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Il Piccolo Führer – Principe o Dittatore?

Recensione

L’essenziale è invisibile agli occhi“.

Alzi la mano chi non ha mai sentito questa citazione e chi non ne conosce la provenienza: probabilmente sarete pochissimi, dato che il libricino da cui proviene è tra le più celebri opere letterarie del XX secolo, nonché tra le più vendute della storia: Il Piccolo Principe, di Antoine de Saint-Exupéry.

Ora, voi il Piccolo Principe ve lo siete sempre immaginato come un ragazzino biondo, curioso e bonario, un esempio per i bambini da almeno tre generazioni; provate ora a sostituirgli un omino piuttosto nervoso, basso, con i baffetti, il ciuffo e che parla tedesco sputacchiando.

Sì, sì, proprio lui.

Vi state chiedendo perché? Perché il dinamico duo Antonucci & Fabbri non ha alcuna intenzione di rientrare negli argini del politicamente corretto ed ha pronta la nuova provocazione: “Il Piccolo Führer“, un’opera che, ci scommettiamo, farà parlare di sé, come d’altronde due anni fa accadde con “Qvando c’era LVI“.

Se volete, come introduzione, qui trovate una succosa intervista che abbiamo realizzato con Stefano Antonucci in vista dell’uscita del nuovo lavoro.

L’opera originale

Brevemente, vi scrivo due parole sull’opera originale, molto più che fonte di ispirazione per questo “Il piccolo Führer“.

Scritto dall’aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry nel 1943, in piena II Guerra Mondiale, nel periodo in cui il nostro Antoine era fuggito negli USA a causa dell’occupazione nazista della Francia, Il Piccolo Principe è una favola poetica illustrata dagli acquerelli dello stesso autore, che affronta tematiche importanti tra le quali la vita, l’amicizia, le storture del mondo degli adulti e le sue illogicità, come dialogo tra un bambino, appunto il Piccolo Principe del titolo, ed un aviatore caduto con il suo aereo in pieno deserto.

Molti videro nella storia del Piccolo Principe uno sfogo di de Saint-Exupéry, alla ricerca delle certezze e dell’ingenuità curiosa della fanciullezza, nonché della purezza dei sentimenti, contrapposti al mondo di brutalità che lo circondava.

I saggi, le interpretazioni, le rappresentazioni e gli omaggi al Piccolo Principe venuto dall’asteroide si sono sprecati in questi anni e se c’è una certezza è forse che Il Piccolo Principe, pur essendo un’opera classificata come “per bambini”, parli sicuramente di temi universali cui anche gli adulti dovrebbero fare più attenzione, inghiottiti come sono dalle responsabilità, dalla frenesia e dal voler cancellare a tutti i costi il fanciullino che hanno dentro.

Insomma, un classico che più classico non si può, educativo ed ispiratore di tutto ciò che di buono e bello possa esserci in questo marcio mondo.

La versione riveduta

Lo stratagemma del manoscritto ritrovato può vantare illustri predecessori in letteratura, tra i quali possiamo decisamente annoverare il Manzoni, Cervantes e Ludovico Ariosto.

Anche questo manoscritto sarebbe stato ritrovato negli archivi del defunto Reich e riportato alla luce grazie ad una preziosa opera di restauro e traduzione nell’idioma italico da parte dei nostri autori, che si sarebbero altresì impegnati nel restauro delle illustrazioni all’acquerello, opera nientepopodimeno che di sua eccellenza il Führer, ingiustamente privato da boriosi accademici viennesi delle proprie aspirazioni artistiche, come ci viene ricordato giustamente anche nel primo capitolo del libro.

Il manoscritto rappresenterebbe perciò un libricino contenente una fiaba educativa pensata per erudire i bambini ai “sani” principi del nazionalsocialismo tedesco.

Come citato nell’introduzione, tale agile volume avrebbe dovuto intitolarsi “Gioventù Hitleriana contro menzogna, stupidità e codardia” ma Goebbels stesso avrebbe suggerito il più accattivante “Der Kleine Führer“.

Il Piccolo Führer è quindi, sostanzialmente e senza giri di parole, il Piccolo Principe riscritto secondo i dettami e le credenze del partito nazista, il tutto tenuto insieme dalla feroce satira cui Fabbri & Antonucci ci hanno abituati da tempo.

Il piccolo Führer, ovvero il nostro protagonista, visiterà come il suo omologo biondo e carino una serie di piccoli pianeti, ognuno in questo caso rappresentante una tematica del periodo 1933 – 1945, ovviamente scimmiottata e infarcita di falsi e ridicoli insegnamenti, una sorta di mostruosa morale che ci farà ridere e riflettere allo stesso tempo.

