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The Walking Dead #32 – Riposa in Pace: la fine di un mito

Riposa in Pace

Nel 2005, lavoravo in una fumetteria che adesso non c’è più. Il proprietario – nonché caro amico – conoscendo la mia passione per gli zombie, mi disse di guardare sugli scaffali The Walking Dead, una nuova serie a fumetti che trattava l’argomento dei non morti in maniera differente dal solito. Fu subito amore.

Volevo ringraziarti, Gù. Mi manchi.

Recensione

Il trentaduesimo numero di The Walking Dead, intitolato Riposa in Pace, conclude la fortunata e sontuosa saga creata da Robert Kirkman e illustrata in principio da Tony Moore e successivamente, dal secondo volume italiano, da Charlie Adlard.

È difficile scrivere di questo albo senza cadere in fastidiosi spoiler quindi, intanto, vi ricordo dove siamo arrivati.
Rick si è recato in Commonwealth ed è rimasto invischiato in una pessima situazione: un uomo è stato picchiato a morte dai soldati che proteggono sia il luogo che la governatrice Pamela Milton che non dimostra particolare empatia verso i propri sottoposti.
Sotto la patina di paese perfetto, si iniziano a intravedere le prime crepe e, anzi, Rick scopre che il popolo è pronto a ribellarsi e, a questo punto, dovrà decidere da che parte schierarsi e in che maniera agire, per evitare inutili spargimenti di sangue ma cercando di fare il meglio per la sua gente e per gli abitanti del Commonwealth.

Ho letto le 228 pagine del trentaduesimo volume di The Walking Dead con la consapevolezza che sarebbe stata l’ultima volta. Invidio i lettori statunitensi che, senza saperlo, si sono trovati davanti la parola FINE così netta, dura ma, se si tirano le somme, lieve.

Kirkman è riuscito a tenere forti le redini di una storia che, nel corso di questi anni, non ha subito cali e anche con Riposa in Pace non è caduto in discorsi retorici o pipponi filosofici, i personaggi sono rimasti coerenti fino alla fine e hanno continuato a lottare per ciò in cui credono, mettendo a nudo aspetti che non conoscevamo.

Il climax dell’opera arriva, perdonatemi l’ossimoro, in un inatteso previsto istante. Sono rimasto fermo sulla vignetta principale dell’evento, che prende l’intera pagina, per qualche minuto: una certezza è crollata improvvisamente, lasciandomi orfano dopo 15 lunghi anni. Ho chiuso gli occhi, pensando a quando ho iniziato a leggere The Walking Dead, ricordando lo sbalordimento provato con il primo numero e anche la spensieratezza di quegli anni e l’attesa per il numero successivo, e quello dopo, e così via, fino ad arrivare a questo istante in cui si è chiuso un ciclo.

I disegni di Charlie Adlard, che è tornato anche a inchiostrare l’ultimo numero, sono sontuosi: il suo tratto, ormai distinguibile marchio di fabbrica di The Walking Dead, è un valore aggiunto di questa lunga epopea e resta sui livelli di eccellenza a cui ci ha abituato, soprattutto nell’ultima pagina, con un ritratto che mi ha scaldato il cuore e che mi ha fatto comprendere che era finita lì.

Vi consiglio di prestare attenzione sia alla prefazione di Andrea G. Ciccarelli, che racconta la felice intuizione dell’editore SaldaPress, che alla lettera finale di Kirkman. Scoprire alcuni retroscena sulla realizzazione di questa saga mi ha sconvolto e mi ha permesso di capire appieno le intenzioni dell’autore.

Non posso che dire grazie a Kirkman, Adlard e Moore per le emozioni donatemi dal 2004 a oggi, giorno in cui chiudo questo capitolo della mia vita di lettore.

Il 5 dicembre fiondatevi ad acquistare Riposa in Pace, il volume 32 che mette la parola fine sull’universo narrativo di The Walking Dead.

Nerdando in breve

The Walking Dead ha sconvolto il nostro modo di vedere gli zombie e ridisegnato il modo di scrivere un’opera che tratta questo argomento. Il voto finale, che troverete qui, non riguarda solo quest’ultimo numero ma l’intera serie e ciò che ha rappresentato.

Nerdandometro: [usr 5.0]

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