sarà il campione del livello.
Il valore aggiunto, per me che pratico la scherma ma anche per chiunque ami il genere del cappa e spada, sono i duelli all’arma bianca. I due spadaccini, infatti, si mettono in posizione di guardia, possono schivare, affondare, parare e perfino partire in flèche. Queste, che rappresentano le mosse di base, farebbero già da sole la gioia di qualunque schermidore. La lista delle azioni possibili, però, non si ferma qui: possiamo infatti anche disarmare il nostro avversario o lanciargli contro la nostra arma e, se ci troviamo disarmati, colpirlo a mani nude o con un calcio rotante. Personalmente, la possibilità, pur ritrovandosi disarmati, di schivare l’attacco avversario, recuperare l’arma persa con un’agile capriola e trafiggere il nemico con un affondo basso mi ha gasata non poco. Inoltre, il fatto di avere pochissimo tempo, dopo aver ucciso lo sfidante, per raggiungere il quadro successivo prima che questi rinasca e ci trafigga rende i livelli davvero al cardiopalma.
La lista delle combo possibili è davvero infinita e il risultato è un gioco snello e veloce, che non permette cali d’attenzione o momenti morti. Nella sua estrema semplicità, riesce ad essere perfetto per sfide rapide e senza troppo impegno, con un altissimo tasso di divertimento e, qualora si giochi contro un avversario in carne e ossa, una varietà imprevedibile e un rischio noia ridotto ai minimi termini. Il tutto è condito da una grafica 8 bit volutamente grezza e cubettosa, che risulta perfetta per un videogame del genere. Le ambientazioni sono essenziali ma, allo stesso tempo, ricche di dettagli e caratteristiche che rendono più difficoltosi i livelli (dei tappeti semoventi, ad esempio, o gallerie strette che impediscano di saltare o lanciare la propria spada). La qualità è consona ad un titolo che si propone in 8 bit, salvo alcuni quadri (quello ambientato sulle nuvole soprattutto) che rendono la visibilità estremamente difficoltosa, se non addirittura fastidiosa. Una pecca su cui, comunque, si sorvola volentieri a fronte del divertimento che il gioco sa regalare.
Nonostante sia prevista anche la modalità singleplayer, in cui si sfida la CPU, le soddisfazioni maggiori sono legate alla versione multiplayer, anche online: avere di fronte un avversario reale, le cui mosse non sono quindi predefinite ma estremamente imprevedibili, rende la sfida molto più accattivante. In fondo, si tratta pur sempre di un party game, che non prevede una modalità storia o obiettivi speciali quando è giocato in solitario. Interessante anche l’extra dell’opzione torneo, che prevede fino a 8 giocatori, pronti a sfidarsi in partite offline, e la possibilità di aggiungere una lista di variabili che rendano più stuzzicante la competizione, come la riduzione della gravità o l’aumento della velocità.
In conclusione, Nidhogg è un titolo che vale la pena avere nel proprio parco videoludico, anche solo per sfruttarlo nelle occasioni in cui avete poco tempo da trascorrere davanti al pc o quando volete rilassarvi qualche minuto con sfide in punta di spada, senza troppi pensieri. Io, da schermidrice provetta, ve lo consiglio caldamente. Attualmente è disponibile per PC, MAC, Playstation 4 e Playstation Vita.