Altre nerdate

Get me out – L’escape room horror di Milano

Escape room!

Escape room!

Le mode, si sa, sono come le maree. Arrivano all’improvviso e coprono tutto quello che incontrano. Quest’anno è esplosa, anche da noi, la moda dell’escape room. Un’idea simpatica e intelligente per passare un’ora con degli amici in cui mettere alla prova le proprie capacità investigative e logico-deduttive.
Lo scopo del gioco è molto semplice: si viene rinchiusi in una stanza e, dal quel momento, si hanno a disposizione 60 minuti per uscire.
Come? La stanza è disseminata di indizi, indovinelli, lucchetti e casseforti da aprire. In poche parole, è un’avventura punta e clicca dal vivo (infatti “escape the room” è anche un genere di videogiochi) in cui si confrontano le capacità degli investigatori e quelle degli organizzatori.
A concludere il quadro, poi, c’è il tema della stanza; qui l’unico limite è la fantasia: si va dal medioevale, all’ispirazione leonardesca, al vittoriano, alla prigione, fino, ovviamente, all’horror.
La stanza che ho affrontato, armato di coraggio e di quattro capaci amici esperti di gioco di ruolo (come me), è stata la clinica horror. Immersi in una penombra disturbante, con sangue rappreso alle pareti e resti anatomici piuttosto raccapriccianti, abbiamo ricevuto l’invito a scoprire i segreti di un morbo pericolosissimo.
A nostra disposizione i classici 60 minuti, un paio di pile e le nostre cellule grigie, come diceva Hercule Poirot; contro di noi, invece, la celebre voce di Saw, un sottofondo musicale inquietante e la sensazione di essere costantemente osservati.

Per non rovinare il gioco a chi lo volesse affrontare, non posso dilungarmi in dettagli o particolari degli enigmi. Posso però dire che l’ambientazione si è rivelata disturbante al punto giusto, e ci ha regalato un paio di autentici spaventi. Alla fine abbiamo fallito la nostra missione per una manciata di secondi, ma devo dire che vedere i minuti che passano inesorabilmente, mentre ci si spacca la testa per mettere insieme i pezzi, è un’esperienza ansiogena al punto giusto, mentre scoprire che il ragionamento su un particolare enigma era corretto e vedere che quel maledetto lucchetto si apre, regala una scarica di adrenalina senza precedenti.

In conclusione è un’esperienza da fare, un modo nuovo, diverso e intelligente di passare una serata con pochi amici (nella stanza possono entrare al massimo cinque persone).
Le escape room si stanno moltiplicando un po’ ovunque, nelle grandi città, ma il mio consiglio è di provare le due stanze di Get Me Out, la prima escape room aperta a Milano e, a detta di molti, la migliore di tutte.

Così vicini...

Così vicini…

To Top