Discutendo

Che ne pensate delle trasposizioni in live-action dei film di animazione?

Forse per la ormai dilagante mancanza di idee, forse per il fatto che con gli adattamenti un po’ di pubblico si acchiappa, da qualche anno stiamo assistendo all’arrivo di una sempre più corposa schiera di trasposizioni live-action di serie o film d’animazione. Ecco cosa ne pensa la redazione di questo andazzo.

LC

Trovo che i live action tratti da cartoni, salvo rarissime eccezioni, siano una pessima idea. Il fatto è che è praticamente impossibile trasportare alcuni elementi dell’animazione in un film con attori: dalle caratteristiche fisiche dei personaggi alle loro espressioni, per non parlare di cose che viste non disegnate diventano semplicemente ridicole, com’è successo per Dragon Ball.

Inoltre spesso l’adattamento è da opere giapponesi a film americani, che nel cercare di riformulare il tutto per adattarlo al pubblico domestico finiscono con il combinare disastri. Tra l’altro anche quando la trasposizione è fatta dai giapponesi il risultato è spesso poco convincente, almeno per me: sebbene ci siano film per niente male (i due live action di Death Note), nel cercare di ricreare l’atmosfera da anime gli attori giapponesi finiscono con profondersi in uno stile di recitazione esagerato e che non mi piace affatto.

In sostanza: niente live action, please. Fate cose nuove o se volete fare un film fatelo di animazione come Capitan Harlock.

Giakimo

Come per i remake, non c’è niente di male negli adattamenti dei cartoni animati. Il problema è casomai farli bene.

Finora Hollywood ha in pessimo record per i film tratti da cartoni giapponesi (uno dei motivi per cui spero che non si concretizzi mai il film su Akira), forse dovuto anche alla scelta di cosa adattare. Fare in film su Dragon Ball è una pessima idea a meno che non cambi quasi tutto. Provare a fare un nuovo Ghost in the Shell significa che alla meglio viene fatto in film carino (come è successo) perché il materiale in partenza è un capolavoro, ma niente di più. Magari a Hollywood potrebbe provare a scegliere serie meno intrinsecamente giapponesi o più semplici da adattare. Forse Your Name potrebbe essere una scelta azzeccata, per una volta. Oppure Cowboy Bepop (sul serio, quanto sarebbe fico in film tratto da Cowboy Bepop?).

E poi c’è l’attuale metodo Disney: rifaccio uguali i vecchi film animati con gli attori. E per me, disneyano di ferro, è una cagata pazzesca. Perché magari funzionano, ma sostanzialmente non servono a niente. Piuttosto che vedermi Emma Watson e la Bestia, mi riguardo La Bella e la Bestia originale. Apprezzo di più una mezza schifezza come Maleficent, che almeno prova qualcosa di nuovo o diverso piuttosto che una copia carbone.

Alla fine è tutta una questione di idee.

FrankieDedo

Sinceramente, non ne vedo l’utilità, salvo certi casi.

Storie come quelle dello Studio Ghibli mantengono il loro fascino perché nascono con uno stile animato che li rendono quasi dei quadri in movimento. Un salto del genere aiuta solo a fare degli scivoloni a fronte di un realismo inutile ai fini dell’opera.

Discorso diverso se si vuole sfruttare l’adattamento per ammodernare, ampliare o rendere maggiore giustizia alla versione animata. Penso alle possibilità stilistiche e di fotografia di un live-action di Samurai Jack o a un adattamento come si deve di Cowboy Bebop, un anime che sembra sin da subito volersi liberare dai disegni e balzare nella terza dimensione.

Peccato che i produttori non la pensino allo stesso modo e abbiano lanciato ormai un trend selvaggio di adattamenti, probabilmente a causa della fin troppo sfruttata vena dei reboot.

Zeno2k

Personalmente non è una cosa che ami molto. Non tanto per partito preso, ma perché finora non ho ancora trovato una trasposizione che mi soddisfi del tutto.

Forse il problema è che sono troppo vecchio, ma le emozioni che mi hanno regalato alcuni lungometraggi animati, con tutte le loro imperfezioni, non possono essere replicate dal freddo occhio di una telecamera.

Per fare un esempio ho apprezzato moltissimo il live action di Ghost in the Shell: peccato, però, che non abbia mai visto l’anime.

Insomma: capisco la spinta del mercato, ma non sposo la causa.

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