Fumetti & Libri

Dei delitti e delle pene – La Bestia

La Bestia

Recensione

Era da tempo che non mi capitava: sono passato per caso in un’edicola e ho notato una copertina dai colori sgargianti da fumetto giallo anni ’60/’70. Incuriosito compro, a 9.90€ per 300 pagine, il volume cicciotto edito da Bonelli (appartenente alla vecchia/nuova collana dei Romanzi a fumetti) e inizio a leggere il fumetto – La Bestia di Bruno Enna e Luigi Siniscalchi – a scatola chiusa. Risultato? Non me ne sono pentito.

Trama

Nel 1969 imperversa il cosiddetto mostro di Sacramento. Il principale sospettato viene arrestato da due poliziotti, uno dei quali dai modi violenti. Grazie ad un astuto giornalista, la cattura diventa un caso mediatico ma non tutti ne traggono benefici. E dieci anni dopo, una giovane agente dell’FBI rimette tutto in discussione…

La storia

Il serial killer è una figura forse fin troppo mitizzata a cominciare dal capostipite moderno Jack lo Squartatore. Film, libri, serie tv, musica e fumetti (non serve che nomini From Hell, giusto?), nessuno sfugge al richiamo dell’assassinatore seriale, figura spesso dai risvolti melliflui e intriganti. Dopo un certo boom tra anni ’80 e ’90 del genere, sia al cinema che in libreria, il giallo è calato in popolarità, rimanendo confinato sul piccolo schermo e nemmeno in serie di alto spessore (così mi dicono, io la TV non la guardo). Neppure in fumetti recenti ricordo storie o serie poliziesche memorabili ultimamente. In Italia poi, dalla chiusura di Nick Raider, il poliziesco/thriller è praticamente un genere estinto.

Quindi La Bestia colma un vuoto, per certi versi: quello del thriller poliziesco con caccia al killer, dove non conta solo chi è il colpevole, ma che vuole creare tensione e inquietudine. Un tipo di storia magari non originale a tutti i costi (e quindi niente alieni-killer) ma che punta a farci sfogliare le pagine velocemente per sapere come andrà a finire.

Il mistero potrebbe essere facilmente risolvibile da un lettore smaliziato, ma non è quello il punto della storia, quanto piuttosto entrare nel giusto mood e farsi trasportare dalle atmosfere inquietanti. La violenza non è più eccessiva di un normale thriller ed è vagamente più forte di un fumetto Bonelli medio, ma non credo che serva far vedere chissà cosa per creare violenza e brividi. Semplicemente, si mostra quello che è necessario per mantenere alta la tensione, se volete del gore, leggetevi Cannibal Family o roba del genere.

Enna dice che si è ispirato a film del periodo che amava molto a cui io aggiungo Zodiac di David Fincher. C’è anche un po’ di Thomas Harris (quello de Il Silenzio degli Innocenti) con i vezzi del serial killer, tra citazioni letterarie e rose.

I disegni

A dare vita alla storia c’è un veterano Bonelli come Luigi Siniscalchi (nominate una serie Bonelli e lui probabilmente ha disegnati un paio di numeri). Siniscalchi ha uno stile nervoso, secco e spesso spigoloso. Ideale per una storia come questa, basata sull’atmosfera e non sull’azione.

I personaggi sono tutti immediatamente riconoscibili e ben definiti e sono ottimamente inseriti nel contesto storico. Ad esempio, il personaggio principale (Mary Jane) sfoggia per larghi tratti della storia un’acconciatura che più anni ’80 non si può (no, non è rossa, ma bionda). C’è anche quell’abitudine un po’ fastidiosa e un po’ interessante di usare i tratti di attori famosi per alcuni personaggi (qui in particolare c’è Donald Sutherland).

I disegni sono a mio avviso ben inseriti nella storia, rappresentano al meglio la violenza (più implicita che altro) e aumentano il coinvolgimento. Magari non è lo stile più classico che vi viene in mente, ma nel contesto della trama è molto azzeccato e mi è piaciuto parecchio.

Due parole sulla copertina, che alla fine è stata la ragione per cui ho comprato il volume. Colori accessi, grafica sbilenca e personaggio inquietante in primo piano, insomma sembra una copertina di Kriminal o di uno di quei fumetti shoccanti degli anni ’70. Bellissima.

Nerdando in breve

Si dice che d’estate, per passare tempo sotto l’ombrellone, non c’è niente di meglio di un libro poliziesco. Se la cosa fosse vera (e un po’ lo è), direi che non c’è fumetto migliore di questo per iniziare a lavorare sull’abbronzatura.

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