Perciò, troveremo il Pianeta R31CH, Minsk88, UR55 e addirittura il pianeta chiamato “Belpianeta”, nel quale il nostro odioso protagonista imparerà a gesticolare ed urlare nei comizi.

Si, anche “l’essenziale è invisibile agli occhi” è presente in tutto il suo splendore, pronunciata da una volpe non altrettanto tenera quanto quella originale. Ma sui personaggi ci torneremo tra un po’.

Ciascun pianeta visitato, così come nell’originale, porta un terribile insegnamento per l’ipotetico bimbo nazista e un tremendo retrogusto amaro a noi, stimolandoci sia dal punto di vista culturale, per ricordarci la storia vera e propria delle tappe dell’ascesa di Hitler al potere, sia dal punto di vista morale, perché viene messo in particolare evidenza come l’ideologia nazista (e fascista o di prevaricazione in generale) siano attecchite in modo sostanzialmente stupido e subdolo, come appunto fossero principi cui l’educazione di un bambino non possa prescindere affatto.

Non è di certo un’impresa facile fare della satira e non ci si aspetta di certo che essa sia apprezzabile in egual modo da tutti. Bisogna vedere un po’ oltre, ridere un po’ amaramente anche delle tragedie e capire quale senso possa avere, ancor oggi, prendere in giro un movimento che portò morte e distruzione nel mondo non così tanti anni fa da poter far finta che sia solo storia.

Ogni mini episodio, ciascuno corrispondente ad un differente pianeta come ne Il Piccolo Principe, è infarcito di citazioni alla storia e per questo motivo non ve le dirò, ma vi lascerò il gusto di scoprirle da voi; in appendice, un comodo glossario ne riassume la maggior parte, così da potersi anche rinfrescare la memoria.

I personaggi

Anche dal punto di vista dei personaggi, Antonucci & Fabbri non si risparmiano, inserendo tutti quei loschi figuri di quegli anni, da Hitler a Stalin, passando per Mengele, Mussolini e persino i poveri Anna Frank e Stallio & Ollio, tutti reinterpretati secondo le loro caratteristiche idiosincrasie.

A voi scoprire come sia stato inserito nella storia ciascun personaggio, è parte del “divertimento”.

Lo so che ve lo state chiedendo tutti e ve lo dico, questo spoiler posso farvelo: la volpe c’è ed è addirittura il terribile Joseph Goebbels, Ministro della propaganda del III Reich.

Come mai questo ruolo importante? Riflettiamoci un momento: senza propaganda, i regimi non attecchirebbero. Il regime nazista viveva di propaganda: ed è proprio questo l’assunto base che forse è alla base di questa operazione, far comprendere quanto la propaganda possa essere un mezzo importante e terrificante per lo spargersi di idee controverse e guaste come quelle naziste.

Pensate all’epoca in cui viviamo. Fatevi due domande.

Poi tornate a ridere. Ma sempre con attenzione.

L’edizione

L’edizione restaurata del lavoro propagandistico hitleriano è curata da Shockdom (che ringraziamo), che la pubblicherà a partire dal 5 ottobre in un elegante volume cartonato, comprendente lo spazio per la dedica da parte del Führer, lo spazio per le considerazioni, i lussureggianti acquerelli del baffetto e, per non farsi mancare nulla, una dedica iniziale ad Eva Braun da bambina.

Cosa vorreste di più? Una sovraccoperta? C’è anche quella.

In conclusione

Per scrivere questo articolo, ho cambiato stile mille volte. Volevo impostarlo come una roba da ridere, perché è di satira che si parla; volevo impostarlo come se il manoscritto ritrovato fosse autentico, perché il concetto del libro è basato proprio su quello e nulla lo nasconde.

Poi ho pensato che le risate le lascio a voi, perché se vi piace la satira, vi assicuro che non vi mancheranno; io mi sono preso il ruolo di quello che ti fa notare come tu stia ridendo delle tragedie e che forse riderne è l’unico modo per esorcizzarle e sconfiggerle per sempre.

Il Piccolo Führer non è un’opera che mi aspettavo, ma è migliore di come all’inizio pensassi. Solleverà polemiche? Ci posso scommettere quello che volete, ma la satira, quella fatta bene, è quello l’effetto che deve fare.


Nerdando in breve

Il Piccolo Führer è un’opera particolare, unica: non a tutti può venire in mente di scrivere la versione nazista de Il Piccolo Principe ma ad Antonucci & Fabbri sì.

Se questo è il risultato, ben venga: non si può sempre ridere solo su qualcosa di politicamente corretto.

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