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NerdandoSu Star Wars – Le ispirazioni dietro la saga

Star Wars ispirazioni

George Lucas

Star Wars è al giorno d’oggi qualcosa con cui chiunque di noi è venuto in contatto prima o poi nel corso della propria vita. Che lo abbiate amato o che lo abbiate odiato, è innegabile che sappiate di cosa si sta parlando, infatti. E pensare che nel lontano 1973, quando un illustre sconosciuto di nome George Lucas aveva iniziato a mettere insieme i tasselli della sua personale epica ambientata in una galassia lontana lontana, ben pochi avrebbero creduto in un progetto del genere.

Guerre Stellari era nato nella mente del giovane George Lucas in un periodo in cui gli Studios Hollywoodiani non puntavano a investire sulla fantascienza (o space opera, che dir si voglia) e, per questo, il regista faticò non poco a trovare un produttore. Alla fine, riuscì a convincere la Fox, a cui spillò senza troppe difficoltà anche la clausola che ne decretava i diritti su eventuali sequel, sulla colonna sonora e sul merchandising. Sì, proprio quella clausola che lo ha reso ricchissimo.

In ogni caso, prima di presentare al pubblico Guerre Stellari (poi diventato Una nuova speranza) nel 1977, Lucas era da un bel po’ che ci pensava a quella storia ambientata nello spazio. Nel tempo aveva avuto la possibilità di limarla, di prendere tutto ciò che lo aveva colpito nel corso della sua vita e mescolarlo, dando vita ad una narrativa innovativa e classica allo stesso tempo. E in fondo, la forza di Star Wars sta proprio lì: nel far convivere elementi classici con spunti moderni, nell’attingere dalla fantascienza, dalla mitologia, dalle tragedie greche, dal cappa e spada.

Dopo esserci tuffati nell’entusiasmante viaggio dedicato alle colonne sonore dei film, così importanti per la riuscita finale, curiosiamo un po’ nelle ispirazioni dietro alla saga di Star Wars.

La fantascienza

Ma Star Wars è di fantascienza o fantasy?” L’annosa questione non è mai stata del tutto risolta (ci eravamo soffermati brevemente anche noi sulla domanda in uno dei nostri discutendo) ma resta innegabile che tra le fonti di ispirazione del giovane George Lucas la fantascienza classica ha un ruolo di primo piano.

Le astronavi, le battaglie spaziali, i droidi e i pianeti lontani venivano dall’infanzia del regista, di quando guardava Il pianeta proibito o Metropolis (se C3PO vi ha sempre ricordato Maria robot del film di Fritz Lang, non è certo un caso) e sognava di esplorare un giorno le galassie più recondite.
Ma la fonte di ispirazione primaria viene dalla space opera, in particolare da Flash Gordon: George Lucas ne era un accanito lettore, tanto che cercò in più di un’occasione di acquistare i diritti per trarne un film. Alla fine non ci riuscì (un film su Flash Gordon vedrà la luce solo nel 1980, diretto da Mike Hodges) ma questo fornì lo sprone necessario perché Lucas decidesse di dedicarsi a una sceneggiatura originale di ambientazione simile: era nato Star Wars.

Il Giappone

Tra le influenze più preponderanti e mai nascoste per l’immaginario di Star Wars c’è sicuramente il Giappone. A livello di cinematografia, senza dubbio, in particolare nella persona del regista Akira Kurosawa. Del cineasta giapponese Lucas apprezzava in particolare lo stile esotico e l’abitudine di iniziare i propri film con i protagonista già nel bel mezzo dell’azione; tratti, questi, che ha scelto di includere nel suo Guerre Stellari.
In particolare, I sette samurai e La fortezza nascosta sono i film che maggiormente hanno influenzato Star Wars, a livello di trama e anche a livello di suggestioni visive: non è difficile, infatti, cogliere scene che sembrano rievocare quelle dei due film di Kurosawa.

Non solo cinema, comunque, il Giappone feudale è stato una costante fonte di ispirazione per la figura di Darth Vader, la cui maschera ricorda da vicino gli elmi tipici dei Samurai. Ma anche l’utilizzo della spada (seppure laser) da parte di questi futuristici guerrieri e il loro abbigliamento si rifa ai Samurai, così come il termine Jedi deriva dai Jidai Geki, i drammi in costume ambientati durante l’epoca, appunto, dei Samurai.

L’epica classica

L’idea di dare vita a dei veri e propri cavalieri dello spazio, con tanto di spada e codice d’onore, deriva a Lucas sicuramente dai film che guardava da bambino: Scaramouche, Robin Hood e in generale tutti i classici di cappa e spada ricordano da vicino alcune sequenze di Guerre Stellari.

Ma le radici di Star Wars affondano ancora più indietro: a L’anello del Nibelungo di Richard Wagner, per esempio, ai poemi cavallereschi del ciclo arturiano e, ancora più indietro, alle tragedie greche e a Omero. E sono proprio queste origini a conferire a Star Wars il pathos che tanto viene apprezzato. La dimostrazione definitiva che, non importa quanto tempo passi, l’epica e il viaggio dell’eroe restano sempre temi amatissimi dal pubblico.

Il western

Chi sta guardando The Mandalorian non sarà particolarmente sorpreso da questa affermazione: tra le fonti di ispirazione per Star Wars il western riveste un ruolo di primo piano.
Abbiamo già detto quanto le suggestioni di un Lucas bambino abbiano saputo forgiare il suo immaginario di regista e tra le visioni infantili che hanno lasciato un segno indelebile c’è anche Sentieri Selvaggi.
Le ambientazioni sabbiose di Tatooine, i tramonti all’orizzonte, i Sabbipodi che, novelli indiani, assalgono la fattoria di Luke e ne trucidano gli zii, tutto grida western a pieni polmoni.

Il “futuro usato”

Quest’ultima, più che una vera e propria ispirazione, la potremmo definire un’intuizione destinata a cambiare per sempre il modo di rappresentare lo spazio al cinema.
Una delle critiche maggiori che venivano mosse alla fantascienza negli anni Settanta era che era asettica; superfici lucidissime e intonse, colori nettissimi: tutto, nei film di fantascienza, sembrava essere stato appena costruito e mai utilizzato da essere vivente.

Lucas rovesciò questa convinzione: d’altra parte, la sua storia era ambientata “tanto tempo fa in una galassia lontana lontana“…
Via, quindi, i metalli scintillanti tipici dei film ambientati nello spazio e largo a astronavi, robot e dispositivi che mostrassero i segni del tempo e dell’usura. George Lucas era infatti convinto che per rendere più verosimile possibile l’universo che stava creando si doveva dare visivamente allo spettatore l’impressione che quei luoghi fossero effettivamente abitati da qualcuno e quegli oggetti fossero davvero usati da qualcuno.
Aveva ragione, se consideriamo che da allora il “futuro usato” è diventato quasi un obbligo dei film di ambientazione fantascientifica ed è stato applicato anche al fantasy da Peter Jackson al momento di creare le location per il suo Il Signore degli Anelli.

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