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X-Men: Dark Phoenix – I pareri della redazione

dark phoenix

Recensione

Ormai lontana dall’hype che circonda i cinecomics del Marvel Cinematic Universe come il recentissimo Avengers: Endgame, la saga cinematografica degli X-Men è proseguita durante questi anni in modo indipendente e conservando una certa genuinità scevra dai dettami stilistici operati dalla Disney nella sua maxi-opera che ha sconvolto, nel giro di dieci anni, il concetto di supereroe, perlomeno sul grande schermo.

Non bisogna dimenticare, però, che tutto cominciò proprio dagli Uomini-X, che quasi 20 anni fa irruppero nelle sale cinematografiche, sconvolgendo il mondo dei film d’azione e portando una ventata di assoluta novità: per la prima volta i supereroi arrivavano al cinema con una produzione grossa, pensata e costruita con tutti i crismi; fu un grande successo e le tute di pelle nera finirono, di riflesso, anche sulle pagine del fumetto.

Diciannove anni dopo siamo arrivati al capolinea di una lunga storia, un’epopea che ha visto tanti meravigliosi personaggi dell’universo mutante avvicendarsi nei cinema, raccontando su celluloide le saghe più belle dei ragazzi di Xavier e Magneto.

Siamo arrivati, in modo molto meno romantico e più gretto, al termine della gestione dei diritti degli X-Men da parte della 20th Century Fox: i mutanti stanno tornando in casa Marvel. Ciononostante questa lunghissima saga, che si è snocciolata tra più di dieci film, con strafalcioni di continuità ed alti e bassi, meritava una chiusura.

È questo il ruolo che tocca a X-Men: Dark Phoenix, pellicola di Simon Kinberg che chiude appunto la storia dei mutanti sul grande schermo, perlomeno per come li abbiamo conosciuti in questi lunghi anni.

Dark Phoenix porta un nome ingombrante, quello di una delle saghe a fumetti più belle e più amate non solo dai fan dei mutanti, ma dei supereroi in generale: Claremont e Byrne crearono, all’inizio degli anni ’80, una serie di storie indimenticabili che tutti noi Marvel zombies spereremmo di veder trattate il più possibile con i guanti e trasposte fedelmente sul grande schermo: cosa, ovviamente, impossibile, data la differenza di mezzo.

La lavorazione di Dark Phoenix è stata travagliata e il fatto di dover essere il capitolo finale e di non aver ricevuto la cura cui siamo ormai abituati per gli altri supereroi lo hanno penalizzato già in partenza, perché viviamo in un mondo in cui i nerd, a volte, sono i primi ad avere pregiudizi ed esser prevenuti semplicemente a partire da trailer o rumors di corridoio.

Noi il film lo siamo andati a vedere gasati, e vi raccontiamo, in breve, il nostro parere!

jedi.lord

Per me i film degli X-Men rappresentano qualcosa cui sono veramente molto affezionato.

Con gli X-Men ho imparato ad amare il mondo Marvel, all’interno del quale sono stati il mio primo, vero amore tanto che, in passato, mi misi a recuperare quanto più possibile tra storie classiche e saghe imperdibili. Non devo nemmeno specificare che la Saga della Fenice Nera e tutto quel ciclo ad opera di Claremont & Byrne sia tra le mie storie preferite e ne conservo il volume con la cura che è dovuta ai classici preziosi.

Sono tra quelli, stranamente, e data tale devozione, cui Conflitto Finale, il terzo, vituperato capitolo della Trilogia iniziale, è piaciuto. Mi è piaciuto anche Apocalypse, anch’esso poco gradito: insomma, avete capito che i miei gusti, quando si tratta degli X-Men non siano poi troppo difficili.

Mi sono approcciato a Dark Phoenix in modo molto semplice: non sapendone nulla prima (soprattutto non sapevo delle travagliate vicende di lavorazione), non aspettandomi una pedissequa e fedele trasposizione della mia amata saga, ma volendo semplicemente guardare, ancora una volta, le avventure dei mutanti su grande schermo.

