Vita frenetica, lavori complicati, capi assurdi, partner folli: la vostra esistenza è uno stess insopportabile? No? Bene! Potrete provare l’ebbrezza del nostro fantastico mondo grazie a “Misantropia – Un gioco di sopravvivenza sociale” creato da Francesco Stefanacci e finanziato con successo grazie al crowdfunding su Indiegogo. I temi trattati sono molto seri e di grande attualità, ma fa sempre bene prenderli con un minimo di ironia e leggerezza per sdrammatizzarli e, soprattutto, esorcizzarli.
In Misantropia ogni giocatore interpreta un piccolo Fantozzi, un ragionier Ugo che deve sopravvivere alle angherie subite sul posto di lavoro e alle enormi sfighe che quotidianamente incontra sul proprio cammino. Il regolamento è molto semplice e lineare: ogni giorno bisogna pianificare 3 attività, una per fase della giornata, ogni attività ha costi, benefici ed effetti variabili a seconda del momento della giornata che si sceglie e della carta che si pesca dal relativo mazzo. Il costo di ogni attività viene pagato in punti Pazienza, uno dei concetti chiave del gioco; quando ci si alza al mattino se ne hanno dieci a disposizione e ogni volta che essi scendono a zero o meno per pagare dei costi o per effetto delle carte si riceve un segnalino Misantropia, ogni due segnalini Misantropia bisogna pescare una carta Psicosi & Fobie. Esse sono il secondo, e più importante, concetto del gioco: più il vostro odio per l’umanità cresce e più saranno le paure e i disagi psicologici che andrete a sviluppare, ogni carta Psicosi & Fobie che si pesca va letta ad alta voce e ha effetti immediati, legati al proprio testo, ed effetti a lungo termine, legati al modo in cui la fobia che ci ha colpito ci costringe a comportarci. I giocatori vengono più e più volte invitati dall’autore ad interpretare sia la professione da loro pescata a inizio gioco che, soprattutto, le fobie e le psicosi accumulate durante la partita (che sono tantissime, ben cento, e molto fantasiose) con meccaniche in qualche modo simili ad altri party game quali Monkey See, Monkey Do e Vudù. L’interazione tra i giocatori e la loro abilità di essere nel personaggio vengono ulteriormente sfruttate e sviluppate da Trattazioni, Favori e Passaparola, tutte regole aggiuntive e/o opzionali che inseriscono elementi di interpretazione e narrazione, rafforzando la componente “party” e sociale del gioco (e dal mio punto di vista, anche il divertimento). La durata della partita è variabile e liberamente scalabile in base al numero di giocatori presenti; sebbene sulla plancia siano indicati il numero ideale di turni da giocare a seconda di quanti sono i partecipanti, sarete totalmente liberi di scegliere quanti farne in funzione del tempo a vostra disposizione. Finita l’ultima giornata di lavoro, i giocatori ricevono un punto per ogni carta Fobia che possiedono e tre punti per ogni Psicosi, da bilanciare con le carte Beni Materiali, e colui che avrà meno punti sarà il vincitore o, meglio, il meno perdente.
Misantropia è un party game simpatico, divertente e caciarone, ottimo da giocare sia con un gruppo affiatato sia con giocatori sconosciuti o alle prime armi, basta poco per capirne le meccaniche che sono tenute lineari al massimo per focalizzare l’attenzione sulla parte sociale e di interazione tra giocatori, il vero pezzo forte del titolo. Nonostante il tema principale sia molto serio e in qualche modo anche piuttosto angosciante (soprattutto per chi da poco si trova nel vortice del mondo del lavoro e ne sta iniziando a sentire il peso), il modo in cui viene trattato è sempre molto leggero e ironico e contribuisce a un’esperienza di gioco sempre allegra, spensierata e rilassata. In questo prodotto c’è molto del ragionere Ugo Fantozzi e di quel tipo di ironia amara che riusciva a strappare risate anche con l’animo in subbuglio, tanto cara a un periodo in cui si preferiva ridere e scherzare sui massimi sistemi piuttosto che sulle vacanze al mare o su quelle di Natale, un’ironia di cui spesso sento la mancanza e che posso, e potrete anche voi, rivivere proprio grazie a Misantropia.