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Capitan Venezia – Il Buio Dentro

Recensione

Dalla mente creativa di Fabrizio Capigatti, prende vita una nuova collana pubblicata da VeneziaComicx Editore: Capitani Italiani – Balck & White, che vuole celebrare e preservare la tradizione italiana del fumetto in bianco e nero. Il primo supereroe tricolore a prendere parte alla raccolta è Capitan Venezia, il leone antropomorfo che abbiamo conosciuto nella miniserie a lui dedicata. In Capitan Venezia – Il buio dentro scopriamo alcuni retroscena del protagonista, in un racconto autoconclusivo dai toni dark, che può essere apprezzato anche da chi non abbia letto le avventure precedenti.

Trama

Dopo aver subito gravi perdite negli scontri precedenti, Marco, alias Capitan Venezia, si è ritirato. Da qui ha inizio Capitan Venezia – Il buio dentro, avventura nella quale una nuova e pericolosissima nemica minaccia la tranquillità della laguna e dell’intera città. Si tratta di un’anima intrappolata nel limbo, che durante il Dìa de los muertos arriva sulla Terra cercando disperatamente di placare la sua sete di vendetta per poter essere ammessa nel Paradiso del Sole. Mentre la donna infernale cerca di placare la sua bramosia, Marco deve fare i conti con sé stesso, cercando di capire per quali ragioni e per quali persone valga ancora la pena di reagire e di trovare la forza di continuare a lottare. Riuscirà il Leone Alato a impedire che la Fenice arda nuovamente?

Stile

Lo stile di Capitan Venezia – Il buio dentro è completamente diverso da quello al quale ci hanno abituati i Capitani Italiani. La mancanza del colore si fa sentire e non sempre la china e l’inchiostro riescono a rendere quanto potrebbero, anche se comunque nel complesso il prodotto risulta gradevole. Personalmente ho preferito i disegni di Ludovica Ceregatti a quelli di Helena Masellis, le quattro mani dietro le tavole del racconto, perché risultano più definiti e meno sgranati, ma questa è ovviamente questione di gusti personali.

Inizialmente siamo nella testa del Leone Alato, che meditabondo riflette  sull’incapacità di superare la morte dell’amico, in un soliloquio nel quale talvolta si appella disperato alla defunta madre. Lì il nero opprimente che ammorba il protagonista non è solo un colore di sfondo, ma un elemento significativo alla narrazione, che permette di percepire quanto sia opprimente il fardello che porta.

In altre scene invece, è il bianco secco che racconta, in un corridoio di ospedale con pochi dettagli e senza ombra alcuna che mostra l’altro lato dell’anima di Marco. Se Capitan Venezia è tormentato per la morte di Capitan Padova, Marco teme per le sorti di Gustavo e Giorgio, due riferimenti importanti entrambi impegnati a combattere la propria malattia.

Sul finale, una buona crasi di bianco e nero per rimarcare la rivincita di Marco su sé stesso che riesce finalmente a trovare la forza di reagire. “Sono qui, ferito ma pronto a lavarmi di dosso questa poltiglia nera.“, dice, e man mano la luce prende il posto del buio che l’avvolgeva all’inizio del volume permettendogli di chiudere degnamente il soliloquio con la madre.

Tematiche

La tematica principale è ovviamente l’elaborazione del lutto. Per l’intera vicenda siamo di fronte a personaggi sconfitti che devono riuscire a superare la grande perdita. Capire che “andare oltre” non consiste nel tappare il buco lasciato dalla morte di una persona importante, ma riuscire a vivere nonostante quel buco, è esattamente ciò con cui hanno a che fare i personaggi della vicenda.

Marco, che vorrebbe aver preso il posto dell’amico ed essere lui quello deceduto, si rifiuta di riprendere la vita di tutti i giorni. Come dargli torto? Sopravvivere a un grande lutto è cosa ben più ardua di un unico punto fermo affacciato sull’ignoto. Così sparisce, cambia compagnia, stacca il telefono e si nasconde da tutto ciò che possa ricordargli la realtà e le sue implicazioni. Tuttavia, anche la bella nuova vita che sta miseramente tentando di costruire non manca di prenderlo a schiaffi. Il nuovo datore di lavoro? Un infarto. Il padre dell’amica con cui si rifiuta di parlare? Ricoverato in oncologia. Non c’è modo di scappare dalla morte, la quale, manco a farlo apposta, compare vendicativa da un altro mondo e minaccia di dare alle fiamme la città che cresce sull’acqua.

Poi però, una speranza remota incombe e non tutto è perduto. Il leone torna a ruggire potente, spalanca le ali angeliche e da pavido ragazzo solo e sconfitto diventa un ruggente condottiero pronto a sconfiggere la morte e a salvare, una volta per tutte, la sua amata Venezia.

 

Conclusione

Non c’è che dire, tutto l’insieme è una grande simbolica allegoria che sprona ad andare avanti nonostante i grossi buchi. Non poteva uscire in un periodo migliore: lanciato durante Venezia Comics, con due settimane d’anticipo sull’uscita di Endgame, si inserisce perfettamente in un contesto di prodotti che urlano fortissimo al pubblico quanto sia necessario trovare la forza di reagire. Sempre e a tutto: che sia un lutto, una brutta rottura, una grossa delusione, fa poca differenza; l’unica cosa che conta è trovare un motivo per cui valga la pena andare avanti, crederci tantissimo, smettere di scappare e ricominciare a ruggire più forte di prima.

Nerdando in breve

Capitan Venezia – Il buio dentro è il primo volume della collana Black & White dell’universo dei Capitani Italiani. Da un’idea di Fabrizio Capigatti, Marco-il-leone dovrà ritrovare la voglia di reagire, andata perduta insieme all’amico dopo un brutto scontro, se vorrà riuscire a salvare la sua amata Venezia da una nuova, mortale nemica.

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