Filosonerdando

Non guardo serie TV

Twin Peaks

Le serie TV rappresentano il futuro dell’intrattenimento, forse. Di sicuro sono il presente: il numero di serial è in continuo aumento ed il pubblico è vasto ed in crescita. Ormai sembra che, con chiunque si parli, segua almeno una serie, spesso più di una.
In passato per me è stato lo stesso: per ogni giorno della settimana avevo la puntata da vedere, seguendo l’uscita delle stesse nei paesi d’origine, USA o UK che fosse.

Poi, a poco a poco, alcune come How I Met Your Mother o Misfits sono finite, mentre altre come New Girl o Game of Thrones sono diventate obbrobri incommentabili e così ho iniziato a vederne sempre meno, finché non ho sostanzialmente smesso, non trovando la voglia di cominciarne di nuove.

Eppure la scelta non manca! Di serie che dovrei trovare interessanti ce ne sono a bizzeffe e mi è capitato più e più volte di vederne una o due puntate; nonostante ciò, non sono riuscito ad appassionarmi ad alcuna.

Come mai? Ho trovato una serie (c’era una leggera ironia nella scelta di questa parola? n.d.Tencar) di ragioni.

Innanzitutto perché ho seri problemi di attenzione: stare davanti allo schermo di un pc a guardare qualcosa senza fare niente mi mette in difficoltà e mi riesce solo se quello che sto guardando è veramente interessante. Troppo spesso, però, i ritmi di una puntata di una serie tv sono altalenanti, con momenti che sono inevitabilmente più morti, spesso anche nel mezzo di una puntata; momenti in cui a me viene voglia di iniziare a fare altro.

Qui veniamo al problema per me fondamentale: le serie TV hanno un sacco di costrizioni che altri format, come film o cartoni, non hanno. Costrizioni dovute alla presenza degli attori, che a volte non hanno tempo e causano l’assenza ingiustificata dei personaggi che interpretano, e soprattutto costrizioni dovute al tempo.

Ogni episodio deve dedicare del tempo ad ogni filone narrativo per tante ragioni (tipo per tenerlo vivo nella mente degli spettatori o per ragioni contrattuali con gli attori), anche se alcuni hanno chiaramente meno necessità di altri, creando uno squilibrio nella narrazione che personalmente mi irrita e mi allontana.

Questo è il motivo per cui trovo che le sit-com siano l’unico genere in grado di sfruttare veramente il format. Prendiamo un capolavoro tipo Scrubs: in ogni puntata ci sono generalmente tre filoni narrativi; alcuni sono più interessanti di altri e, detto sinceramente, spesso uno dei tre è piuttosto inutile e banale. Tuttavia in tutti e tre troviamo sempre gag e situazioni comiche perfettamente riuscite, così che uno nemmeno bada a ciò che effettivamente sta venendo raccontato in quell’arco narrativo, qualora non fosse qualitativamente valido.

D’altro canto, in una serie di un genere diverso dalla comedy questo discorso non si può fare: un filone che occupa circa un terzo (ma anche solo un quarto) dell’episodio e non è interessante mi rovina totalmente la visione e l’intrattenimento e spesso, purtroppo, nemmeno solo per quella puntata, ma anche per quelle successive, in quanto il contenuto di “riempimento” è semplicemente brutto e finisce per creare storture per quanto avviene successivamente.

Questa è la ragione principale che mi ha allontanato da varie serie che seguivo: una puntata con una o due cose idiote mi rovina totalmente il gusto di vedere quelle successive, perché non riesco a cancellare dalla mia memoria quanto avvenuto in precedenza.

Ammetto che è prevalentemente una mia caratteristica: sono iperanalitico (ed ipercritico) su ciò che vedo e non faccio altro che rimuginare su ogni piccolo dettaglio; mi capita spesso di trovare incongruenze che emergono tra un episodio e l’altro e mi fanno passare la voglia di guardare una determinata serie.

In sostanza, le serie TV risentono di problemi dovuti alla natura stessa del proprio format che, salvo nel caso delle commedie, mi impediscono ormai di apprezzarle. Qualche volta ci provo ad iniziare qualcosa di nuovo, ma solitamente fallisco: molto meglio leggermi un fumetto o un libro.

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