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Non puoi non averlo visto: Bastardi senza gloria (2009)

Per questo giovedì ho scelto di recuperare Bastardi senza gloria, una pellicola abbastanza recente (2009) ma già entrata a piena regola nell’elenco dei film imperdibili. L’acclamato sesto film di Quentin Tarantino ha infatti guadagnato, oltre a numerosi premi, ben otto candidature agli Oscar e una statuetta a Christoph Waltz come miglior attore non protagonista.

Complici i miei coinquilini che più volte l’hanno elogiato, quando l’ho trovato fra i consigliati su Netflix l’aspettativa che avevo era abbastanza alta, e posso dirvi subito che è stata pienamente soddisfatta: Bastardi senza gloria mi è piaciuto tantissimo per una serie di motivi tutti diversi, che ora cercherò di spiegarvi brevemente.

Trama

Il film è ambientato durante il periodo in cui la Francia è sotto l’occupazione nazista (in particolare, gli anni dal 1941 al 1944) e racconta la storia di Shosanna Dreyfus, una giovane donna ebrea sopravvissuta al massacro della propria famiglia. Tre anni dopo la strage, la bella Shosanna si è rifatta una vita e con il nome di Emmanuelle Mimieux gestisce un cinema tutto suo a Parigi. Sfortunatamente per lei, però, un ufficiale nazista (tale Friedrich Zoller) se ne innamora perdutamente e architetta diversi escamotage per riuscire a conquistarla. Come se non bastasse, Friedrich è un eroe di guerra al quale hanno appena fatto interpretare se stesso in un film che ne racconti le gesta, esaltando l’aquila tedesca. Per una serie di coincidenze, presso il cinema parigino viene organizzata una serata nella quale proiettare “Orgoglio della Nazione”, ospitando tutti gli ospiti più illustri fra i quali, ovviamente, il Fuhrer. Così Emmanuelle, che brama vendetta da quando era Shosanna, decide di approfittarne e rendere agli oppressori pan per focaccia.

Contemporaneamente, il tenente Aldo Raine forma un gruppo di soldati americani ebrei (i “Bastardi“) che si paracaduta in Europa per seminare il panico fra i ranghi nazisti. Fra una serie di collaborazioni sotto copertura, piani studiati nel dettaglio, imprevisti e colpi di scena, indovinate chi prenderà parte alla serata celebrativa dell’orgoglio nazista?

Un film poliglotta

PREMESSA NECESSARIA E SUFFICIENTE: Per ogni appassionato di film in lingua originale, esiste almeno uno spettatore poco ferrato in idiomi stranieri che abbraccia la filosofia del “un film voglio guardarlo, non leggerlo”. Per quanto mi riguarda, finché deve essere puro intrattenimento, tutto è lecito: con o senza doppiaggio e sottotitoli, se vi piace, va bene.

Tuttavia, Bastardi senza gloria è un particolarissimo caso di film che doppiato viene stravolto parecchio. Molti degli sviluppi maggiori accadono infatti per motivi linguistici, i quali si rivelano parte integrante della trama e necessitano di essere accuratamente modificati per conservare un minimo di coerenza.

Prendete l’inizio: come vi ho detto, tutto nasce dallo sterminio della famiglia di Shosanna. Chi ha visto il film sa bene che tale massacro è avvenuto per mano del Colonnello Hans “Il cacciatore di ebrei” Landa (Christoph Waltz), l’ufficiale nazista che riesce a immedesimarsi nella preda per riuscire a stanarla. Lo stratagemma che utilizza è tanto ingegnoso quanto agghiacciante: ben consapevole del fatto che i Dreyfus siano rifugiati presso una famiglia amica, Landa, fingendo una visita di routine, prende posto in casa di Monsieur LaPadite e comincia a chiacchierarci in francese. Con naturalezza chiede il permesso al padrone di casa di cambiare lingua, iniziando a parlare in inglese (a lui ben più noto). Di fatto il colonnello sa benissimo che i Dreyfus non sono poliglotti, pertanto, conservando la lingua di sua maestà, si fa indicare il luogo esatto in cui sono rintanati e con tutta la pacatezza del mondo, ordina ai suoi uomini di aprire il fuoco, cogliendoli di sorpresa.

Il primo snodo narrativo accade quindi per motivi di incomprensione: se Shosanna e la sua famiglia avessero avuto modo di capire quanto i due si stavano dicendo, avrebbero sicuramente iniziato a scappare prima che il cacciatore potesse portare a termine la sua missione, (o, comunque, ci avrebbero almeno potuto provare).

