Film & Serie TV

Men in Black: International – Gli occhiali neri non bastano

Men in Black: International

Recensione

Bastano un paio di occhiali scuri, l’abito nero e la cravatta in tinta a fare un film MiB? Ovviamente sì.
Bastano un pugno di ottimi attori, centinaia di razze aliene pittoresche, armi cromate e auto spaziali per rendere omaggio ai Men in Black? Certo.
Ma basta tutto ciò per fare un buon film? Ahimè no. Men in Black: International è una brutta copia di quello che furono i primi due capitoli, e anche se gli ingredienti per la zuppa ci sono tutti, invece che venire fuori la vellutata dello chef è uscito il minestrone della strega.

Trama

Ma partiamo con ordine e vediamo che succede in questo spin-off che avrebbe dovuto, a sette anni dal pessimo terzo capitolo, risollevare le sorti del franchise.
Molly è una bambina che incappa in un alieno e per caso non viene sparafleshata. Investe quindi tutta la vita per dare la caccia ai MiB e quando finalmente ci riesce, per qualche strano motivo invece che essere neuralizzata viene arruolata e spedita nella sua prima missione a Londra, dove si interfaccerà con la divisione europea.

Qui, come agente in prova con la sigla M (ma io non dimentico che quella lettera avrebbe dovuto andare a Michael Jackson), affiancherà il veterano H, il MiB più cazzuto d’Europa, che si rivelerà essere invece poco più di un cialtrone. Insieme, tra varie peripezie, metteranno alla luce una diabolica congiura in un crescendo di colpi di scena fino ad una coppia di plot twist finali talmente telefonati che la voce arrivava dai titoli di testa.

Cosa funziona

Intendiamoci: visivamente è un bel film, gli alieni sono ben realizzati, gli effetti speciali di prim’ordine e la colonna sonora azzeccata. Le due ore scorrono via abbastanza veloci, e per essere un action movie, non c’è eccessiva fracassoneria.
Gli attori (con esclusione di Chris Hemsworth) si difendono tutti bene. Emma Thompson è splendida come sempre e più in forma che mai nel ruolo di O già coperto nel precedente capitolo; Liam Neeson, nella centordicesima parte di se stesso, fa a sua volta il dover suo appendendo al chiodo l’ennesima semi-comparsata da divo sfiorito.
Tessa Thompson, più valchiria che mai, tira fuori il massimo da un ruolo decisamente poco ispirato, mentre Thor, purtroppo, si conferma essere dotato delle solite due espressioni: con e senza maglietta.

Cosa non funziona

Tutto il resto. A partire da un’inezia: la sceneggiatura.
Come avrete intuito dall’incipit, non basta prendere gli elementi iconici di Men in Black e rimescolarli per tirar fuori un buon film. Certo ci sono gli alieni, le armi argentate e la macchina “ficata fiammante”; certo c’è Frank (che compare per un minuto) e gli allegri vermoni (meno di un minuto); ma tutto questo non basta.

Le battute che dovrebbero suscitare ilarità, semplicemente, non fanno ridere.
Sullo schermo accadono cose apparentemente senza senso e il disperato bisogno di ricevere una spiegazione geniale a fine pellicola, resta appunto una vana speranza.
La ragazzina genio informatico che scopre tutto di alieni e dei MiB hackerando mezzo mondo digitale. Gente sparafleshata a caso, gente NON sparafleshata pur avendo assistito a disastri alieni su vasta scala. Ma le insensatezze non finiscono qui.

L’agente M dimostra una competenza illimitata e ultra tecnologica su cose, razze ed armi che non ha mai visto, né mai conosciuto; mentre l’agente H, che dovrebbe prendere il ruolo di mentore che fu di K, fa di continuo la figura dell’idiota, avvicinandosi terribilmente molto più al ruolo di Kevin (il segretario cerebrominorato di Ghostbusters) che non a quello del Dio del Tuono. Se l’intento era quello di far ridere mettendo in scena un guascone alla J, il risultato è drammatico, e sinceramente ne abbiamo le tasche piene di vedere quanto sia figo senza maglietta e di come ogni creatura femminile (terreste o aliena) gli muoia dietro (anche perché se ne avete sentito la voce originale, converrete con me che sia inascoltabile).

La coppia protagonista, già al centro dell’ottimo Thor: Ragnarok, gira abbastanza bene e risulta ben oliata; ma questo non è sufficiente a far stare in piedi dei dialoghi che sembrano scritti dai tre sceneggiatori di Boris. Ci sono momenti in cui si prega che la gente ricominci a sparare a vanvera pur di sottrarsi ai siparietti del minion di turno.
Per non parlare del momento citazionistico in cui H prende e lancia un martello… ecco, quello potevano e dovevano risparmiarcelo.

Niente di buono neanche dai ruoli di contorno, macchiettistici che fanno man bassa di archetipi già vecchi ai tempi di Chaplin. Ricordate le battute sagaci tra J e Frank? La comicità innata di K quando non reagisce alle castronerie di J? O, una per tutte, la fantastica resa dell’Edgard-abito di un magnifico Vincent D’Onofrio?
Ecco, scordatevi tutto questo. Scrivere personaggi e dialoghi che restano scolpiti nella memoria è un’arte. In Men in Black: International vi sarete dimenticati di qualsiasi battuta appena usciti dalla sala.

Onestamente viene da sorridere solo ripensando al claim: “I Men in Black hanno sempre protetto la terra dalle insidie dell’universo”; e se i protettori sono questi, forse è meglio lasciarsi invadere dagli alieni.

Men in Black: International

Conclusioni

Insomma: avevo grandi attese per questo che era uno dei miei franchise preferiti e già avevo dovuto sopravvivere al brutto colpo di MiB III. Purtroppo siamo davanti ad una pellicola di una pochezza imbarazzante, un filmetto come tanti che ammicca all’amore per il Vecchio Continente, che ultimamente sembra molto di moda ad Hollywood (ogni riferimento a Spiderman è voluto) e non disdegna di buttare sul piatto una bottarella di superfluo femminismo con le battute sui Men/Women in Black. Se l’intento era quello di fare della lotta sociale, siamo lontani anni luce da Captain Marvel; se invece l’intento era di far sorridere, siamo direttamente in un’altra galassia.

Nerdando in breve

Men in Black: International è lo spin-off dei celebri uomini in nero che fallisce nel tentativo di rilanciare il franchise.

Nerdandometro: [usr 2.5]

Trailer

Contenuti

To Top