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La Pancetta Dei Sith – Il bello e il brutto di Star Wars: Episodio III

Ciao, siamo LC e FrankieDedo forse vi ricorderete di noi per quei due articoli molesti su La Minaccia Fantasma e L’Attacco dei Cloni. Ecco, abbiamo fatto pure il terzo. E ci sta piacendo. A quanto pare ci è sembrata proprio un’ottima idea quella di discutere dei film della saga di Star Wars, in occasione dell’uscita dell’ultimo episodio della serie principale. Così potete pure farvi un bel recap senza dovervi rivedere necessariamente questi bellissimi (o bruttissimi?) film!

No, scherziamo, dovete anche rivederli.

Adesso però tocca a voi leggere quello che abbiamo scritto e insultarci, o complimentarvi con noi, per le sparate assolutamente parziali che abbiamo fatto!

Il bello

Episodio III – La Vendetta dei Sith è il secondo miglior film mai fatto di Star Wars ed uno dei miei film preferiti. Giusto per mettere in chiaro le cose.

Sì, ci sono alcuni dialoghi che lascerebbero imbarazzato un dodicenne che prova a scrivere il suo primo libro ed è una fonte infinita di meme, dall’high ground a “I am the Senate”. Ma proviamo, con uno sforzo sovrumano, ad andare oltre la visione da social network delle cose.

Se la trilogia originale di Star Wars era una fantastica riproduzione nello spazio dei poemi cavallereschi e degli altri miti medievali, Episodio III riprende invece a piene mani dalle tragedie classiche, da quelle greche a quelle shakespeariane.

 

La tragedia di Anakin Skywalker, il bambino sognante che avevamo conosciuto in Episodio I ed il ragazzo arrogante di Episodio II che infine sprofonda nelle tenebre divenendo lo spietato Cavaliere Nero della Trilogia Classica, è tinteggiata in maniera perfetta. In essa infatti abbiamo la discesa dell’eroe nelle tenebre, trascinato nel baratro dal più nobile dei sentimenti, il desiderio di salvare la persona amata, e dal più vile, la brama di potere e vendetta.

Possiamo vedere il tentativo di Anakin di rimanere sulla retta via, di essere ciò che gli altri vorrebbero che egli sia. I suoi commenti amareggiati alla richiesta di diventare una spia, piuttosto che confusi o adirati, così come le sue scuse preventive ad Obi-Wan ci mostrano però come sapesse che dentro di sé la corda stesse per spezzarsi e come poco a poco va a rassegnarsi all’idea che non potesse sconfiggere il lato oscuro, non della Forza, ma della sua personalità, lo stesso che gli aveva fatto sterminare i Sabbipodi o trovare accettabile l’idea di una dittatura in Episodio II.

Dal punto di vista della stessa recitazione, checché se ne dica, trovo che Hayden Christensen abbia fatto un lavoro egregio. La rappresentazione dello sconvolgimento interiore che lo travolge quando è costretto ad aspettare, rinchiuso nel Consiglio dei Jedi, quella stessa sala dove era stato vilipeso più volte, mentre quella che potrebbe essere l’unica speranza di salvare ciò che ha di più caro nella Galassia si sta per estinguere, è perfetta e tuttora una delle mie scene preferite di qualunque film.

Altrettanto eccellente è la reazione che ha quando si rende conto di ciò che ha fatto salvando Palpatine: cade senza forze, con la spada laser che gli scivola dalle mani, mentre si chiede cos’ha fatto. È allora che Anakin Skywalker esala il suo ultimo respiro, traumatizzato dall’orrore delle sue stesse azioni, lasciando il posto alla sua nuova personalità. Il fatto che si tratti di una tragedia nel senso più puro del termine spiega anche alcuni degli aspetti che da sempre vedo criticati, vedasi la morte “inspiegabile” di Padmé. Non c’è niente di sorprendente nelle tragedie classiche nel vedere personaggi che perdono la vita per patemi.

Episodio III è questo: emozioni pure, dramma, persino cinismo.

C’è infatti una vena ironica nel rovesciamento di tutto ciò che Anakin voleva: nel voler salvare Padmé finisce per causarne la morte, cerca un modo di sconfiggere la morte nel Lato Oscuro mentre nello stesso film ci viene mostrato come la Luce abbia quel potere, attraverso i fantasmi della Forza, ed infine, nel cercare di epurare il problema che i Jedi stavano diventando, finisce per dare il potere assoluto a qualcuno di ben più terribile.

Non mi esprimerò nemmeno su alcune delle critiche, come l’uso della CGI, che sono totalmente ridicole, o su quelle che sono perfettamente giustificate (i già citati dialoghi), ma che non sminuiscono più di tanto, a mio parere, il valore del film in sé.

Su regia, colonna sonora, coreografie, ritmo e fotografia c’è poco da dire: tiene fede agli standard piuttosto alti del resto della saga.

