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La Nemesi – Il bello e il brutto di Star Trek

Dopo essere sopravvissuti alla Insurrezione, eccoci pronti per l’ultimo atto della crew di TNG. Ultimo film di Star Trek prima del reboot targato JJ.

il bello

È sufficiente essere geneticamente umani per poterci definire uomini (e donne)? Questo è l’interrogativo che si trova ad affrontare l’equipaggio dell’Enterprise in La Nemesi, questo è ciò che Jean-Luc Picard, Data e anche tutti noi ci chiediamo durante il film. Il nostro amato capitano non deve vedersela con il solito cattivone alieno, anzi i Romulani che sono stati sempre pericolosi attaccabrighe qui si comportano bene, stavolta il cattivo è il capitano stesso: un suo clone, cresciuto sul pianeta Remo tra sofferenze e abusi. Jean-Luc allora si chiede, chi sono io veramente? Sarei moralmente integro e “buono” se avessi avuto esperienze di vita diverse? Non ne è così sicuro. E intanto Data, un androide che ha sempre desiderato essere di più, essere umano, dimostra di esserlo più di molti uomini, sacrificando sé stesso per salvare i suoi amici, e aiutandoci a capire cosa vuol dire davvero essere umani: desiderare ogni giorno di essere migliori.

La nemesi è un film cupo, triste, a tratti angosciante. Nonostante l’inizio allegro, con il matrimonio tra William Riker e Deanna Troi, per tutto il tempo si percepisce che qualcosa sta finendo, e il finale, purtroppo, ce lo conferma: Data non c’è più, lo storico equipaggio non è più completo, Star Trek non c’è più. La Nemesi infatti sarà l’ultimo film della serie per diversi anni, e l’ultimo con l’equipaggio di ST: TNG.

Quando ho visto La nemesi ormai 18 anni fa ero solo una ragazzina, come tutto il resto del fandom l’ho disprezzato. Rivederlo oggi mi ha dato sensazioni diverse, prima tra tutte una profonda tristezza. Credevo che avrei avuto difficoltà a scrivere questo pezzo e invece eccomi qua tra i lacrimoni post visione, a pensare a quanto mi sia piaciuto. Crescere è anche questo.

Menzione d’onore al giovane e belliss… ehm, volevo dire bravissimo Tom Hardy che interpreta Shinzon, il clone di Picard.

Morgana

Il brutto

Chiamiamolo “il brutto” perché “il pessimo” pare troppo azzardato.
Questo è il canto del cigno, uno di quelli che ti fanno pensare che l’eutanasia era valida opzione prima di arrivare al canto stesso.
La Nemesi non è solo una collezione di YATI (Yet Another Trek Inconsistency) spaventosa (Wesley Crusher aveva abbandonato l’accademia, ora lo rivediamo con l’uniforme; Geordi aveva acquistato la vista, ora lo rivediamo con il visore, solo per i più eclatanti), ma è un vero insulto alla filosofia Trek.
Partiamo con Picard che da saggio capitano si trasforma in un vecchietto rimbambito che si diverte con la dune buggy di Bud e Spencer su un pianeta alieno in totale sfregio della Prima Direttiva.
Continuiamo con B4 (di cui il solo averlo pensato suona di presa per il culo).
Passiamo alla scoperta dei “remani”… i REMANI, per la miseria! Decenni di Romulus e senato Romulano e ora scopriamo che hanno anche la parte del fratello sfigato. Strano non aver visto comparire la Lupa e Francesco Totti (e sì che da lì a poco faranno fare un cameo a Carletto Ancelotti). Volete mettere il cameo di Robert Picardo in Primo Contatto?
Veniamo al villaian: Shizon e la sua Scimitar (ma non usavano la daga?), che se proprio dovevano fare un clone di Picard, magari potevano metterci uno che gli somigliasse… e no, rasare a zero i capelli non è sufficiente.
Aggiungiamo la scorrazzata dell’astronavina nei corridoi dell’Enterprise e finiamo con la ciliegina sulla torta: il tamponamento tra astronavi. Giuro che se non fosse stato a fine film, mi sarei alzato e avrei abbandonato la nave (oltre che la sala del cinema). Ancora oggi faccio fatica ad immaginare come possano aver potuto scrivere una scena così imbarazzante, da fare a gara con quella in cui Sisko pianta un pugno in faccia a Q.
Immagino il colpo apoplettico preso da Lawrence Krauss, autore dello splendido libro “La fisica di Star Trek”, nel veder buttare giù dalla tazza del cesso sonico tutti i presupposti di 70 anni di viaggi spaziali dell’universo Trek.

Diciamoci la verità: questo film non era da fare. Brent Spiner non veda l’ora di far morire Data, Riker che dopo milioni di viaggi non accennava a diventare capitano, Picard riluttante al diventare ammiraglio contro ogni buona logica (mentre abbiamo Janeway ammiraglio?!), Worf non aveva più alcun pretesto per ricomparire sulla Enterprise. Era il momento di chiudere e di farlo in modo dignitoso, ma così non è stato. Serviva una chiosa, un lungo e romantico addio a chi ci aveva tenuto compagnia tanto a lungo e con tanto amore.
E invece questo film, che ha oltretutto il poco invidiabile record di essere quello che ha incassato meno al botteghino, mette in scena un equipaggio stanco e svogliato, una sceneggiatura costellata di baggianate ed escamotage ridicoli, climax poco ispirati e lo stesso pathos di una recita scolastica.
Se c’è qualcosa da salvare, io non l’ho ancora trovato.

Zeno2k

E con questo abbiamo finito la nostra carrellata. Ora possiamo dedicarci al famigerato reboot.

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