Non è un gioco per vecchi

Non è un gioco per vecchi #16 – Pandemonium

Pandemonium!

Pandemonium!

Era il lontano 1998 e facevo la prima media. La mia esperienza videoludica, fino ad allora, si limitava al Commodore 64: ancora minuscola, i miei genitori, da bravi appassionati, me lo avevano fatto conoscere ed amare e, da allora, non lo avevo più lasciato. Già da qualche anno, però, era entrata in commercio una fantomatica scatoletta grigia, che si avviava velocemente ad entrare nella Storia e nel cuore di milioni di videogiocatori ed a ridefinire una volta per tutte gli standard del mondo dei videogiochi: la Playstation. Ebbene, il mio incontro con questa leggendaria console è avvenuto nel 1998, grazie a mio fratello ed al suo compleanno. Quando gli fu regalata la Playstation, entrambi ce ne innamorammo a prima vista e diventammo, gradualmente, due inguaribili appassionati (ancora oggi, ogni tanto, ci scappa l’occasione per riaccenderla: nonostante la Signora dimostri in pieno tutti i suoi anni, non perde mai di fascino). A completare il regalo, un dischetto che, di fatto, è stato il mio primo videogioco per Playstation e mi è rimasto nel cuore: Pandemonium.

Pandemonium è un platform del 1996, pubblicato dalla Cystal Dynamics per Pc, Sega Saturn, Nokia N-Gage e, naturalmente, per Playstation. Il titolo presentava le caratteristiche tipiche di un platform dell’epoca e si collocava perfettamente nel genere. La copia che ci fu regalata, nello specifico, non conteneva la prima edizione del gioco perché il dischetto che tuttora conserviamo faceva parte della serie Platinum. I Platinum, come molti ricorderanno, altro non erano che i videogiochi per Playstation più venduti nella regione PAL (comprendente Europa, Australia, Nuova Zelanda, India e Africa). Quando un titolo superava le 400.000 copie vendute, veniva inserito di diritto nella serie Platinum.

La storia è relativamente semplice: protagonisti sono Fargus, un giullare e Nikki, un acrobata che, inavvertitamente, lanciano un incantesimo che mette in pericolo il loro villaggio. Per salvarlo, dovranno raggiungere la Macchia dei Desideri, attraversando 18 livelli e sconfiggendo i mostri ed i boss che incontreranno sul loro cammino. L’intera avventura si snoda in 2D, attraverso un percorso obbligato che ci condurrà, superando gli ostacoli, alla conclusione della vicenda. Le azioni dei nostri personaggi sono semplici: ci si muove, si salta, si spara. I pochi tasti e la difficoltà crescente dei livelli rendono il titolo accattivante ed adatto a tutti.

Ma veniamo alla mia personale esperienza di gioco di allora. L’ambientazione fiabesca e l’atmosfera di Pandemonium mi conquistarono immediatamente. L’avventura si apre con una breve introduzione tridimensionale in inglese, con una grafica superiore a quella di gioco, che ci mostra, in pochi minuti, l’antefatto. A questo punto, si inizia direttamente a giocare. Ci ritroviamo catapultati in una sorta di corridoio nel quale, seguendo il percorso tracciato, ci spostiamo attraverso i livelli disponibili. Quelli non ancora sbloccati, sono in ombra mentre gli altri sono illuminati. In questa fase possiamo scegliere quale dei due personaggi utilizzare per affrontare il livello. Ciascuno di loro ha un’abilità specifica: Fargus può eseguire un attacco speciale in rotolata, Nikki invece può effettuare un doppio salto. Personalmente, ho sempre trovato questa abilità più utile e per questo, nel corso degli anni, ho sempre utilizzato Nikki. Una volta scelto il nostro alter ego, possiamo posizionarci sul livello che abbiamo scelto ed immergerci nell’azione, premendo il tasto “x”.

L’azione scorre rapida, accompagnata da una colonna sonora adatta all’ambientazione del gioco e mai ripetitiva. Durante ciascun livello, dovremo raccogliere le monete che troveremo lungo il percorso ed evitare le insidie di strani mostri viola e piante carnivore in agguato. Se stiamo utilizzando Fargus, potremo neutralizzarli colpendoli con l’attacco speciale del personaggio, se invece, come me, preferite Nikki, per uccidere i nemici sarà necessario saltarci sopra (stile Super Mario, per intenderci). Abbiamo a disposizione, all’inizio, due punti ferita ma ci sarà possibile, durante il cammino, raccogliere cuori per ripristinare la nostra salute, oppure vite vere e proprie. Man mano che procediamo attraverso i livelli, diventiamo più resistenti e guadagnamo più vite e più punti ferita. Oltre a monete e cuori, lungo l’itinerario potremo trovare anche preziosi potenziamenti, che ci permetteranno di lanciare incantesimi a distanza ed eliminare i nemici senza il rischio di farci colpire a nostra volta. Alcuni incantesimi si trovano lungo la strada ma altri sono nascosti e bisogna scoprirli per poterli ottenere (ricordo, ad esempio, la mia gioia quando ho scoperto del tutto casualmente il raggio congelante nascosto dentro la statua all’inizio del primo livello).

Una volta completato un livello, otterremo un codice che dovremo inserire per poter accedere al quadro successivo. Il gioco non prevede salvataggi e questo era uno degli aspetti più frustranti che ricordo. Se si interrompeva la sessione di gioco, era necessario, infatti, inserire l’ultimo codice ottenuto per poter riprendere l’avventura dal punto in cui l’avevamo lasciata, senza dover ricominciare tutto da capo. Ricordo che con mio fratello ed una cara amica eravamo entrati davvero in fissa per Pandemonium ed avevamo una fitta corrispondenza via sms per scambiare i codici ottenuti. Ho ancora un foglietto, custodito all’interno del cd, nel quale avevamo elencato i livelli ed i relativi codici.

Un’avventura semplice, quindi, supportata da un’ottima giocabilità, una difficoltà non indifferente ed una grafica coloratissima e (per l’epoca) accurata. Tutto questo, fece rapidamente di Pandemonium un autentico cult, ed un gioco da recuperare ancora oggi. Prima di scrivere questo articolo, ho voluto riaccendere la Playstation per rigiocarlo ed assaporare la sensazione di nostalgia legata al gioco ed al periodo che mi ricorda. Ho così potuto apprendere alcune cose:

1) il mio inglese è notevolmente migliorato: non avevo mai capito nulla dell’introduzione finché non ho riacceso in questi giorni la Playstation;

2) la grafica dell’intro, che all’epoca mi sembrava prodigiosa e mi faceva esclamare “wow”, adesso è quasi ridicola;

3) si dice spesso ed è vero: i giochi di una volta erano veramente difficili;

4) la grafica cubettosa e l’effetto 2D mi hanno quasi fatto scendere una lacrimuccia per quanto sono belli;

5) nonostante gli anni di distanza, sono ancora scarsissima in questo gioco.

To Top