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Sherlock: le citazioni dai libri – Stagione 1

Vi siete mai chiesti quante citazioni dai libri sono presenti in Sherlock, così ben nascoste da passare inosservate?

La serie inglese, giunta ormai alla quarta stagione, ha conquistato tutti.
Prendere avventure e personaggi creati da Sir Arthur Conan Doyle e rivisitarli, aggiornandoli alla contemporaneità, si è rivelata un’idea vincente.
La coppia di autori (Mark Gatiss e Steven Moffat) nutre comunque estremo rispetto per il canone originale: ecco allora spuntare easter eggs e citazioni delle opere originali, disseminate in lungo e in largo tra gli episodi. Strizzatine d’occhio che potrebbero essere passate inosservate ad una prima visione: abbiamo quindi pensato di raccoglierle in una serie di articoli, ognuno dei quali relativo ad una stagione. Cominciamo oggi con la prima.

Episodio 1 – Uno studio in rosa

Una serie dedicata a Sherlock Holmes non poteva che aprirsi prendendo spunto dal primo romanzo in cui il famoso investigatore fa la sua comparsa. “Uno studio in rosa” altro non è, infatti, che la versione aggiornata di “Uno studio in rosso“. La sfumatura più chiara del colore che dà il titolo all’episodio è un riferimento all’abbigliamento della vittima che, nella versione televisiva, appare ossessionata da questo colore. I riferimenti al romanzo sono molti, come ci si aspetterebbe, ma qualcosa viene preso anche da altre opere canoniche.
Riguardo al Dottor Watson, per esempio, si fa notare come sia affetto dai postumi di una vecchia ferita che si rivelano, però, essere di natura psicosomatica. Nei racconti e romanzi, Conan Doyle fa frequentemente riferimento alla vecchia ferita di Watson, collocandola però in parti del corpo di volta in volta diverse: una distrazione che gli autori dello show televisivo hanno pensato di rendere con questa spiegazione.
Sherlock inoltre ha un blog intitolato “La scienza della deduzione“: questo titolo viene utilizzato per un capitolo proprio in “Uno studio in rosso” e anche ne “Il segno dei quattro”.
Durante le indagini, Sherlock ricostruisce la relazione tra il sergente Donovan e Anderson anche attraverso l’odore del deodorante di uno dei due: ne “Il mastino dei Baskerville” l’investigatore faceva una brillante deduzione partendo dal profumo di uno dei personaggi.
La descrizione del cellulare di Watson, da cui Sherlock riesce a dedurre le abitudini del precedente proprietario, è un riferimento all’analoga descrizione dell’orologio da taschino di Watson ne “Il segno dei quattro“.
Nell’episodio la polizia rinviene una scritta incompleta nella stanza della vittima che recita “RACHE” ed ipotizza che si tratti del termine tedesco per “vendetta”. Sherlock, invece, scopre che si riferisce al nome Rachel: in “Uno studio in rosso” l’interpretazione corretta della parola è proprio “vendetta” in tedesco, mentre la polizia crede erroneamente che indichi il nome Rachel.
La signora Hudson fa riferimento a una certa signora Turner che vivrebbe nella casa a fianco: il riferimento è a “Uno scandalo in Boemia“, in cui Conan Doyle chiama la signora Hudson erroneamente signora Turner.
L’sms che Watson riceve da Sherlock è praticamente lo stesso messaggio che il personaggio riceve nel racconto “L’avventura dell’uomo carponi“.
Nell’episodio si fa riferimento alla dipendenza da nicotina di Sherlock e il “problema da tre cerotti” sembra un rimando al “problema da tre pipe” de “La lega degli uomini dai capelli rossi“. I riferimenti alla dieta di Mycroft sono invece dovuti al fatto che nelle opere di Conan Doyle il personaggio sia descritto come piuttosto pingue.
Durante l’episodio Sherlock pronuncia la frase “il gioco è cominciato”, riferimento al racconto “L’avventura di Abbey Grange“.
Infine, il tassista è affetto da aneurisma, così come l’assassino nel romanzo “Uno studio in rosso”.

Episodio 2 – Il banchiere cieco

Il secondo episodio della prima stagione non prende spunto da un romanzo ma da un racconto breve: la trama, infatti, è ispirata per la maggior parte da “L’avventura degli omini danzanti” ma contiene riferimenti anche al romanzo “Il segno dei quattro“. All’inizio dell’episodio, inoltre, c’è un rimando diretto al racconto “I cinque semi di arancio“, indicati da Sherlock come un mezzo utilizzato nei tempi passati per esprimere minacce. L’utilizzo di messaggi in codice, comunque, può essere riferito anche a “La valle della paura“, in particolare riguardo all’utilizzo di un libro per decifrarli. Da “Il segno dei quattro” deriva invece la presenza di una vittima in una stanza chiusa dall’interno.
Watson viene scambiato per Sherlock Holmes e quindi catturato dalla banda di malviventi: l’idea è presa da “L’uomo dal labbro spaccato“.

Episodio 3 – Il grande gioco

La trama principale dell’episodio è ispirata a “L’avventura dei piani Bruce-Partington” ma i riferimenti non si limitano a questo racconto. Da “Uno studio in rosso” derivano la noia di Sherlock tra un caso e l’altro e l’ignoranza dell’investigatore in materia astronomica. Durante le indagini, Sherlock chiede a John cosa riesce a dedurre da un paio di scarpe da ginnastica: qualcosa di simile accadeva ne “L’avventura del carbonchio azzurro” e in “Un caso di identità“.
Per ingannare l’attesa di un caso interessante, Sherlock spara al muro formando un volto sorridente con i proiettili: ne “Il cerimoniale dei Musgrave” incideva con lo stesso procedimento le iniziali della regina. Le investigazioni riguardo la morte di Connie Prince, in particolare l’idea del tetano proposta da John, prendono spunto da “L’avventura del portabandiera in pensione“.
Il confronto finale tra Sherlock e Moriarty ricalca quello che avviene nel racconto “L’ultima avventura“. La rete di senzatetto che Sherlock utilizza per le proprie indagini è presente anche in numerosi racconti del canone.

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