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Hi/Lo Volume 3 – Catarsi

Hi/Lo Volume 3

Facciamo subito una premessa: questo non è un articolo come gli altri; anzi: probabilmente è la prima volta che, in quasi quattro anni, scrivo un pezzo del genere, in pratica senza dire NULLA di quello che troverete nel fumetto. Se volete sapere cosa c’è dentro, compratelo e custoditelo gelosamente. Anzi, se non lo avete ancora fatto, recuperate anche i volumi precedenti.
Qui, nel mio modesto modo di narrare, vi racconto cosa si nasconde sotto il fumetto: sotto la superficie della carta, nello spazio tra un riquadro e l’altro, immerso tra baloon, colori ed inchiostri.

Cercherò, insomma, di fare ordine nei pensieri e nelle emozioni del terzo volume di questa trilogia in cui tutti i nodi verranno al pettine. Allacciate le cinture.

Recensione

Cosa sei disposto a perdere pur di essere felice?
Innanzi tutto bisogna prima capire esattamente cosa vuol dire “essere felici”. Spesso non si tratta di una cosa soltanto e nemmeno di una condizione semplice o essenziale. La maggior parte delle volte si tratta di compiere un percorso: un percorso che ognuno di noi fa dal momento in cui è nato e che continua a fare giorno dopo giorno; anche se occorrono anni per rendersene conto, anche se talvolta non si comprende mai del tutto.

Uno dei punti di snodo fondamentali è quando si comprende la necessità di scendere a patti con se stessi: la propria felicità, la propria realizzazione, non è qualcosa che si può ottenere da soli, raggiungendo appunto quel particolare obiettivo. Non parlo semplicemente del conquistare la donna o l’uomo amati, l’avere accanto la persona che si desidera e per la quale si impazzisce. Perché questo, ad essere del tutto sinceri, può non essere sufficiente.

Mi riferisco a qualcosa di molto più profondo, ad una consapevolezza molto più radicata e molto difficile da far emergere perché ben nascosta all’interno dell’autoconservazione e dell’intrinseco egoismo della nostra mente. Ci sono volte in cui, contrariamente a quanto suggerisca il buonsenso, la nostra felicità arriva tramite quella altrui.
Cosa siamo disposti a perdere, dunque, per essere felici? Siamo pronti a rinunciare alle nostre certezze? Alla nostra (come piace tanto chiamarla oggi) comfort-zone? Ma soprattutto: siamo disposti, davvero, a rinunciare alla nostra felicità per essere felici?

Non è un ossimoro, anche se può sembrarlo. Se nel momento in cui, dopo una disperata affannosa ricerca, riusciamo a capire di cosa abbiamo realmente bisogno e scopriamo con rammarico che per ottenerla dobbiamo far perdere la felicità a chi amiamo: siamo pronti a fare la cosa giusta? O cadremo ancora, nuovamente, nella trappola dell’egoismo, sapendo che comunque per la nostra felicità sarà stata pagata un prezzo altissimo?

La catarsi di Noelle, coprotagonista con Kai, ma primus inter pares, si sviluppa proprio su questo nodo. Tutto ciò che ha attraversato, episodio dopo episodio, volume dopo volume, non è stato altro che una fila di piccoli passi lungo il percorso della redenzione. Da quel primo momento in cui si è trovata scambiata nel corpo del più improbabile dei ragazzi, fino a quando ha dovuto finalmente sbattere la faccia contro il proprio egoismo e capire che, dopotutto, nonostante tutto, ad impedirle di essere felice era la propria stessa natura: la sua immaturità, la superficialità, l’egoismo. Tutte cose che non solo fanno parte di lei, ma fanno o hanno fatto parte di noi tutti e che con lavoro, fatica e (finalmente) la raggiunta maturità, siamo riusciti a scrollarci di dosso, almeno in parte. Per il resto ci stiamo ancora lavorando.

Così, se all’inizio il dramma era non essere accettata nella squadra di cheerleader, la cura dei capelli o non avere il vestito perfetto per l’occasione giusta, la vita le sbatte in faccia realtà molto più grandi e molto più difficili da gestire.

