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Assassin’s Creed: Odyssey – L’epica del Credo

Assassin's Creed: Odyssey

Recensione

La saga di Assassin’s Creed ci ha abituato a portare indietro le lancette del tempo. Dall’anno scorso, inoltre, abbiamo dovuto abbandonare la confortevole sensazione di avvicinamento: Costantinopoli, la Firenze medicea, gli albori dell’America coloniale, quindi la Rivoluzione francese e infine l’età Vittoriana. Poi: ecco il cambio di rotta. Con AC Origins si torna indietro di duemila anni e oggi, con Odyssey, facciamo un nuovo salto indietro di quasi 400 anni.
Insomma: il franchise è stato resettato dopo un anno di stop e ora si è ripreso con la cadenza annuale. Scopriamo insieme il risultato.

Storia

Narrato nei libri di storia, immortalato dal genio visionario di Miller, incoronato grazie alla resa stilistica di 300: Leonida è ormai parte del nostro immaginario collettivo, così come lo è l’incredibile pagina di storia (vera) della Battaglia delle Termopili, avvenuta nel 480 a.C. durante la quale una manciata di guerrieri spartani (ed ateniesi, ad essere onesti) si oppose all’avanzata dell’esercito persiano di Serse, che con i suoi diecimila uomini, cavalli ed elefanti, conquistava e sottometteva qualsiasi cosa davanti a lui.
Naturalmente la storia è un po’ diversa dal romanzo: Leonida era a capo di quasi 1500 uomini, in realtà, e altri 7000 greci si preparavano a contrastare l’invasione, ma resta intatta l’epicità dello scontro.

Leonida è morto da eroe, e la punta della sua lancia, da alcuni creduta magica, è andata apparentemente perduta. Ma la pace nella penisola ellenica è lungi dall’essere consolidata: nuovi venti di guerra si stanno alzando, e stavolta ad armarsi sono le due póleis più celebri: Atene e Sparta, che stanno per dare inizio alla celebre Guerra del Peloponneso.
In questo clima di tensione crescente, prendiamo la guida di uno dei discendenti del grande Leonida e ne seguiamo le gesta a partire dalla sporca vita del mercenario (un misthios, letteralmente “lavoratore assoldato”), fino a diventare l’eroe per cui è nato, capace di spostare gli equilibri politici della penisola.

A questo punto tocca a noi: possiamo scegliere liberamente se giocare nei panni di Alexios o di Kassandra, fratello e sorella, senza che questo impatti sull’avanzamento della storia (anche se, per la precisione, solo Kassandra è considerata canonica nel franchise).

Gameplay

La direzione del franchise è stata resa chiara nel titolo dello scorso anno: l’avventura si stava instradando verso l’action RPG, e lo si poteva notare dalla gestione delle missioni, dall’albero delle abilità, dalla libertà di movimento.
Tutto questo torna in AC: Odyssey, ma aggiungendo un altro fondamentale tassello: le nostre azioni non sono più scriptate con fallimento o riuscita di una missione ad esito fisso, bensì totalmente aperte e libere. Non solo: avremo modo di scegliere in che modo instradare i dialoghi, scegliendo tra più opzioni, e le nostre scelte avranno delle conseguenze.

Salvare o uccidere un particolare avversario porterà ad una catena di eventi che potrebbero ripercuotersi anche molto in avanti nel gioco. Ad un certo punto dell’avventura mi sono trovato nella scomoda posizione di dover decidere della vita di una famiglia, colpita da un morbo, con i bambini che mi supplicavano di salvarli e i sacerdoti che volevano mettere fine all’epidemia. Non vi svelo quale è stata la mia scelta, ma sono rimasto piacevolmente sorpreso nello scoprire che la mia decisione ha scatenato nuovi imprevedibili eventi (alcuni positivi, altri negativi) di cui ho scoperto l’esito molto, molto tempo dopo.
Allo stesso modo abbiamo sì totale libertà di movimento in tutta la penisola greca, ma alcune aree e alcune missioni sono troppo difficili a livelli bassi, per cui occorrerà concludere qualche missione secondaria, qualche obiettivo mercenario o qualche esplorazione aggiuntiva per poter incrementare la nostra potenza di attacco e poter affrontare sfide maggiori.

