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Horizon: Zero Dawn – Capolavoro al femminile

Horizon: Zero Dawn

Recensione

Ho sempre pensato che siano sufficienti pochi attimi per rendersi conto di essere di fronte a qualcosa di eccezionale e se devo essere onesto, nel caso di Horizon: Zero Dawn questa consapevolezza mi ha letteralmente travolto sin dall’inizio dell’avventura. Per quanto oggettivamente lente e incapaci di trasmettere la realtà intensità di un’avventura che si schiude in maniera tanto graduale quanto inesorabile, le primissime fasi della storia hanno infatti palesato una cura per i dettagli quasi ossessiva, evidenziando quanto Sony, quando si parla di esclusive, non voglia davvero lasciare mai nulla al caso.

Storia

Tutto, a partire da una storia curatissima e davvero appassionante, denota infatti il chiaro desiderio del team di sviluppo di stupire e convincere, e non con i soliti specchietti per le allodole che siamo soliti vedere con sempre maggior frequenza, ma con basi quantomai solide. L’avventura di Aloy, di cui non vi svelerò assolutamente al fine di permettervi di apprezzarla in prima persona, non è infatti il solito, prevedibile polpettone, ma a dispetto di apparenze molto surreali, possiamo definirla un vero e proprio spaccato della società moderna.

Ed è proprio questo che mi ha lasciato stupefatto. A dispetto dei suoi meravigliosi dinosauri robotici, delle sue sublimi ambientazioni e di un gameplay preciso e convincente in ogni momento, quello che ho amato di più di Horizon: Zero Dawn è stato il modo in cui ha dipinto e in qualche modo “raccontato” l’umanità. Nel bene e nel male. E quando un gioco riesce a sdoganare temi abbastanza delicati senza scadere nel banale, nello squallido e nel prevedibile, raccontandoli al contrario con il giusto equilibrio, allora sì che si può parlare di capolavoro. Specie se come in questo caso, a sostenere una narrazione di altissimo livello con personaggi ottimamente caratterizzati, ci sono anche un gameplay di prim’ordine e un comparto tecnico a tratti inarrivabile.

Gameplay

Ciò in cui Horizon: Zero Dawn eccelle veramente, almeno sotto il profilo puramente ludico, è tuttavia il gameplay, forte di meccaniche così rifinite che risulta difficile convincersi del fatto che gli sviluppatori, fino a oggi almeno, si fossero dedicati solo a degli shooter. Eppur il loro debutto nel campo degli action-rpg open-world risulta quantomai pregevole, regalandoci una lunga serie di combattimenti ricchi di ottime variabili tattiche e, soprattutto, tanta adrenalina.

Complice la presenza di un gran numero di nemici, ognuno dei quali presenta comportamenti e caratteristiche uniche, e soprattutto di svariati armamenti differenti, ogni singolo scontro risulta infatti tanto intenso quanto affascinante sotto il profilo della spettacolarità, limitando così al minimo la noia che potrebbe derivare da un sistema di progressione fortemente incentrato sulla raccolta di risorse e, di riflesso, sul crafting.

A differenza di altri esponenti del genere Horizon: Zero Dawn dedica infatti ampio spazio al crafting – forse troppo, a dire la verità – ma ciò non toglie che le dinamiche che lo caratterizzano siano comunque perfettamente integrate in una progressione davvero ben bilanciata, arricchita peraltro da svariati elementi di stampo ruolistico. Tante sono infatti le abilità con cui è possibile migliorare le capacità di Aloy nel corso dell’avventura – opportunamente divise in tre skill-tree ben definiti – e considerando il fatto che ciascuna abilità sbloccata garantisce un impatto tangibile e immediato sull’esperienza, avanzare nel mondo di gioco completando missioni principali e secondarie, risulta sempre piacevole e stimolante.

L’unico difetto… almeno per qualcuno

E i difetti? Difficile trovarne a dire il vero, ma se proprio dovessi essere messo con le spalle al muro una cosa la direi: in un’esperienza di tale impatto visivo, di tale spettacolarità in termini di gameplay, mi sono sentito spesso e volentieri uno spettatore piuttosto che un vero protagonista. Il fatto che la presenza di dialoghi a scelta multipla non si traduca in conseguenze a lungo termine mi ha fatto leggermente storcere il naso – pur non limitando in alcun modo la qualità dell’esperienza – ma questo perché l’universo proposto da Horizon: Zero Dawn è così bello e unico nel suo genere, da farti desiderare di poterlo davvero condizionare, anziché assistere ad una sua evoluzione palesemente prestabilita.

Comparto tecnico

E infine una doverosa nota di merito non può che andare alla realizzazione tecnica, sublime sotto ogni possibile punto di vista tanto su PS4 Pro, dove ovviamente raggiunge il suo massimo splendore, che su PS4 standard, affinché gli “early adopters” della console Sony non siano costretti a dover sopportare compromessi di alcun tipo (qualcuno ha detto The Last Guardian…?). Una direzione artistica magistrale, impreziosita da un sistema d’illuminazione che dona un grado di realismo inaspettato all’intera avventura, rendono infatti Horizon: Zero Dawn una vera gioia per gli occhi, e se a questo aggiungiamo anche una colonna sonora di ottimo spessore e un doppiaggio davvero convincente, è facile rendersi conto di quanto sia facile perdersi nell’affascinante realtà fantasy creata dai ragazzi di Guerrilla Games.

Conclusioni

Horizon: Zero Dawn è uno di quei rarissimi prodotti che non solo giustificano da soli l’acquisto della loro console di riferimento, ma che rappresentano una profonda testimonianza di quanto il mondo dei videogiochi si sia effettivamente evoluto nel corso degli ultimi anni. E credetemi, giocando a questo titolo vi verrà una voglia matta di portarvi a casa un televisore che supporti il 4K…

Nerdando in breve

Con Horizon: Zero Dawn i ragazzi di Guerrilla Games hanno dimostrato ancora una volta il loro talento, realizzando quello che ad oggi possiamo considerare a tutti gli effetti non solo la loro migliore creazione, ma una delle vere killer application disponibili su PS4.

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