La cosa più importante che Noelle impara è che il mondo non è fatto di bianchi e neri, di buoni e cattivi, di giusto e sbagliato. Il travagliato rapporto con Candice, quello con la sorella Eve, col padre super-affettuoso (nel quale non ho fatto fatica ad identificarmi), e quello con le amiche, tutte, che sono frutto della sua immaturità sentimentale e dell’incapacità (vera o solo apparente) di gestire relazioni complesse, che vadano al di là della banalità quotidiana.

Noelle scopre, e noi con lei, che se giudicare per stereotipi è la cosa più facile, fermarsi a ragionare sui profondi che si nascondono dietro le nostre azioni non solo è dannatamente difficile, ma è anche l’unica cosa davvero giusta da fare.
Sì, perché questo lungo percorso di maturazione è anche e soprattutto un percorso di redenzione: della necessità banalmente umana di essere accettati e perdonati per i nostri umani errori, per il peccato mortale di non essere perfetti di non poterci saldare sul viso la maschera che indossiamo, fonderci e confonderci con lo stereotipo che la società ha di noi.

Così, in un dramma squisitamente pirandelliano, ecco che Noelle non è più la “principessa” del padre, non è più la cheerleader desiderosa di competere per bellezza ed eleganza, ma sopratutto non è più la ragazza che gli altri hanno imparato o che credono di conoscere.
E non solo perché la sua anima è trasmutata nel corpo di Kai, ma perché attraverso quel corpo, quelle relazioni, ha scoperto di essere cresciuta, e crescere è sicuramente il primo passo da compiere su quel percorso; ma il secondo e più doloroso è quello di accettarlo. Di accettare che la vita è fatta di cose che non necessariamente vanno come vorremmo, che le persone hanno un’ombra (Jung batti un colpo) e la perfezione non consiste nella luce, ma nella sintesi degli opposti.

La strada che Kai e Noelle fanno insieme è quella che li costringe ad aprire la mente al nuovo, al diverso. Ed è la cosa che fa più paura di tutte. Perché quando siamo meno che perfetti, la cosa più facile è prendere uno specchio e montarlo sulla faccia di chi ci circonda, così da non vedere le loro espressioni e godersi invece lo splendido riflesso dell’immagine che proiettiamo, abbagliando quindi l’anima che possiamo illuderci di tenere nascosta.

Scambiandosi i corpi, tuttavia, i due protagonisti sono obbligati a vedersi dall’esterno, con gli occhi dell’altro. E qui non c’è specchio che tenga, non c’è narcisismo che medichi: la verità viene loro sbattuta in faccia, e nemmeno la più profonda paura di essere scoperti per quello che siamo (piccoli, vulnerabili, fallaci) potrà essere tenuta in silenzio per sempre. E allora la cosa migliore da fare è mostrarsi per quello che si è, chiedere perdono per i propri errori, e scoprire come gli altri sapranno reagire ad essi.

Fa male. Molto. Ma una volta guariti ci si scoprirà più forti. E forse, finalmente, felici.

Hi/Lo Volume 3

L’autrice

Da divoratore di libri quale sono, ho sempre avuto in altissima considerazione il rapporto che si genera tra me stesso e l’autore di ciò che sto leggendo. Spesso dalle pagine arriva moltissimo della persona che le ha realizzate e con quella persona è facile stabilire un rapporto complesso e articolato. Difficilmente, però, capita di poter superare il divario dato dallo scaffale in cui riponiamo il libro una volta terminato; in questo caso, invece, ho la fortuna di poterlo fare e arrivare direttamente a scambiare due chiacchiere con l’autrice di Hi/Lo: Elisa “Pocci” Pocetta, che ho cordialmente odiato come tutti gli autori che sono stati capaci di farmi rimescolare lo stomaco.