Assassin's Creed: Odyssey

E a proposito di missioni secondarie, bisogna dire che AC: Odyssey è ricchissimo di cose da fare, di luoghi da esplorare, di missioni da vivere. Le battaglie navali sono state reintrodotte e potenziate: naturalmente non abbiamo i cannoni e le dinamiche di Assassin’s Creed IV: Black Flag, però la Grecia ben si adatta alla esplorazione marittima e non mancheranno gli scontri sanguinosi in mare.
Inoltre le missioni secondarie spesso danno origine ad intere sotto trame ricche di nuovi compiti, di altre cose da fare e scoprire: davvero non c’è da annoiarsi.

Ma in un contesto tanto fragile, politicamente, non manca l’occasione di spostare un po’ gli equilibri: con le nostre azioni possiamo indebolire il controllo di una fazione, ateniese o spartana, e poi scatenare uno scontro tra i due eserciti, alleandoci con uno dei due eserciti: il risultato è una battaglia in cui sottomettere gli avversari prima che lo facciano loro, in cambio di oro, fama e attrezzature migliori.

Al posto dei Phylakes di Origins abbiamo invece mercenari gestiti da un sistema simile (ma semplificato) a quello visto in Shadow of War: una volta eliminato un mercenario, un altro ne prenderà il suo posto; con una differenza: se eliminiamo chi ha assoldato i guerrieri per ucciderci, il nostro livello di ricercato si annullerà, guadagnando un po’ di tranquillità. Naturalmente le nostre azioni saranno sempre sotto l’occhio vigile delle guardie: rubare, uccidere e depredare navi farà sì che il livello si alzi di nuovo.

Un’altra minaccia che infesta la Grecia è quella del Culto di Kosmos, una setta popolata da persone mascherate che avremo modo di affrontare e stanare solo a prezzo di approfondite ricerche in lungo e in largo per la penisola.

Nel complesso, comunque, il gameplay proposto resta fondamentalmente invariato rispetto a Origins. Le vecchie dinamiche sono state ancora più perfezionate: ci si può arrampicare praticamente ovunque (sì, anche io ho scalato la statua di Zeus a Cefalonia, appendendomi ai sacri attributi), il cavallo è migliorato e ora non si incarta appena imbattuti in un rilievo (e di montagne, la Grecia, ne ha eccome); restano invariata l’esplorazione delle tombe, quindi niente Tomb Raider greco, e la raccolta di materiali per potenziare l’equipaggiamento.
Viene invece introdotta la novità delle incisioni: in pratica sono bonus (attacco, difesa, ecc.) che possiamo aggiungere al nostro equipaggiamento, dopo averle sbloccate e dopo aver portato i materiali necessari ad un fabbro.

Potenziato anche il comparto marittimo: lungo la nostra strada avremo modo di incontrare personaggi di valore che se assoldati potranno diventare i nostri luogotenenti sulla nave, dando di fatto altri bonus al nostro vascello. Una volta sconfitto un avversario in mare, poi, potremo scegliere se affondare il natante o abbordarlo, cosa che genererà un combattimento all’arma bianca assicurando maggiori quantità di tesori ed esperienza.

Torna come in Origins l’occhio dell’aquila in veste “piumata”. Questa volta il nostro amico pennuto si chiama Icaro (non male!) e fa le stesse cose che faceva Senu per Bayek; resta da capire il “perché”. E ma di questo parleremo più avanti.

Comparto tecnico

Leviamoci subito il dente: il sistema di combattimento, al netto delle evoluzioni della lancia di Leonida, è sostanzialmente invariato rispetto ad Origins.
Ora che abbiamo assolto i doveri veniamo al piatto forte: la Grecia non è l’Egitto, ovviamente, e mancano le architetture affascinanti dei templi nel deserto; ma la Grecia è la Grecia: ed è semplicemente strepitosa.
Dal mare cristallino alle coste di sabbia bianca con le risacche, dalle valli coltivate alle città ricche di templi e ville, dalla struggente bellezza di Delphi alle profondità delle tombe di antichi eroi; aggirarsi per questo mondo è una vera festa per gli occhi, e farlo con una Xbox One X su un televisore 4K, come ho potuto fare io, è semplicemente stordente.

