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Perché dovrei guardare Twin Peaks?

Twin Peaks

Perché dovresti guardare Twin Peaks, se negli ultimi anni non te n’è mai importato nulla?

Ieri sera, sotto la doccia, mi sono fatto questa domanda.

Ovvero: nei giorni scorsi qualcuno questa domanda me l’ha posta e io, preso alla sprovvista, ho farfugliato qualcosa: molte idee, ma confuse.

Bella domanda, vi premetto che probabilmente non sarà la risposta secca, chiara, decisa quella che io vi darò, ma ci provo a dirvi due parole, metti caso vi convinco anche.

Premessa: non sono un fan di vecchia data, proprio per niente: sono uno di quelli che ad un certo punto (ovvero, quando a maggio è esplosa di nuovo la mania perché l’uscita della terza stagione era imminente) si sono detti che era inutile continuare a rimandare la visione di una serie cult, che mi attira da morire e mi fa sentire fuori dal mondo perché non l’ho vista.

C’è un preludio: ricordo che da bambino avevo il compito di videoregistrarne le puntate a mia madre, ma ovviamente non potevo guardarlo e mi guardavo bene dal farlo: mi bastava l’inizio del celeberrimo tema composto dal maestro Badalamenti per farmi salire l’inquietudine. Le immagini dei boschi, della cascata e della nebbiolina sottile tra gli alberi. Mamma mia.

Poi l’ho guardata tutta in un tempo assolutamente ridicolo, perché ho coinvolto la mia fidanzata e lei è una binge-viewer mostruosa se una serie le piace. E me ne sono innamorato da pazzi, di quell’amore di quando una cosa ti piace ma non capisci il perché, è amore e basta e te lo devi godere in ogni istante.

E quindi, eccomi qui ad attendere con la bava alla bocca la prossima puntata e, dopo un migliaio di trip vari ed eventuali, a dirvi perché questo strano film diffuso su 48 puntate più un lungometraggio merita il vostro tempo.

Sia chiaro: non sono qui per parlarvene dal punto di vista della cinematografia, della tecnica eccetera perché, oltre ad essere un banalissimo appassionato di serie TV e film, non posso considerarmi un critico o un esperto: quello che vi dico, ve lo dico di panza e di core, che è probabilmente uno dei motivi per cui leggete Nerdando.

Non ho alcuna intenzione, inoltre, di pretendere di scrivere un articolo senza imperfezioni, mi baso solo ed esclusivamente sulle mie sensazioni: è probabile che ne sappiate più di me, che lo avrete visto e rivisto mille volte e ne conoscerete a menadito retroscena et similia. In tal caso, bella per voi.

Se cercate saggi critici, opinioni altolocate, disquisizioni sulla bravura di Lynch, mi sa che avete sbagliato posto.

Anche se cercate spoiler, non ne troverete.

Il genere

Twin Peaks è una serie molto particolare: già chiedere quale sia il genere è una domanda che mi coglie in fallo.

Beh, di sicuro si tratta di un mosaico composito, si va dal thriller con sprazzi di paranormale, alla soap opera, alla commedia. Inquadrarlo in un genere particolare è difficile proprio perché è un qualcosa che ruppe gli schemi della televisione come era allora e a mio avviso detiene ancora tutta la sua carica di esperimento: guardando Twin Peaks oggi sono rimasto spaesato, pur avendo il mio consistente bagaglio culturale sulle spalle.

Era questo ciò che voleva Lynch? Non lo so, ma c’è riuscito allora e ci riesce anche oggi.

Vi riporto a tal proposito le parole della mia fidanzata, che dalla seconda puntata si è infognata da morire con questa serie: “Ma perché recitano così male? Perché tutta questa esagerazione?”

Si riferiva alla prima apparizione di Sarah Palmer, venuta a conoscenza della morte della figlia. È un impatto straniante, con un urlo esagerato. Il tuffo nella televisione del finire dello scorso secolo è particolare, ma ci si abitua subito, pur con lo stile particolare di Lynch che ti fa chiedere a più ripetizioni “Ma…ma perché? Che senso ha questa scena?”. Posso solo dirti: prosegui e non preoccuparti, fa tutto parte del gioco.

I personaggi

Un motivo del quale non ho alcun dubbio sul fatto che mi abbia fatto amare la creatura di Frost e Lynch sono i personaggi. Gli abitanti della cittadina più strana del mondo, gli agenti del FBI e tutti i comprimari vari ed eventuali sono interessanti. Tutti. Qualunque personaggio ha qualcosa che forse non va o forse sì, subodora di mistero, di irrisolto.

Tanti comportamenti che non quadrano perché c’è qualcosa dietro o perché semplicemente sono fatti così, ma tutti sono dannatamente approfonditi e caratterizzati. Non sempre sapremo spiegarci le loro motivazioni o i loro cambi di umore ma una cosa è certa: al termine della seconda stagione ce ne saremo in qualche modo innamorati e rivederli dopo un quarto di secolo ci farà sentire come di fronte a dei vecchi amici: con alcuni il tempo sarà stato clemente, con altri meno. Ma continuano ad essere dannatamente interessanti e ti sale proprio la voglia di sapere cosa diamine accade, è accaduto o accadrà a ciascuno di essi.

