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5 film infamati da riabilitare

Film da riabilitare

Non è raro, nel feroce mercato del cinema, che certi titoli vengano snobbati, criticati e infine definitivamente bocciati. Molte volte succede a ragione, ma in altri casi ci sono film che vengono distrutti da critica e pubblico perché non vengono capiti subito o perché alcuni difetti accecano gli spettatori impedendogli di vedere oltre.

Alcuni si riabilitano in seguito, come è successo a Blade Runner, diventando classici, ma altri finiscono nel dimenticatoio come questi cinque che ho voluto mettere sotto una rinnovata luce. Offese e ingiurie non vi temo!

Mars Attacks (Tim Burton – 1996)

Flop clamoroso in patria, un poco meno all’estero, questa parodia fantascientifica ha le stesse premesse de “La Guerra dei Mondi“, non quello di Spielberg. È un film inquietante, ma in modo diverso dai soliti film di Burton. L’ironia e il sarcasmo sono forse troppo fini a tratti e non viene risparmiato nessuno.

Dai bifolchi del Midwest fanatici delle armi, ai ricconi di Las Vegas. Dalla famiglia presidenziale fino al grande esercito degli Stati Uniti d’America (questa parte andava letta in tono solenne con un’aquila sul braccio). Anche i seguaci delle filosofie new age e i mass media finiscono a fare la parte dei perfetti idioti e questo al popolo americano non deve essere piaciuto nemmeno un po’.

Partendo dal fatto che la guerra con i marziani parte per via della gestione raffazzonata dell’evento da parte del governo, fino alla pesante critica al sistema militare, vediamo tutta una serie di attacchi più o meno feroci mascherati da gag. Non è un caso che gli unici personaggi positivi siano quelli più razionali e con i piedi per terra: la figlia decisamente poco istituzionale del presidente, il giovane commesso che si preoccupa di tutti e il padre di famiglia che fa tanto working class hero.

Alla fine ne esce un film che se visto come un “parente comico” di Independence Day è una roba da poco, ma che diventa soddisfacente se riuscirete ad apprezzarne il valore, nascosto nell’ironia sopra le righe che i personaggi, Jack Nicholson con il suo doppio ruolo fra tutti, riescono a tirar fuori.

Detention (Joseph Kahn – 2011)

Ogni tanto sentite definire un regista come “visionario” o “surrealista”. Ebbene, Detention è pronto a farvi ridimensionare il concetto dietro a questi termini.

Non è semplice descrivere la trama in modo da rendere il senso dell’assurdo contenuto in questa pellicola senza fare spoiler. Proviamoci.

Nella Grizzly Lake High School, l’istituto che frequentano i tre protagonisti, si aggira un serial killer, che si fa chiamare Cinderhella. Dopo diversi omicidi, il preside della scuola decide di mandare tutti i tipi sospetti in punizione durante il ballo di fine anno, sperando di bloccare l’assassino.

Sembra semplice, ma non lo è. Quella che sembra una semplice premessa è condita da una quantita incredibile di elementi assurdi, surreali o comunque apparentemente fuori luogo. L’unico momento che posso descrivere senza rivelare niente della trama è quello degli stacchi che, disseminati durante tutto il film, ci mostrano l’avventura di un grizzly robot su di un mondo alieno.

Queste scene arrivano dal nulla, nonostante non siano affatto parte integrante della trama (o forse sì…?) e forse è qui che si nasconde il problema. Molte cose sono lasciate totalmente senza motivazione, da prendere così come sono, però se l0 fa Lynch è un capolavoro, se lo fanno altri… flop!

Questa è la causa principale, ma anche il fatto che Detention passi costantemente da un genere all’altro mette a disagio lo spettatore. Mettete nel calderone anche un po’ di violenza disturbante dove non te l’aspetti e un montaggio molto frenetico e a volte disorientante e il fallimento (immeritato) è assicurato.

Speed Racer (Fratelli Wachowski – 2008)

Dopo il successo cult della saga di Matrix, i Wachowski (al tempo ancora Larry e Andy, ecco perché il maschile), decisero di imbarcarsi in un progetto fra i più assurdi e difficili da realizzare: un adattamento live action dell’anime del 1967, ispirandosi però in parte anche al videogioco, conosciuto da noi come Superauto Mach 5. In questa serie, il protagonista, Speed Racer appunto, si trovava ad affrontare numerose gare contro altrettanti corridori dotati di auto super accessoriate, con gadget di cui il Batman di Adam West sarebbe stato invidioso. Tanto per dare un’idea, parliamo di seghe rotanti che escono dal cofano e di respiratori per guidare sott’acqua.