E così come comincia, il film prosegue e si conclude: verso metà della pellicola un soldato infiltrato fra i ranghi nazisti fa saltare la propria copertura ordinando 3 bicchieri di whisky in un modo troppo atipico per essere un tedesco. Quando indica al barman i tre bicchieri, fa il segno “3” usando indice, medio e anulare, mentre un vero tedesco avrebbe usato pollice, indice e medio. Un dettaglio trascurabile, probabilmente, ma a quanto pare non in tempo di guerra (o in un film di Tarantino).

La famosa scenetta degli italiani stereotipati

Oltre ai due citati sopra, vi è un terzo momento in cui vediamo quanto ogni dettaglio che inneschi un’evoluzione di trama abbia inizio proprio per le diverse nazionalità dei personaggi. Mi riferisco alla famosissima scena in cui Aldo e due dei suoi Bastardi si fingono stranieri ospitati dalla bella Bridget Von Hammersmark, per riuscire ad infiltrarsi nel cinema di Shosanna così da celebrare, a modo loro, l’Orgoglio della Nazione.

Quest’ultima sequenza (da 01:51:06 a 01:55:19 circa) è forse quella che ha subito le modifiche maggiori a causa del doppiaggio. Nella versione originale Aldo e i suoi si fingono italiani, sperando così che nessuno dei presenti li possa capire ed eviti quindi di parlare con loro. Tuttavia, il nostro spietato colonnello parla ben quattro lingue: tedesco (lingua madre), francese, inglese e, guarda caso, italiano, motivo per cui in men che non si dica li riesce a smascherare. La scena che abbiamo davanti ci mostra quindi l’austriaco Christoph Waltz che inizia un discorso in italiano (con un’interpretazione magistrale, tra l’altro) lasciando a bocca aperta l’americano Brad Pitt che gesticola e sbiascica come la più stereotipata delle caricature.

In quella doppiata però non avrebbero potuto rendere il gioco linguistico, di conseguenza l’intero dialogo viene stravolto e i tre Bastardi interpretano la parte degli attori siciliani. Landa intuisce la menzogna e li smaschera facendoli parlare della loro terra, che però, ovviamente, non conoscono. (Per amore di cronaca mi sono guardata la scenetta in entrambe le versioni, ma sono talmente diverse e belle a modo loro che posso solo consigliarvi di fare altrettanto.)

Curiosità

Il mondo dell’Internet è pieno di YouTube poop, video rimaneggiati e remix improbabili, e uno dei più famosi è forse quello di Hitler che dice “Nein nein nein” in loop per almeno un quarto d’ora. Ora che ho visto Bastardi senza gloria, so da che film è tratta la scenetta.

Una curiosità interessante che ho scovato per la rete è poi che, in un modo un po’ diverso da come ci racconta Tarantino, i Bastardi senza gloria sono vissuti veramente. Il loro nome era X-Troop, un gruppo di soldati inglesi costituito per la maggior parte da ebrei scappati dalla Germania e dall’est Europa, assoldati da Winston Churchill. Il loro obiettivo non era, ovviamente, quello di collezionare “almeno cento scalpi di nazisti”, ma quello di raccogliere informazioni sui nemici, potendo vendicare i torti subiti.

I membri dell’X-Troop dovevano mostrarsi parecchio intelligenti e riuscire a superare un duro allenamento, il quale includeva ovviamente una sezione mirata all’autodifesa e all’attacco. Inoltre, a ciascun soldato veniva assegnato un soprannome (così come nel film accade per Aldo l’Apache e per il Sergente Donnie Donowitz, detto l’Orso Ebreo) e una storia personale che motivasse l’insolito accento. Praticamente un numeroso party di D&D (composto da almeno 88 giocatori), in cui ogni pg ha: classe guerriero, razza umana, lingua comune (oltre alla propria) e un background tutto suo. Peccato non fosse una sessione come le altre, ma la seconda guerra mondiale.

Comunque, per ulteriori informazioni a riguardo vi rimando all’articolo su Uproxx.

Conclusione

Con la dovuta calma, Bastardi senza gloria mi è proprio piaciuto tanto. Il fattore linguistico è stato determinante, lo ammetto, per farmelo apparire come un film “fuori dal comune” e pertanto degno di nota. In più ha una struttura a capitoli che lo rende godibilissimo anche se visto in modo non continuativo (ammetto di averlo spalmato su più giorni).

Poi vabbeh, è Tarantino, ci ha vinto un Oscar e un sacco di altri premi e candidature, non serve certo che sia io a consigliarvelo: se vi piacciono i film d’azione e di spionaggio con una ambientazione storica verosimile, guardatelo, non ve ne pentirete.

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