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Brothers: A Tale of Two Sons – Una fiaba dal sapore antico

Brothers: a Tale of Two Sons

Brothers: a Tale of Two Sons

C’erano una volta, in un paesino di pescatori di fronte ad un meraviglioso mare luccicante, due fratelli. Uno, il più grande, Naia, era coraggioso, forte, giudizioso; il più piccolo, Naiee, era un monello spavaldo, ribelle, ma dal cuore grande. La loro mamma non c’era più: se n’era andata in una notte di tempesta, quando il mare buio l’aveva richiesta a sé ed il piccolo Naiee non aveva potuto fare nulla per salvarla.

Insieme al papà, c’era un bellissimo albero accanto al quale i tramonti apparivano meravigliosi: il mare si incendiava di tutte le sfumature dal giallo al rosso, ed è lì che i due fratelli andavano a ricordare la loro bellissima mamma, presso il piccolo obelisco di pietra intarsiata posto a commemorare la donna dalla lunga e curata treccia bionda.

Un giorno, mentre Naiee è sulla scogliera e guarda il mare, Naia corre trafelato a chiamarlo. Il papà è gravemente malato, e il guaritore del villaggio dice che c’è un solo modo per salvargli la vita: recuperare un’ampolla d’acqua dell’Albero della Vita. I due fratelli decidono immediatamente di partire per un viaggio lungo e pericoloso per recuperare la preziosa acqua e salvare la vita della persona che più amano al mondo.

Avranno bisogno di tutte le loro forze per diventare adulti all’improvviso, e dell’amore fraterno che li lega per affrontare tutti gli ostacoli della terribile ed inattesa avventura che li attende.

Detta così sembra che io vi stia raccontando una fiaba, ed è assolutamente vero.

Solo che la fiaba è digitale, e la vivremo in prima persona, gamepad alla mano. Vi presento “Brothers: A Tale of Two Sons”, piccola perla videoludica del 2013 che questo mese potremo gustare gratuitamente come parte del Games With Gold della XBox.

Sviluppato da Starbreeze Studios in un periodo di crisi dello studio, in collaborazione con l’apprezzato (pare, ma io non lo conoscevo) regista svedese Josef Fares, Brothers è un’esperienza che mette in primo piano l’amore. Non quello banale delle fiabe, dove il principe sveglia una principessa che non ha mai visto in vita sua, ma un amore tangibile, particolare e che non è semplice da spiegare come quello tra consanguinei. Un legame non scelto, ma voluto dal destino, o dal caso. Ma che a volte risulta talmente forte ed indissolubile da resistere ai mille risvolti e bivi di una vita.

Come può un semplice videogioco restituire il feeling di questo tipo di sentimento? Oltre al coinvolgimento narrativo e al rilevante lato artistico dei quali parlerò in seguito, gli sviluppatori hanno pensato di farlo nel modo al contempo più semplice come concetto e più difficile come realizzazione: con l’interfaccia che noi utilizziamo effettivamente per interagire con la storia, il controller. Ci troveremo infatti a controllare non uno solo dei due fratelli alla volta, ma entrambi contemporaneamente!

E a parte lo spaesamento iniziale devo ammettere che l’idea è veramente ben realizzata, facile da utilizzare ed effettivamente restituisce alla grande la sensazione del legame tra i due ragazzi, accentuata ancor di più dalle meccaniche di gioco, che prevedono puzzle, piccoli enigmi ed interazione del mondo pensata appositamente per farci capire che l’unione fa la forza. Basti pensare alle sezioni nelle quali c’è bisogno di scalare una parete, ricorrendo ad una scaletta a “spinta”; o alle sezioni nelle quali per attraversare alcuni specchi d’acqua si presenterà la necessità di trasportare Naiee, che ha paura di nuotare, sulle spalle di Naia. Ma gli esempi sono molteplici e il mondo che ci troveremo ad attraversare è pieno di questo tipo di situazioni, che trovano sublimazione nelle particolari “boss fight” di fine livello, dove alla forza bruta dovrà sostituirsi, per forza di cose, l’utilizzo della materia grigia e della collaborazione spinta tra i due fratelli. E soprattutto in una geniale intuizione verso la fine del gioco, che però lascio scoprire a voi, per non togliervi il gusto della scoperta.

Un mondo da attraversare, meravigliosamente dipinto da un Unreal Engine in grande spolvero, grazie alle sapienti mani degli artisti di Starbreeze, che hanno evidentemente attinto all’immaginario delle fiabe nordiche restituendoci paesaggi maestosi, meravigliosi e a volte terribili, dotati anche di una buona varietà.

Terribili, in quanto Brothers ricorda molto le fiabe dei Fratelli Grimm: non c’è alcun filtro di “pucciosità” targato Disney, ma gli orrori, seppur non immediatamente manifesti, non sono assenti dalle lande desolate attraverso le quali viaggeremo.

Una sola immagine, da ricordare: il fiume con i corpi dei giganti massacrati in una battaglia. Di quella battaglia potremo solo immaginare la crudeltà, perché non ne sapremo nulla, ma l’angoscia dei corpi ancora sanguinanti farà un certo effetto in un racconto del genere, e sarà soltanto una delle prime avvisaglie di questa scelta particolare per quanto riguarda il lore. Anche andando avanti, la crudeltà si farà più subdola, nascosta e a mio avviso ancor più efficace, e le emozioni suscitate da questo piccolo titolo sempre più forti, fino ad una parte finale che lesina chicche e momenti ispirati a più non posso, seppur nella sua esile durata che si attesta sulle quattro ore; forse è giusto così perché si tratta di una esperienza breve, ma molto intensa, e mi sono ritrovato, vi giuro, a dover compiere azioni che mi hanno donato un simpatico brivido lungo la schiena…

Io personalmente l’ho terminato di notte, nell’intimità della mia camera al buio e con le cuffie, e vi posso dire che il segno lo ha lasciato.

È una fiaba dolce amara sui sentimenti potenti e sulla forza d’animo che ci spinge a gettare il cuore oltre l’ostacolo nei momenti difficili e per le persone che amiamo. È una fiaba che ci fa capire che a volte quel che luccica non è affatto oro, e al contrario ciò che riteniamo mostruoso può rivelare piacevoli sorprese. È una fiaba con la F maiuscola, perché come quelle vuole lanciarci un messaggio ma raccontandoci una storia.

E scusate se è poco, per uno stupido giochino.

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