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Westworld 2: che cosa non ha funzionato?

Westworld

Recensione

Non pensavo che mi sarei trovata nella situazione di scrivere queste righe, eppure eccomi qua. È necessario premettere che ho letteralmente adorato Westworld, ne ho apprezzato la complessità e il sottile gioco di rimandi e citazioni, l’ho trovato una ventata di aria fresca nel panorama televisivo di fantascienza.

Dopo una prima stagione che mi aveva non solo soddisfatta ma anche incuriosita a scoprire di più, attendevo con grande aspettativa la seconda stagione, sperando che gli sceneggiatori avessero in serbo per noi spettatori una prosecuzione all’altezza dell’originale.

Questa doverosa premessa per dire che, di conseguenza, mai mi sarei aspettata di rimanere insoddisfatta o indifferente alla visione di Westworld 2, eppure eccomi qui a tirare le somme sulla seconda stagione, da poco conclusasi e, a conti fatti, la mia opinione è più negativa che positiva. O, cosa ancora peggiore, è più un’opinione neutra, da parte di una persona che non è rimasta particolarmente colpita da quanto visto sullo schermo.

Trama

Riassumere gli eventi di questa seconda stagione senza rischiare spoiler è piuttosto complesso, così come lo è riuscire a fare un discorso lineare ma proviamoci lo stesso.

Dopo il tragico epilogo della stagione 1, abbiamo lasciato il parco nel caos, in balia di Dolores e dei suoi seguaci. La Delos, nella persona di Charlotte Hale, cerca di riprendere il controllo ma quella che sembrava una missione di salvataggio degli ultimi superstiti si rivela invece una missione di recupero del congegno nascosto dalla stessa Hale all’interno del Residente Peter Abernathy.

Dolores è sempre più consapevole dell’ingiustizia che vive la sua specie fin dalla nascita e si mobilita per fare giustizia dando vita ad una rivolta, mettendosi a capo dei suoi simili.

Maeve ha deciso di interrompere il suo piano di fuga e di tornare nel parco, per trovare la propria figlia e portarla con sé.

L’Uomo in Nero è tra i pochi sopravvissuti al massacro perpetrato da Dolores: ripresosi incontra un androide con le fattezze di Ford da bambino, che gli rivela di aver ideato un nuovo gioco per lui.

Bernard, nonostante ormai sia a conoscenza della propria vera natura, continua a fare fatica a distinguere tra realtà e immaginazione.

Cosa non ha funzionato

Proseguire la rotta tracciata da Westworld con una prima stagione eccelsa non era facile, questo è innegabile. Già in apertura, dopo il primo episodio della seconda stagione, l’ossatura si era mostrata scricchiolante ma 10 puntate non sono poche e c’era tutto il tempo di correggere il tiro.

E invece, questa seconda stagione, non sorprende e non convince, risultando in fin dei conti troppo contorta e troppo poco appassionante. Intendiamoci: non è che la serie sia brutta! Alcuni dei punti forti della prima stagione, come il cast, la regia e la costruzione delle immagini restano immutati. E allora qual è il problema? A mio parere, a non aver funzionato a dovere è la scrittura.

È come se nella sceneggiatura di Westworld 2 mancasse qualcosa di essenziale, quasi che Jonathan Nolan e Lisa Joy si fossero persi essi stessi nella complessa ragnatela che avevano costruito.

Perso l’alone di mistero e il fascino narrativo della prima stagione, Westworld 2 si fa eccessivamente verbosa e tirate per le lunghe, inutilmente complessa perché la complessità appare fine a se stessa e non finalizzata ad un punto di arrivo come invece accadeva nella prima stagione.

A fronte di episodi molto belli, come L’enigma della Sfinge o Il nuovo mondo, il resto della stagione dà vita a puntate riempitive, che lasciano poco spazio all’evoluzione della storia e ripresentano le stesse situazioni più volte.

La stessa tematica filosofica di fondo, basata sugli androidi e la loro presa di coscienza, appare svuotata di significato e si trasforma in una lotta per la supremazia da parte di un manipolo di loro e vissuta di striscio dal resto dei Residenti. Il gioco dei piani temporali, infine, così riuscito nella prima stagione, viene riproposto stancamente e sfruttato in maniera prevedibile e molto meno brillante.

In conclusione Westworld 2 appare come un momento di passaggio tra una magniloquente prima stagione e una futura prosecuzione della serie: viene spontaneo chiedersi, tuttavia, se l’immaginario robotico di Nolan & Joy abbia ancora molto da dire.

Nerdando in breve

Westworld 2 non convince, perdendo gran parte del fascino della prima stagione e proponendo una storia caotica e inutilmente complessa.

Nerdandometro: [usr 3.5]

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