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La Casa di Carta 3 – La parola al cast

Dal 19 luglio su Netlix torna La Casa di Carta, la celebre serie spagnola nella quale un gruppo di malfattori prende d’assalto la zecca di stato. A un paio di giorni dal lancio, abbiamo avuto la grande occasione di vedere in anteprima i due episodi iniziali della terza stagione, seguiti da un’interessante conferenza stampa, alla quale hanno preso parte Ursula Corbero (Tokyo), Miguel Herran (Rio), Jaime Lorente (Denver), Esther Acebo (Monica-Stoccolma) e Luka Peros (Marsiglia). Ovviamente di seguito non troverete spoiler, ma per sicurezza facciamo che vi racconto solo quello che ci hanno detto gli attori.

Per quanto riguarda i primi due episodi, sappiate che promettono benissimo. La terza stagione e i suoi otto episodi sapranno sicuramente conquistarci e travolgerci, con un probabile crescendo (visto quanto, già solo il secondo episodio, sia molto più coinvolgente ed emozionante del primo).

Bando alle ciance, ecco cosa ci hanno detto!

La Conferenza

Benvenuti a tutti! Ebbene, Ursula, raccontaci un po’: ti ritieni responsabile per quanto accade durante la terza stagione?

Ursula: Solo al professore poteva venire in mente di abbandonarci per due anni su un’isola, quindi la colpa è più sua che mia. Nella terza stagione vedremo una Tokyo un po’ meno bambina; sempre la stessa indole, ma molto più matura e razionale. Tranne quando si arrabbia, ecco, lì diventa un problema.

Miguel, anche durante la terza stagione Rio agirà per amore?

Miguel: Rio per amore fa tutto: è maturato, ha stravolto la sua vita e ha commesso errori piuttosto gravi. Avrebbe potuto spegnere il telefono dopo 5 minuti ed evitare di essere tracciato, schivandosi quindi tutti gli imprevisti che innescano gli accadimenti della terza stagione ma ehi, aspettava una risposta dalla sua Tokyo.

Ti andrebbe, Jaime, di raccontarci qualcosa sul nuovo Denver?

Jaime: Denver evolve: da figlio a padre all’improvviso, non è in grado di gestire la situazione. Deve cambiare ma non riesce ad accettare subito lo scambio di ruoli, quindi inizialmente crea una serie di problemi, con i quali dovrà interagire nel corso delle puntate.

Una domanda per Esther: com’è stato il passaggio da Monica a Stoccolma?

Esther: Monica non esiste più, ora c’è solo Stoccolma ma hanno ancora aspetti comuni. La tematica femminista è infatti importane per entrambe. Madre, moglie ma soprattutto donna. Avere un  figlio può rivelarsi una problematica, ma non per questo un limite. Lei vuole avere parte nel golpe e non sarà certo un figlio a tenerla fuori dalla banca.

Quindi La Casa di Carta è una serie femminista?

Tokyo: Il matriarcato della seconda parte dura poco, questa non è una serie femminista. Però ci sono personaggi femminili forti, questo sì: le donne della serie sono donne a 360 gradi, con una loro vita e un loro potere, senza che si debbano accompagnare a qualcuno. Di fatto, sono così anche nella vita reale.

Luka, parlaci del tuo personaggio.

Luka: Marsiglia è un personaggio nuovo così come lo sarà Palermo. Mistero e azione sono certamente i due termini migliori per descriverlo, ma non vi dico nulla di più per evitare spoiler.

Vi aspettavate un successo simile? 

Miguel: Arturito era l’unico che dall’inizio ha creduto nella serie. Da subito sapeva che sarebbe stato un successo: noi volavamo basso, anche per non guastare l’aspettativa del pubblico. “Se la Spagna non è preparata, sicuramente il mondo lo è” ci diceva lui, e invece poi è andata benissimo. Anche in Spagna è piaciuta molto.

Vi aspettavate che la maschera di Dalì sarebbe diventata un simbolo vero e proprio, usato nelle vere manifestazioni di piazza?

Luka: No, ovviamente: è andato tutto un po’ di pari passo, graduale e naturale. La maschera è diventata un simbolo di rivoluzione ma non subito. ora lo è, e sarebbe strano il contrario.

Ursula: Per noi non era affatto chiaro del ruolo che avrebbe avuto la maschera, ma quando la vedo capisco. Ormai sono quattro anni che ci sono affezionata e quando mi ci imbatto casualmente, provo le stesse sensazioni che avrei di fronte a un quadro di casa: la riconosco e mi ci sento vicina. Un po’ come se fossi anch’io al mio posto.

Esther: Quando eravamo in fase di make up, mentre provavamo le maschere e le tute rosse, anche solo l’idea che i personaggi avrebbero avuto nomi di città non ci era chiarissimo. Non avevamo ancora tutte le informazioni, ma sicuramente non avremmo immaginato che ci saremmo ritrovati a fare presentazioni in giro per il mondo o, addirittura, a presentare una terza stagione.

Rubare è sbagliato. Tutti d’accordo?

Ursula: Dipende a chi si ruba.

