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Prey – Quando reboot fa rima con capolavoro

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Recensione

Quando si sente parlare troppo di un prodotto il rischio di vederlo crollare sotto il peso delle sue stesse aspettative è spesso più concreto di quanto si voglia ammettere ma… voglio rassicurarvi subito: non è il caso di Prey. E a dirla tutta lo si poteva sospettare sin dal giorno in cui gli Arkane Studios e Bethesda, ben consapevoli di avere per le mani un titolo di altissima qualità, hanno sfornato una demo pubblica di un’ora senza la minima preoccupazione.

“Siamo certi che vi piacerà”, hanno detto gli sviluppatori prima di rilasciare la versione dimostrativa del gioco e… così è stato, alla faccia di tutti coloro che erano già lì pronti a lanciarsi sui pulpiti virtuali di mezzo mondo per gridare allo scandalo. E questo perché Prey potrà anche non piacere – come qualsiasi altro prodotto, in fondo – ma nessuno potrà certo negare l’oggettiva bontà di un prodotto che sembra non avere alcun reale punto debole.

Storia

La cosa che mi ha colpito più di Prey sin dai suoi primissimi minuti è senza alcun dubbio il grande taglio cinematografico dato alla componente narrativa, sostenuta non solo da una sceneggiatura di altissimo livello che alterna momenti di soffocante calma con picchi di enorme angoscia, ma soprattutto dalla cura per i dettagli riservata al contesto. Audiolog, documenti, computer che nascondono corrispondenza privata… tutto è funzionale ad arricchire l’atmosfera e rafforzare la credibilità del contesto, e se a questo aggiungiamo anche un ottimo doppiaggio in Italiano e un comparto tecnico artisticamente notevole, è facile intuire quale sia l’effettivo grado di coinvolgimento che si prova vestendo i panni di Morgan Yu.

Non vi svelerò ciò che nasconde la sua persona nonché il suo stesso viaggio, ma sappiate che l’influenza di brand come quello di Alien è evidente e questo sicuramente può darvi una vaga di idea di quale sia il ritmo dell’avventura proposta. Un’avventura dai toni cupi e, come accennato, estremamente soffocanti che non lesina sui colpi di scena, le macabre sorprese e le scioccanti rivelazioni, il tutto senza far ovviamente mai mancare parecchia azione, in scontri davvero molto appariscenti, per quanto a tratti forse un po’ troppo caotici.

Gameplay

I canoni tipici della tradizione fantascientifica si mischiano infatti con intense fasi di combattimento con una credibilità di fondo davvero straordinaria, offrendo dunque un’esperienza appagante tanto sotto il profilo dell’immedesimazione quanto in termini di azione. E personalmente posso dire di aver provato emozioni simili solo ai tempi del primissimo BioShock, titolo a cui si ispira in maniera a tratti abbastanza evidente senza tuttavia scadere mai nel plagio come invece molti hanno voluto far credere.

Armamenti mai banali e, soprattutto, un sistema di progressione che garantisce costanti stimoli lungo tutto il corso di un’avventura in cui niente sembra essere stato trascurato. Insomma, una nuova, innegabile testimonianza di quanto il marchio di Arkane Studios sia ormai sinonimo di assoluta qualità. Alla faccia di chi credeva che la compagnia non fosse in grado di gestire lo sviluppo di due prodotti del calibro di Prey e Dishonored 2 nell’arco di un tempo tutto sommato abbastanza ravvicinato.

I combattimenti

L’unico vero limite dell’esperienza è rappresentato dalla frenesia delle fasi di combattimento, che a tratti tendono a essere difficili da gestire anche a causa di comandi non sempre reattivissimi, ma complessivamente parlando è difficile non constatare come tutto il resto dell’offerta ludica compensi ampiamente problematiche di questo genere. Le svariate abilità sbloccabili, la cui scelta influenza il ritmo stesso dell’epopea di Morgan, ne sono un esempio lampante: il loro numero non è infatti solo notevole ma la possibilità di combinarne l’uso con le armi disponibili per accrescere esponenzialmente le variabili dei combattimenti, è qualcosa che già di per sé garantisce e soprattutto giustifica almeno due run complete. E in questo senso si dimostra fondamentale anche la struttura dell’avventura, che offre totale libertà interpretativa, permettendoci di affrontare o ignorare svariate missioni secondarie (funzionali a una migliore e più completa comprensione dell’universo di gioco) mentre si perseguono ovviamente le quest principali.

Grafica e Sonoro

Per chiudere infine non posso non parlare della realizzazione tecnica e, in generale, della direzione artistica, davvero di altissimo livello. Prey non offre infatti solo un impatto visivo notevole, sin dai primissimi minuti, ma il sapiente utilizzo degli effetti sonori per arricchire l’atmosfera, nonché una colonna sonora e un doppiaggio di spessore, si traducono in un’esperienza estremamente intensa e soprattutto credibile, per quanto surreale. Restare indifferenti di fronte ad un universo di gioco così, sarà davvero difficile per chiunque.

Conclusioni

Per chiudere dunque, Prey è da considerarsi un prodotto estremamente solido e convincente che, nel complesso, offre un’esperienza solida e longeva lungo tutto il suo corso senza mai lasciare spazio a quel leggero senso di noia o monotonia che invece caratterizza molte produzioni del medesimo genere.

Nerdando in breve

Prey è senza alcun dubbio un titolo da provare e assaporare dall’inizio alla fine, alla faccia di chi ultimamente parla di “singleplayer in crisi”.

Trailer

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