È sicuramente il film di Star Wars più lontano dall’atmosfera fiabesca-mitica, forse al pari del solo Rogue One. È un film tetro e senza lieto fine, una cosa decisamente inusuale nel mondo dei blockbuster. È anche un film che ci mostra apertamente il fallimento dei Jedi (un tema che sarà ripreso poi sia in Rebels che nei sequel) e getta persino ombre sull’operato dell’Ordine stesso e sulla Repubblica, due cardini del “bene” nella trilogia originale.

Per tutte queste ragioni e nonostante le evidenti mancanze, rimane a mio parere un capolavoro nel mostrare il potere di certe storie e tematiche, che sebbene vengano riprese periodicamente attraverso la Storia, rimangono sempre d’impatto, a prescindere da spettatori ed ambientazione.

LC

Il brutto

Se faccio finta di guardare Episodio III come se fosse l’ultima puntata di The Clone Wars, riesco pure a godermelo. Tolto ciò, superata la prima visione al cinema, non sono più riuscito a trovare particolari lati positivi, e ritengo che La Vendetta dei Sith possa tranquillamente battersi con Episodio II per il titolo di peggior film di Star Wars.

Ogni film e trilogia della saga rappresenta qualcosa, e uno dei simbolismi del terzo episodio (di entrambe le trilogie Lucassiane) è quello della fine del viaggio dell’eroe, dell’arrivo nell’età adulta dall’adolescenza conflittuale del secondo episodio. Se Luke si lega alla Luce, Anakin va nella direzione opposta, verso il Lato Oscuro.

Sì, ok, ma perché? Episodio II aveva almeno fatto capire che la perdita della madre lo aveva segnato, ma guardando i soli film, si evince che a far sbroccare Anakin sono un paio di sogni e l’essere escluso dal circolo dei bimbi grandi (il consiglio Jedi). Questo è il motivo principale per cui ritengo che il senso di Episodio III cambi pesantemente a seconda di ciò che abbiamo visto prima, se i film o la serie animata.

Quello che però non cambia e lo rende un film a mio parere inutile tanto quanto Rogue One, è il senso della storia.

La Vendetta dei Sith è un gigantesco spiegone di due ore, che ci mostra solo come cadono le tessere del domino piazzate nei due film precedenti. Certo, bellissima visione, ma dopo la prima volta sei a posto. Niente, di ciò che avviene in questo film, è davvero importante ai fini della nascita dell’Impero e della fine dei Jedi. Tutto era già stato fatto capire in Episodio I e motivato in Episodio II.

Anakin e la sua paura del distacco, Palpatine che cerca di sfruttare l’instabilità politica per salire al potere, i Jedi che sono ottusi ed eccessivamente convinti della loro bontà. Quello che resta è un’enorme quantità di fan-service che semplicemente tira le fila necessarie ad arrivare a Episodio IV. E quindi Luke e Leia nascono e vengono “battezzati” un po’ così, a caso. Anakin perde gli arti restanti in modo PERFETTO per poter giustificare la lentezza dei movimenti di Vader e il fatto che avesse entrambe le mani robotiche. Non sapendo come giustificare il repentino invecchiamento di Palpatine, Lucas pensa bene di giustificare il suo aspetto con una scena al limite del ridicolo, dove Mace Windu e tutti i personaggi aspettano che il copione faccia ciò che deve, senza compiere nessuna delle azioni più ovvie in un momento del genere.

La piaga dell’abuso di CGI, poi, qui si sente in modo addirittura più forte che in Episodio II, uscito tre anni prima. Incredibile ma vero.
E poi vogliamo parlare dei vari momenti da caduta delle braccia? Padmé che muore di tristezza.

Dai, per favore.

Yoda che così, di punto in bianco, prende le gambe e va in esilio, salutato da un assolutamente non necessario Chewbacca che era lì perché… boh. Probabilmente per fare i fan contenti con una comparsata.

E poi, il combattimento finale: Star Wars si ispira alle leggende e alla cultura antica del Giappone. Se il combattimento fra Obi-Wan Kenobi e Darth Vader di Una Nuova Speranza è fortemente influenzato dal kendo, quello di Episodio III, a quanto pare, è fortemente influenzato dal parkour. Una coreografia inutilmente barocca (come gran parte del film), con scene degne delle peggiori puntate di Dragonball, è quello che ci tocca subire. Un balletto silenzioso di capriole e piroette in mezzo alla lava virtuale che si conclude con un dialogo alquanto bizzarro. Anni luce dalla tensione e dalla tecnica del Duel of the Fates di Episodio I.

Magari le assurdità e l’inutile pesantezza di questo film possono essere dovute a particolari simbolismi, ma sinceramente credo che in questo caso il buon Giorgione poteva anche cercare di comunicare meglio l’importanza emotiva di alcuni momenti, che invece vengono sacrificati a favore quasi esclusivo delle immotivate turbolenze del giovane Skywalker.

FrankieDedo

Quindi, chi di noi ha ragione? Fatecelo sapere nei commenti, è importante. Abbiamo fatto una scommessa e c’è tanta birra, pardon, latte blu in palio!

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