Questo progetto nasce nel 1992 e ha visto un susseguirsi di nomi anche importanti durante le sue varie incarnazioni. Inizialmente, niente meno che Johnny Depp venne assunto per il ruolo del protagonista e sulla sedia del regista e dello scrittore sono passati personaggi del calibro di Gus Van Sant, Alfonso Cuarón, Hype Williams e J.J. Abrams.

Insomma, Speed Racer faceva gola. Ma cos’è successo quindi? Perché è stato un flop così epico? Senza dubbio il problema è da cercare nell’utilizzo scriteriato di una quantità abnorme di effetti digitali, fra l’altro di qualità infima. Unite questo problema al fatto che la tavolozza di colori del film abbia dei colori che definire accesi è un delicato eufemismo ed ecco che il pubblico crolla.

Perché salvare questa pellicola allora? Perché nel suo pasticcio di fiammeggiante CGI i Wachowski hanno inserito tanta sperimentazione ben riuscita. Le scene sono molto simili, come ritmo e caratterizzazione, a quelle di un cartone animato giapponese, senza però risultare più ridicole del dovuto e riesce ad adattare in modo sensato addirittura una gara contro una “ghost car”, un classico dei videogiochi di guida.

Stessa origine anche per l’assurdo funzionamento delle auto da corsa che vediamo. Il motivo per cui queste ruotano su loro stesse è che nel gioco per DOS di Accolade (che è stato fra l’altro il mio primo videogioco in assoluto!), una volta andati in testacoda la macchina continua ad andare a dritto come se nulla fosse dando l’impressione che abbia delle ruote… rotanti!

Andando poi a guardare gli aspetti più seri, impossibile non riconoscere la buona performance degli attori, John Goodman su tutti. L’atmosfera vivace e luccicante nasconde un mondo spietato e violento che si manifesta soprattutto nella seconda parte del film. C’è da dire che anche le scene su set, quelle praticamente prive di effetti speciali, hanno un loro perché. Le inquadrature diventano interessanti, così come i giochi di luce… viene da chiedersi perché diamine non potesse essere fatto tutto così!

Finito il film, invece che pensare alle diottrie perdute, potreste pensare di aver visto qualcosa di effettivamente folle, ma sotto sotto geniale, a modo suo. Dai che vi è venuta voglia di rivederlo!

Super Mario Bros (Rocky Morton and Annabel Jankel – 1993)

Uno dei più controversi film di sempre della cultura geek. Altro adattamento, questa volta videoludico, viene bistrattato da ormai quasi 25 anni per motivi non molto chiari. Di fronte all’impossibilità oggettiva di vendere un film basato su un mondo di funghi, fiorellini e tartarughine, a qualcuno è venuto in mente di stravolgere tutto e rendere Super Mario… cyberpunk!

Ricordiamo che sono gli anni ’90 e questo è uno stile che si sta facendo sempre più sentire. La premessa è tutto sommato semplice: l’asteroide che avrebbe dovuto porre fine ai dinosauri ha aperto una spaccatura dimensionale, in cui sono andati a vivere, e si sono evoluti, i suddetti rettili. Qui hanno creato una società particolare, simile a quella umana ma diversa in molti aspetti.

Intanto, le auto sono elettriche e funzionano in modo simile agli autoscontri. Non hanno freni e si fermano solo andando a sbattere contro un gigantesco elastico. Questa è anche una delle geniali follie che più mi ha colpito. In questo universo, il Re Toad è stato destituito e devoluto dal golpista Koopa (ovvero Bowser) il quale manda i nipoti nel mondo degli umani a rapire la principessa perduta, Daisy. Mario e Luigi si troveranno invischiati loro malgrado in questa operazione e durante una riparazione di tubi nelle fogne, finiranno nel mondo dei dinosauri. Una delle chicche è la parte in cui i due idraulici finiscono attraverso un tubo in una zona desertica con cumuli piramidali…

Insomma, è effettivamente la trama standard di un qualsiasi platform dei fratelli Mario! Quindi, ricapitoliamo: è un adattamento del videogioco infarcito con una quantità di citazioni da far invidia a un film Marvel, con tinte dark e realistiche, attori del calibro di Bob Hoskins e Dennis Hopper che interpretano personaggi comici (ma nemmeno troppo), grotteschi e convincenti… Praticamente quello che in molti vogliono da Nintendo per i loro videogiochi!

Cos’ha la gente da lamentarsi adesso? Purtroppo la classica lamentela è “non c’entra niente con Super Mario!”