Elisa mi regala un po’ del suo tempo grazie nel quale vado a sviscerare alcuni punti cruciali di questa saga, e accetta di buon grado di aprire il pentolone e mostrarmi quello che normalmente non è dato sapere: quanto c’è di lei in questi personaggi. Noelle e Kai sono entrambi, ma parzialmente, l’alter ego dell’autrice: se Noelle ne raccoglie il senso di amicizia e di inadeguatezza, Kai invece porta con sé la lingua tagliente e il realismo. Ma anche e soprattutto l’incapacità di perdonare se stesso: come detto in precedenza, questo è un percorso di redenzione, nella ricerca costante di essere compresi e perdonati per i nostri errori. Ma nessuno, probabilmente, è in grado di farlo da solo: e così è solo grazie all’appoggio e alla vicinanza di qualcuno che ci ama per come siamo (pregi e difetti) che possiamo trovare la forza necessaria di accettare noi stessi, e alleggerirci il carico dalle spalle.

Allo stesso modo appaiono evidenti le iniezioni di vita vissuta all’interno del rapporto tra Noelle e la sorella: da sorella maggiore, Elisa ha provato ad immaginare come deve essere invece vivere dall’altra parte; ne è nato il rapporto che conosciamo: nonostante si vogliano bene non riescono a comunicare appieno e appoggiarsi l’una all’altra. Più nel caso di Evangeline, che per non gravare sulla sorella e giudicandola ancora immatura, tiene tutto dentro; ma lo stesso Noelle, che inizialmente, in modo infantile e un po’ egoista, dà per scontato che sua sorella non si confidi con lei perché non abbia problemi di sorta.
Saranno poi gli eventi di questo volume a costringerle a fare i conti con se stesse e a portare il loro rapporto su un livello più alto.

Nel bene e nel male, tutto cambia: i personaggi, come le persone, non sono immobili nel tempo, ma evolvono costantemente a volte avvicinandosi, a volte perdendosi per sempre.

A non cambiare, invece, è il suo stile che indugia spesso su una componente di eros appena accennata, che non mostra mai troppo e non scende mai a livelli espliciti: dopotutto è la mente umana l’afrodisiaco più potente, e il lavoro dell’artista più capace sta nello stimolare quella del lettore, gettare degli spunti, delle idee, piccoli ammiccamenti e lasciare che sia il fruitore a fare il resto, a compiere quel passo in più che rende affascinante una situazione, o una tavola come nel caso del fumetto.

Resta un po’ di tempo per alcune domande più specifiche. La Rete è semplicemente impazzita per questa saga e per questo finale così emozionante. Elisa mi rivela che scrivere una storia che riesca a toccare il cuore dei lettori è il suo obiettivo principale: vedere persone che hanno letto Hi/Lo ridere dopo il primo volume, affezionarsi ai personaggi dopo il secondo e letteralmente scoppiare a piangere dopo l’ultimo, non poteva che essere il più grande dei riconoscimenti. Ci sono state diverse persone che, immedesimandosi in uno dei personaggi, le hanno confidato di aver pianto davvero, ed Elisa ci tiene a ringraziare di cuore queste persone, per aver permesso a questa storia di toccare le corde della loro sensibilità.

Un’ultima domanda riguarda la fluidità di genere e l’identità sessuale, grazie anche ad un personaggio sul quale non posso mio malgrado spendere parole per non rovinare la sorpresa a chi ancora non l’ha letto. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’evoluzione del fumetto erotico, con tante giovani autrici che si sono avvicinate e che stanno esplorando questa fluidità con una serenità impensabile fino al decennio scorso. Anche Elisa pensa che il fumetto possa esprimere al meglio le sfaccettature della comunità LGBT, sia la difficoltà dell’accettazione di sé, sia da parte degli altri. E il modo giusto sia esprimerlo in modo naturale e delicato, e il fumetto è il medium giusto per veicolare queste tematiche.

Non c’è più tempo, ma confesso che avrei passato l’intera giornata a chiacchierare con Pocci della sua opera. A me non resta che invitarvi a lasciarvi trasportare dall’opera di Elisa e aspettare con ansia i suoi prossimi lavori.

Un ringraziamento speciale a Shockdom per il materiale e a Pocci, naturalmente, per avermi fatto commuovere con la sua arte.

Nerdando in breve

Il terzo volume di Hi/Lo conclude la storia di Noelle e Kai, tanti colpi di scena e una trama che vi terrà incollati dalla prima all’ultima pagina. Per poi ricominciare tutto da capo ancora e ancora.

Nerdandometro: [usr 4.7]

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