Il protagonista di questa nuova puntata della vostra rubrica preferita sul (retro)gaming, è un titolo che, secondo chi scrive, passa troppo spesso in secondo piano rispetto all’interesse che realmente meriterebbe. Sto parlando di Rise of Nations, prima creatura della rimpianta Big Huge Games, fondata tra gli altri da uno dei papà di Alpha Centauri, Bryan Reynolds.
Reynolds lasciò la Firaxis del suo amico Sid Meier per tentare un ambizioso esperimento: tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del 2000 il mercato degli RTS (strategici in tempo reale, ndr) era talmente saturo da puzzare quasi di cadavere, e ci voleva un salto in avanti per riportare in auge quel genere che aveva rivoluzionato il mondo degli strategici. Perché allora non portare alcuni dei concetti (e delle complessità, perché no) propri dei più complicati strategici a turni?
Rise of Nations vinse quella scommessa, e ne uscì fuori uno strategico di altissimo profilo, che univa il gameplay tipico della serie Age of Empires, stemperandone la freneticità e la propensione da “click-fest”, con un ritmo più ragionato, mutuato dai vari Civilization e compagnia. Alcune meccaniche di gioco rappresentarono delle introduzioni geniali e davvero adeguatissime, anche se ricordo che leggendo le anteprime, ormai un decennio fa, temevo che ne uscisse un grandissimo pout-purri: non era così banale creare un gioco divertente che permettesse, nello spazio di una singola partita tipica ad un RTS, di cavalcare tutta la storia umana, di fondare estesi imperi, controllare la ricerca scientifica, costruire meraviglie, portar guerra su vasta scala con clave e testate nucleari, con un modello economico secondo il quale il costo di unità ed edifici fosse variabile, mandando così a monte le classiche strategie da coda di costruzione fissa che tanti pro-player promulgano. Insomma, è ciò che più si avvicina al concetto di Civilization in tempo reale, e scusate se è poco.
Il tocco di genio ulteriore fu quello di implementare alcune meccaniche che andavano a semplificare la tipica micro-gestione congenita negli RTS: non più cittadini pigri che si sollazzano al sole se ci dimentichiamo di dargli ordini, e unità militari dotati di un’ottima autocoscienza che riescono a cavarsela per niente male nel clamore delle battaglie più concitate, evitandoci una fastidiosa tendinite da click compulsivo e di impazzire nel controllo delle singole unità, giusto per citarne alcune tra le più importanti.
Rise of Nations si arricchì anche di un’espansione che aggiungeva ancor più carne al fuoco, arrivando a contenere 18 civiltà, campagne storiche, fintanto una campagna di conquista del mondo a la Risiko versione evoluta, con risorse, alleanze e carte, veramente una sciccheria interessante per gli amanti del dominio urbi et orbi! Per non parlare della modalità multiplayer che sfortunatamente non ho mai avuto occasione di provare, ma che secondo me deve essere divertente come poche.
Se per caso non ci avete mai giocato o lo avete snobbato alla sua uscita una decina di anni fa, sappiate che Rise of Nations, nella nuova fiammante “Extended Edition” è stato ripubblicato su Steam nel corso del 2014, con tutte le sbrillucicanti innovazioni della “next-gen”: risoluzione full HD, texture ripulite, integrazione con Steamplay per il multiplayer e con Twitch, e chi più ne ha più ne metta. Approfittatene ora che ci sono i saldi: a qualcuno non è andato molto a genio che si chiedano 20 € per un gioco di 11 anni tirato a lucido e forse non ha proprio tutti i torti.
Se siete sempre stati adoratori del buon vecchio Age of Empires, questo potrebbe essere l’RTS old-school che avreste sempre desiderato, ma non avete mai osato chiedere…