Eh, invece no. Se evitiamo di fermarci alla prima impressione viene fuori tutto il lavoro di fino, fatto per adattare una roba inadattabile come Super Mario Bros., l’archetipo di platform puro, senza trama. Sarà per questo che forse è davvero la trasposizione più riuscita di un videogioco? Guardatelo senza troppe pretese, come fareste con un qualsiasi film d’azione becero e vi divertirete genuinamente, magari rimarrete pure stupiti da dettagli che non avevate colto e apprezzerete lo sforzo di questa assurda pellicola.

Nota finale: Super Mario Bros. è anche uno dei primi film, se non il primo, ad avere una scena post-credits oltretutto molto divertente! Qui vediamo i nipoti di Koopa che vengono contattati da agenti di Nintendo (sì avete letto bene) per creare un gioco su di loro, Super Koopa Bros.

Altro che Nick Fury!

Star Wars – Episodio I: La Minaccia Fantasma (George Lucas – 1999)

Non temo niente e nessuno! Il capitolo più bistrattato della più grande saga di sempre non merita questo trattamento e adesso vi spiegherò perché.

I principali motivi per cui il ritorno di Lucas al cinema è così odiato sono più o meno tre: hype, Anakin e ovviamente Jar Jar Binks. Il primo di questi è un po’ deboluccio. Molti si aspettavano lo Star Wars di sempre, un’avventura fantastica e fantascientifica più vicina a Indiana Jones che a Star Trek. Ecco che il Giorgione californiano, invece, tira fuori un film che parte con blocchi commerciali, trattative politiche e continua lentamente fino alla parte in cui viene mostrato il senato di Coruscant per la prima volta, con tutte le sue meccaniche poco esplosive. L’inserimento di tematiche più complesse atte al rendere viva la galassia lontana lontana non sono piaciute a quanto pare.

Passiamo ad Anakin, il povero bambino odiato da troppi. Perché? Probabilmente l’ingenuità, ma soprattutto i dialoghi poco ispirati sono il suo problema più grande. A dirla tutta, molti dei dialoghi dei personaggi secondari sono in effetti un po’ blandi e questo è il problema più grande del film, ma l’ingenuità del personaggio centrale della saga e di alcune scene che spezzano il tono del film sono funzionali all’insieme. Questa è l’origine di Darth Vader, Episodio I doveva mostrare il bambino strappato dalla madre e di come la sua purezza e ingenuità vengano progressivamente distrutte fino al culmine di Episodio III. Il tono dei film riflette infatti l’evolversi del personaggio di Anakin, così come il tono della trilogia classica riflette il cambiamento di Luke, da ragazzo desideroso di avventure a uomo che si confronta con le difficoltà della vita a cavaliere Jedi ben formato e pronto a combattere grandi battaglie. Certo, qualche buffonata del calibro di “Qui-Gon mi ha detto di restare in questa carlinga e io ci resto” poteva evitarla.

Passiamo al punto più dolente. Jar Jar. Come è possibile che un personaggio presente per 17 minuti di un film di 136 sia così importante e prominente da renderlo una schifezza? Beh, a quanto pare il problema è che nella galassia di Star Wars non possono assolutamente esserci idioti, ma devono essere tutti personaggi carismatici ed epici. In realtà il grosso problema di Mr.Binks è che le sue battute sono assolutamente superflue e distraggono dalla sua vera natura. Per quanto sia pensato come personaggio comico, Jar Jar è rappresentato, sia nella trilogia prequel che in The Clone Wars, come un personaggio negativo. Tutti, dal primo all’ultimo lo trattano come una pezza da piedi (tranne forse Amidala e Anakin), in quanto inaffidabile e distratto, più che goffo. Il fatto che in seguito il suo voto sia fondamentale per la nascita dell’esercito dei cloni, e quindi per la nascita dell’Impero, fa trasparire come Binks rappresenti l’ignoranza e la stupidità che portano a conseguenze negative, infatti, ogni sua azione portano problemi e distruzione. Può far ridere, certo, ma se lo leggiamo sotto un’altra luce, è tutto tranne che divertente.

Tolti questi problemi, ci resta un grande film introduttivo di avventura, che getta una visione più ampia del mondo con corse di sgusci, politica, filosofia Jedi e personaggi così carismatici da restare nell’immaginario pur avendo un paio di battute, ovviamente sto parlando di Darth Maul, il Boba Fett del 2000. Gli effetti speciali sono migliori rispetto a quelli del resto della trilogia e la colonna sonora di John Williams ha raggiunto una vetta che non ha poi recuperato con i due episodi seguenti, grazie soprattutto al brano Duel of the Fates. Tutti sembrano poi dimenticare l’ottimo lavoro di Ewan McGregor e Liam Neeson, che nei panni dei Jedi protagonisti ci regalano i migliori cavalieri di tutta la saga.

Avevate ragione maestro. I negoziati sono stati davvero brevi.

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