Okay, facciamo finta di no. non è la prima volta che nel cinema ci capita di parteggiare per “i cattivi”. Da Ocean’s 11 e molti altri titoli, secondo voi, perché in questi casi si fa il tifo per i personaggi llegali?

Esther: Ora faccio parte della banda quindi sì: ci si può innamorare dei ladri. lo ro sono comunque esseri umani, con un’anima e un cuore con cui entriamo in empatia. Proprio attorno a tutto questo ruota la serie e il parteggiare per loro, ed è anche da lì che nasce l’utilizzo della maschera di Dalì nelle manifestazioni di piazza.

Cosa ne pensate dell’introduzione di “Bella ciao” nella serie?

Luka: Bella ciao ha origini antifasciste, quindi ha ragione di esserci qui, in America Latina e nel mondo. Poi ha ritmo e anima: non è una presa di posizione politica, ma le persone che vogliono vedere l’oppressore sconfitto. In pochissimi hanno la ricchezza del mondo, tutti gli altri soffrono la povertà. Per questo è normale che il popolo voglia vedere i cattivi-legali attaccati e sconfitti, e perciò parteggia per i Robin Hood.

Come vedete la terza stagione rispetto alle precedenti?

Miguel: Senza fare spoiler, credo che la terza stagione abbia acquisito, accentuato e ingigantito tutto ciò che troviamo nelle prime due stagioni. Anche perché adesso c’è Netflix a finanziare, quindi possiamo permettercelo.

Ursula: Nelle prime stagioni la banda si riunisce per sopravvivere. Ora è una causa emotiva, una ragione più profonda e importante per la quale ha senso affrontare tutto nuovamente. Infatti spenderanno molto di più, ma è un investimento necessario.

Miguel: all’inizio della terza stagione sei in un Paradiso terrestre. Cos’è per te il Paradiso e cosa faresti se ti arricchissi come nella serie?

Miguel: Per me il Paradiso è più uno stato emotivo, anche se i soldi mi piacciono tanto, questo sì. Se mi arricchissi tanto manderei tutti a quel paese, acquisterei un teatro e ci farei spettacoli con i miei amici.

C’è sempre stata l’idea di una terza stagione?

Miguel: No, la serie aveva un inizio e una fine, doveva concludersi così. Tuttavia, il pubblico ha chiesto di sapere cosa accadesse ai nostri ladri, perciò eccovi la terza stagione.

Possiamo aspettarci una quarta?

Luka: Tre settimane fa abbiamo detto che sì, ci sarà una quarta serie, ma su questa non diremo assolutamente niente.

La crisi economica è stato un volano per il successo di questa serie?

Luka: Le persone cercano dei Robin Hood perché sono stufe delle promesse non mantenute dai politici. Stanno fondamentalmente cercando degli eroi, quindi va bene anche se non rispettano la legge civile. In La casa di carta, i buoni sono cattivi e i cattivi sono buoni. Proprio questa è la parte che piace.

Da cosa dipende il successo della serie?

Ursula: Quando le persone vedono la serie si entusiasmano perché, vedendo quello che fanno i protagonisti, ci si identificano e capiscono che anche loro possono unirsi. L’unione fa la forza, non siamo i primi a mostrarlo ma è questo ciò che piace. Noi siamo un gruppo che compie una missione, così come dovrebbe essere sempre.

Ma la magnifica risata di Denver è proprio tua o te l’hanno consigliata per la serie? Serie che, per altro, sarebbe illegale da guardare doppiata. Qual è l’indice di ascolti doppiati?

Netflix: Le prime due parti sono le due serie maggiormente viste in lingua inglese.

Jaime: Io rido in modo diverso da Denver. Ne ho provati tipi diversi, poi ho scelto quella che ho preferito. Quando rido così mi prendo un po’ in giro, perché non è il mio solito modo, ma va bene così.

Vi siete rincontrati dopo due anni: come avete vissuto il cambiamento?

Ursula: Noi siamo una famiglia, quindi la fase di rodaggio è rimasta la stessa. Il vero cambiamento è all’esterno, dal budget alle location. Stiamo girando in Thailandia quindi più di così non si poteva immaginare. Tuttavia, a livello sentimentale è esattamente come prima: siamo una famiglia e, personalmente, mi sento profondamente legata a ciascuno di loro.

Esther: E’ come se ci avessero dato nuovi giocattoli con cui andare sempre più in alto, ma la sostanza è rimasta la stessa. Il lavoro è intenso, dobbiamo essere uniti proprio come la piccola vera grande famiglia che siamo. Il mio personaggio ora è all’interno della banda, quindi è tutto diverso, ma dal punto di vista lavorativo, nulla è cambiato.

Arturo è vivo. Come verrà gestita la paternità biologica e affidataria?

Esther: Denver è il vero padre: c’era durante il parto, c’è sempre stato. Imparo passo passo, soprattutto dopo la decisione di essere una criminale. Arturo ricomparirà, ma di più non posso dire.

Conclusione

Dunque, dopo aver visto in anteprima i due episodi e dopo aver fatto quattro chiacchiere con il cast, non ci resta che attendere il 19 luglio per gustarci tutti insieme una nuova, avventurosissima stagione de La casa di carta. Buon Netflix and chills a tutti!

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