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Until Dawn – Scegli tu come macchiarti le mutande

Until Dawm

Until Dawm

“Se una farfalla sbatte le ali a New York, a Hong Kong si scatena una tempesta” – chi non ha mai sentito parlare almeno una volta dell’effetto farfalla? L’imprevedibilità delle conseguenze che un piccola e semplice azione può innescare è argomento di numerosi studi e dibattiti, e anche il mondo creativo ha cavalcato quest’onda, a volte con semplici citazioni (vedi il primo Jurassic Park), altre con film proprio sul tema (The Butterfly Effect, Sliding Doors). Ma oggi non parliamo di film ma di videogiochi: e se ogni vostra scelta cambiasse gli esiti dell’avventura? E se un piccolo dettaglio, una piccola scelta commessa in passato vi permettesse di salvare la pelle nel momento in cui uno psicopatico vi sta inseguendo? Andiamo a giocare ad Until Dawn, ultima esclusiva PS4 ad opera dei Supermassive Games e pubblicato da Sony stessa, un titolo dalle forti tinte horror dove ogni scelta modificherà lo svolgersi dell’avventura. Preparate un paio di mutande in più, non si sa mai.

La trama di base di Until Dawn è semplice, e si rifà ad alcuni cliché del cinema horror. Ci troviamo in un’antica riserva montana, Blackwood Pines, dove è situata la villa della famiglia di Josh e delle sorelle gemelle Hannah e Beth. I ragazzi sono in compagnia di altri sette amici (Samantha, Mike, Jessica, Emily, Matt, Ashley e Chris) che però, da perfetti bastardi in stile collegiale americano, organizzano un perfido scherzo ai danni di Hannah, innamorata di Mike, che crede di aver ricevuto dal bellimbusto un invito a recarsi in camera sua per un po’ di sano movimento. Una volta lì, la ragazza inizia a spogliarsi, ma dall’armadio e da sotto il letto spuntano fuori i restanti amiconi, muniti di telecamera, che prendono in giro la malcapitata che ovviamente fugge via dalla villa e svanisce nell’oscurità dell’adiacente foresta. La sorella Beth corre a perdifiato per trovarla e riportarla a casa, cosa che le riesce in parte poiché, una volta ricongiunta alla sorella, si accorge che c’è qualcuno che le sta seguendo, qualcuno di non molto amichevole – ancor meno degli amici rimasti nella villa. La fuga delle ragazze ovviamente finisce tragicamente, e gli otto devono convivere con il senso di colpa per il loro triste scherzo, ma Josh decide, ad un anno esatto dalla tragica morte delle sorelle, di invitare tutti nuovamente in montagna per esorcizzare l’accaduto e trovare la pace. Cosa che ovviamente non è possibile, dato che, sin dai primi momenti dell’arrivo dei ragazzi si verificheranno strani eventi e strane coincidenze, con l’aleggiare di una figura misteriosa di un presunto psicopatico che si aggira nella foresta e che ogni tanto lascia dei segnali non proprio incoraggianti come la testa di un maiale su di un cartello con scritto “BENVENUTI” col sangue. La cosa puzza – e non mi riferisco al maiale – ma c’è qualcosa che non quadra, perché ad un certo punto i ragazzi inizieranno a sentirsi ancor più minacciati da oscure presenze e dalla storia di un antico incidente in miniera… Insomma, i presupposti ci sono. Ora dividetevi, da bravi, così facilitiamo il tutto.

Seguendo ciò che con Heavy Rain e Beyond: Two Souls la Quantic Dream ha ottimamente sviluppato, ossia il gioco che più che una sfida di abilità diventa una sfida sulle scelte e sul tempismo, Until Dawn stimola la nostra curiosità nel momento in cui ci chiediamo “questa scelta modificherà tutto?” e, a volte, avremo anche poco tempo per decidere che fare. Sostanzialmente l’esperienza di Until Dawn si prova seguendo tre tipologie di gioco: fase esplorativa, con ricerca dei punti d’interesse facilmente individuabili tramite una luce che si accenderà nel momento in cui inquadrerete l’oggetto/la porta/quelcheè con la levetta destra che comanda la visuale; fase di scelta all’interno di dialoghi e/o di situazioni particolari, tipo “ci rimetto un paio di falangi o il machete?”, e infine la parte di quick time event che, a volte, appariranno durante le cut scenes e altre volte in seguito a delle scelte più dinamiche, del tipo “sali arrampicandoti sul lato sicuro ma più lentamente oppure cerchi di saltare sulla sporgenza più difficile ma che ti darà quel secondo di vantaggio che può essere cruciale per salvare la vita del tuo amico?”. La tensione, al di là dell’aspetto più grafico, deriva proprio dal fatto che non sai mai a cosa porterà la scelta che farai, perché a volte un dettaglio può salvarti le chiappe molto più avanti nel gioco oppure può lasciare scoperto un personaggio rispetto ad un altro. La responsabilità la si sente, perché ovviamente l’obiettivo finale sarebbe quello di restare tutti vivi fino alla fine. Sarebbe.

Al di là dei cliché sempre validi – il rumore proveniente da lontano, un’ombra tra gli alberi, eventi inspiegabili, un manicomio in disuso e macabri ritrovamenti – Until Dawn riesce a mantenere sempre alto il livello di tensione del giocatore, e più di una volta farete un salto sulla sedia. La storia si dipanerà bene sullo schermo, ad un certo punto vi sembrerà anche di aver capito tutto ma il gioco vi stupirà con dei colpi di scena e dei ribaltamenti di situazione alquanto inaspettati. Il punto di forza è dato dal fatto che, nonostante la semplicità delle fasi di gioco, la struttura a film, suddivisa in 10 capitoli ognuno ricoprente un’ora di tempo fino all’alba, vi terrà incollati allo schermo per concludere l’avventura e dare una soluzione a tutti i misteri, cercando di mantenere in vita tutti i personaggi. A proposito dei personaggi, ho apprezzato tantissimo la presenza di alcuni volti noti come Hayden Panettiere (Claire di Heroes, ma qui non fa la cheerleader nonostante la si debba comunque salvare), Rami Malek (il faraone de Una notte al Museo), Brett Dalton (l’agente Ward di Agents of Shiled) ma soprattutto un eccezionale Peter Stormare (Lucifero in Constantine con Keanu Reeves) che interpreta un personaggio di cui non voglio svelarvi nulla ma che vi sorprenderà alla fine di ogni capitolo. C’è da dire che la caratterizzazione dei personaggi ve li farà risultare tutti abbastanza antipatici all’inizio del gioco, ma man mano che proseguirete sarete voi stessi a plasmare la loro essenza. La grafica del gioco, inutile dirlo, è pazzesca, con una cura delle espressioni che rasenta la perfezione.

Insomma, Until Dawn è un gioco-film che mi sento di consigliare a tutti gli amanti del genere horror che vogliono rivivere le atmosfere alla “Non aprite quella porta” con una punta di “Saw”, il tutto condito da un ampio contorno di “Supernatural”. La longevità è garantita dalla possibilità di rigiocare i capitoli per vedere cosa può succedere compiendo delle scelte diverse. Da giocare con la giusta atmosfera e, se siete sensibili, con un po’ di mutande di scorta. Non si sa mai.

Menzione d’onore: me ne sono crepati tre, di personaggi, purtroppo tutti nelle ultime fasi di gioco. Uno perché ho abusato di un momento “bullet time”, una perché sono caduto in una trappola come uno scemo, l’ultima perché mi si è mosso il joypad quando non si doveva muovere. Vabbè, dai, ci può stare.

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