Ho letto peste e corna su questo film, distrutto dalla critica e meritevole di pentimento persino dello stesso regista/sceneggiatore: ma a me, come sempre, di tutta questa caciara non importa affatto.

Me lo sono goduto, a partire dalla scena iniziale con il lancio dello Space Shuttle in IMAX e con l’audio mostruoso (sono un feticista di astronautica e veicoli spaziali, sappiatelo), pur trovando evidenti difetti in un film che sa già di essere un finale obbligato: alcune battute banalotte, poca grandiosità rispetto alla saga originale, qualche incoerenza nella cronologia (ma a quelle, ormai ci abbiamo fatto l’abitudine) e il doppiaggio di Tempesta che mi sembrava scollegato dall’audio del film.

Eppure la magia dei mutanti io l’ho sentita ancora, in quel dramma galattico che si è fatto dramma familiare, nella tematica dell’affrontare il trauma e del non saper gestire il proprio potenziale.

La Fenice, i personaggi amati per una vita, le citazioni e il cerchio che si chiude, per ora.

Non il miglior film di supereroi, ma un bel film di supereroi, superiore anche a tante delle pellicole che abbiamo visto in questi 20 anni, che hanno ricevuto molta più attenzione e pubblicità. Un film che mi ha fatto tornare la voglia di rivedere i precedenti, per cogliere citazioni e stare un altro po’ di tempo con i miei cari studenti della Scuola Xavier.

Grazie, miei cari mutanti, e a presto.

Morgana

Dark Phoenix non è il film che vi aspettate. Dimenticate ciò che avete visto in X-Men: Conflitto finale, e dimenticate anche il fumetto. Dark Phoenix non parla di una potentissima energia aliena che distrugge pianeti e città: Dark Phoenix parla di famiglia, di relazioni, di traumi.

È un film intimo, che racconta la storia di una famiglia allargata, gli X-Men, che deve affrontare un momento particolarmente difficile. Niente ponti smantellati e città in fiamme, ma drammi privati, relazioni complicate, conflitti interiori. Si percepisce chiaramente il senso di chiusura di una saga che arriva al termine dopo quasi 20 anni, e va bene così.

La Fenice Nera è sempre stata la mia X-Men preferita, e sono stata molto felice del finale di X-Men: Apocalypse.

Mi aspettavo qui più distruzione e epicità? Sì, ma non per questo sono rimasta delusa, e alla fine devo ammettere che mi è piaciuto.

Penny

Delusione profondissima.

Dialoghi prevedibili (nel senso che li anticipavo davvero), pathos pari a quello di un narcisista che dissimula umiltà, scelte altamente discutibili se non del tutto illogiche intraprese da diversi personaggi e i fulmini di Tempesta peggiori di quelli di Stormy nelle Winx.

Nel cast se ne salvano davvero pochi, ma la colpa non è tanto delle capacità attoriali quanto più di un copione terribile e di una sceneggiatura debole che rendono impossibile qualunque parvenza di un buon risultato.

Magari il grosso della responsabilità va attribuita a traduzione e doppiaggio, anche se dubito fortemente si possa discolpare completamente lo scritto originale.

Esiste di peggio? Sicuramente sì, visto che qualche elemento si può salvare. Jean bambina, per esempio, che trasmette l’ansia del “non capisco cosa mi stia succedendo” meglio della sua versione cresciuta, o Quicksilver, contro il quale non ho nulla da dire.

Oltre all’insoddisfazione, la pellicola mi ha lasciata con il forte desiderio di vedere un intero film in cui Millie Bobby Brown, Kristen Stewart e Sophie Turner siano le sole attrici protagoniste, in un’intensa gara a chi riesca a utilizzare maggiormente la stessa espressione facciale per esprimere emozioni diametralmente opposte.

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