Potere di una buona scrittura? Bravura degli attori? Forse tutto questo con insieme un pizzico di una magia che Twin Peaks ha, ed è proprio quella parte insondabile che non riesco a comprendere e che me ne ha fatto innamorare.

La trama

Vi sarete resi conto che non ho ancora minimamente fatto accenno alla trama: tutti pensano che il mistero principale sia quello dello scoprire come è morta Laura Palmer e chi eventualmente l’ha uccisa. E ci sta tutto, perché chiaramente il mistero è la spina dorsale della serie.

Ad un certo punto però, durante la seconda stagione, Lynch e Frost furono costretti dal network a rivelare il mistero, donandoci poi una serie di puntate più fioche, incentrate su un’altra minaccia per i nostri protagonisti, una maggior enfasi sulle storie secondarie delle quali qualcuna molto meno interessante. Eppure, non era finita lì, perché nelle ultime puntate, con un gran colpo di reni, la serie si risolleva e gli orizzonti, improvvisamente, si spalancano.

D’accordo che non era tutto voluto, ma questa è classe: il mistero diviene globale, ancor più inquietante, più sottile, più disturbante: per questo le lamentele rivolte alla terza stagione, non completamente ambientate nella cittadina ma in parecchi luoghi, secondo me sono fuori luogo. La dimensione di ciò che la morte di Laura ha fatto venire a galla era maggiore di ciò che credevamo. Ma per scoprirlo ci sarebbero voluti 26 anni, nel tempo reale.

Un grande affresco, in cui la pennellata è lenta, lentissima, con tante deviazioni su particolari che a prima vista sono inutili ma che nell’insieme potrebbero dare un colpo d’occhio incredibile. Di sicuro, una incredibile macchina creatrice di trip mentali, macina di neuroni e bruciatrice di sinapsi.

L’ironia

Un ulteriore punto che mi preme sottolineare è quello dell’ironia: a me Twin Peaks fa ridere. Ci sono delle scene che mi hanno fatto sbellicare o anche delle semplici scenette non-sense o fuori contesto che mi fanno ridere tutt’ora quando ci penso. Mi fa ridere l’agente Cooper che descrive i piatti che mangia o il suo amore per il caffè, mi fa morire Albert con il suo sarcasmo, mi fa ridere Gordon con la sua sordità e Nadine con i suoi deliri. E tutto questo magari seguito da una scena che mette inquietudine con una inquadratura.

Mi fa ridere persino il Nano.

Anche questa è la grandiosità di Twin Peaks, che manca soltanto nel film Fuoco cammina con me, sicuramente il capitolo più oscuro di tutti. E anche lì, sinceramente è giusto così, l’avrei trovata fuori luogo.

La terza stagione

Se siete arrivati qui con l’intento di sapere se vale la pena riguardarsi le vecchie stagioni per godersi la nuova in corso di svolgimento o addirittura iniziarla ex-novo, io vi rispondo francamente sì, anche se mi rendo conto che non si tratta di un prodotto per tutti. Ma lo stesso vale anche per le vecchie stagioni e per il film, che è a mio avviso imprescindibile per guardare la nuova stagione.

Io vi consiglio una cosa: iniziate la prima stagione, guardate tutte le puntate fino alla terza.

Appena terminata la terza puntata, decidete se proseguire o no. Ma in quell’esatto momento, secondo me, sarete avvinti.

Ho deviato dal percorso, avete ragione e vi rispondo in modo secco: la terza stagione all’inizio è lenta, disconnessa ed è ancora più “lynchiana” per come si è evoluto lo stile di Lynch in questi anni. Ma è assolutamente meritevole di essere guardata se Twin Peaks vi è entrato nel cuore, non fosse altro per il magone che vi prenderà al rivedere i vostri beniamini.

Lynch  e Frost sanno benissimo quanto i veri appassionati siano affezionati ai personaggi e secondo me li stanno prendendo in giro, sogghignando. Ovviamente non vi dico nulla, ma quello che è in atto non si può chiamare fan service. Oppure sì? Di certo, non è il canonico fan service cui ormai tutti sono abituati perché la nostalgia vende!

La terza stagione non è solo questo: vi ripeto quello che vi ho accennato prima, proseguite che sono convinto che tutti i nodi torneranno al pettine e se non lo faranno sarà stata comunque una strana ed affascinantissima avventura…

Un mosaico affascinante

Non so se ho esaurito ciò che avrei voluto dirvi, perché di motivi potrei trovarne a iosa, ma il motivo principale sarebbe comunque quello: l’insieme di tutti questi ingredienti, e solo l’insieme, che rendono Twin Peaks uno show grandioso, che regge la prova del tempo e lo sfida, un unico film di circa 3000 minuti che ha fatto e continua a fare la storia della TV.

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