Comparto audio? Eccezionale: dai rumori ambientali, alla colonna sonora, al parlato degli NPG in sottofondo, ai versi degli animali. La Grecia di AC:Odyssey è un mondo vivo, vivace, coinvolgente e a tratti più bello di quello vero.

Una nota per quanto riguarda il doppiaggio: Ubisoft ci ha sempre abituato a lavori di alta qualità, anche nei dettagli, e qui non fa eccezione. Occorre sottolineare però che abbiamo moltissimi dialoghi multipli, che aumentano il volume delle linee di dialogo da doppiare, e che il tutto è moltiplicato per due, dato che l’intero gioco è vivibile nei panni di Alexios o di Kassandra (non a caso occorre scaricare ben 2Gb aggiuntivi per l’audio in italiano). Ma non finisce qui: come detto all’inizio, avremo modo di sperimentare brevemente la Battaglia delle Termopili, e lo faremo proprio nei panni di Leonida. Indovinate un po’ chi lo doppia in italiano?
Ecco, bravi: Roberto Pedicini, che diede la voce a Gerard Butler in 300.
Eccezionale.

Assassin's Creed: Odyssey

Conclusioni

Alla fine di tutto ciò la domanda è una sola: Odyssey, è o no un Assassin’s Creed?
Domanda non banale, che sta letteralmente dilaniando il fandom fin nelle viscere, ormai dall’uscita di AC:Origins.
Il franchise era stanco, esausto, e onestamente aveva davvero più poco da dire, soprattutto alla luce dell’impossibilità di dare un seguito convincente alle vicende di Desmond. Serviva un cambio di rotta coraggioso, che rivoluzionasse l’approccio all’avventura ed è quello che è stato fatto l’anno scorso, e a mio avviso con grandissimo successo.

Avendo seguito la saga fin dal principio, personalmente posso dire che non è più un Assassin’s Creed, non al 100%, ma che questo non sia assolutamente un male. Lo spirito di base è rimasto, virando verso un action RPG avvincente e appassionante, lasciando inalterata la passione per la storia e il piacere di scoprirla, di viverla in prima persona.

Restano alcuni dubbi che personalmente mi fanno stridere un po’ le orecchie: perché il nostro protagonista (che non è un Assassino nel senso del franchise) è ancora in grado di fare il salto della fede? Perché abbiamo a disposizione l’occhio dell’aquila? Questi erano “poteri” conferiti dai geni degli ISU, gli Homo Sapiens Divinus o Prima Civilizzazione e possiamo ipotizzare che i nostri protagonisti semplicemente non ne siano consapevoli; ho apprezzato le battute su Icaro di Kassandra, che getta un minimo di verosimiglianza (chi non si chiederebbe perché siamo in grado di vedere con gli occhi di un’aquila?) al personaggio, ma a mio avviso è troppo poco.

Per quanto riguarda le sequenze del presente credo che ormai da tanto troppo tempo non abbiano davvero nulla da dire. Sono più una distrazione che un riempitivo. Mi chiedo se nel futuro della serie non si arrivi ad eliminarle del tutto.

Insomma: che sia o non sia un Assassin’s Creed, promuovo AC:Odyssey a pieni voti, ispirato o meno che sia a sua maestà The Witcher 3 non importa: è un titolo che avvince, che appassiona e che, nonostante una storia non sempre grintosa come il precedessore, tiene incollati al pad per decine di ore di gioco.
La Grecia è magnifica, e i personaggi storici di cui abbiamo solo letto nei libri, ora diventano persone con cui scambiare idee e sofismi.

Se proprio devo trovare un difetto, ho sperato che questo Odyssey introducesse qualche novità in più: anche la tanto attesa romance con gli NPG risulta solo appena abbozzata, ma ho fiducia nel futuro. Futuro che, a questo punto, mi si presenta come una grande incognita: dove sarà ambientato il prossimo capitolo? La repubblica Romana? Sarebbe un sogno, ma per ora godiamoci questa splendida Odissea, con cui Ubisoft ha saputo migliorare ancora il lavoro svolto un anno fa.

Ringrazio Ubisoft per il materiale.

Nerdando in breve

Assassin’s Creed: Odysey è il nuovo capitolo della celebre saga, ambientato questa volta nell’antica e magnifica Grecia.

Nerdandometro: [usr 4.8]

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