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Nameless – Senzanome: mistica nello spazio profondo

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Recensione

C’è stato un tempo non lontanto in cui andavo pazzo per Grant Morrison e leggevo e recuperavo quanta più roba sua possibile. Poi il buon Grant è passato definitivamente alla Distinta Concorrenza, ha iniziato a scrivere una marea di roba e l’ho perso di vista. Per cui un po’ a sopresa mi ritrovo a leggere Nameless, tra le ultime fatiche del nostro, appena pubblicata in volume da saldaPress.

Trama

Un uomo che si chiama Senzanome fa dei sogni strani, si sveglia strillando che piove merda ed è catturato da dei tizi con una maschera da pesce. Siamo alle prime cinque pagine e già non ho capito niente. E siamo solo all’inizio.

Dopo altre peripezie, Senzanome finisce in un piano per salvare il mondo dalla collisione con un asteroide. Il nostro protagonista infatti è un esperto di magia e occulto e l’asteroide è più di quel che sembra.

Where is my mind?

Questa la premessa del fumetto, ma in realtà già dal secondo numero, la situazione non è poi così lineare. Infatti quello che all’inizio sembra uno strambo e interessante incrocio tra Armageddon e L’Esorcista diventa sempre più complicato, con suggestioni tra Alien, David Lynch, Lovecraft e Authority (quello di Warren Ellis). A Morrison di salvare la Terra importa poco, dei personaggi (Senzanome a parte) ancora meno. Quello che conta è la simbologia.

È lo stesso Morrison, nelle note a fine volume, a parlare un po’ della genesi dell’opera e del suo simbolismo. In sostanza, Nameless si basa tutto su alcuni studiosi della cabala e su mitologia e simbolismo Maya e polinesiano. Tutto quindi, dai numeri usati, ai simboli di difesa alle tematiche è da ricondurre a queste idee.

Ora, io di tutte queste cose non ci capisco niente (e sfido la maggioranza delle persone a conoscere qualcosa di simbologia polinesiana) e, se devo essere onesto, sono argomenti da cui di solito mi tengo alla larga. Purtroppo Morrison è come il suo mentore/odiato nemico Alan Moore e invece ci sguazza in tutti questi temi. Ma se Moore in Promethea fa un discorso per iniziare alla magia e guida il lettore verso un percorso mistico, Morrison non ha alcun interesse a farlo, almeno non in questa storia, che è “solo” una miniserie di sei numeri.

Nameless è una sfida, è volutamente non lineare e complesso. Non vuole intrattenere né spaventare, ma vuole che il lettore sia attento e cerchi di capire cosa succede. Non è una storia che si può leggere in cinque minuti e poi non riprendere mai più. Volendo lo si può fare, ma mancherebbero molti pezzi.

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Disegnare il caos

La miniserie è frutto della volontà di Morrison di lavorare nuovamente, ma questa volta con un progetto personale, con Chris Burnham (Batman Inc.). A detta di Morrison, Burnham voleva fare qualcosa ambientato nello spazio e, in effetti, le parti di Nameless ambientate nello spazio sono molto belle, con tute, astronavi e posti alieni disegnati in maniera fantastica.

Burnham è una specia di Frank Quitely prima maniera e questo è un bene. Personalmente, nelle parti più horror, ci ho visto anche parecchio di Juan José Ryp. Quella cura certosina per i dettagli (anche quelli più gore), quella presenza di neri per dare toni e volumi vanno verso quella direzione lì e sono la parte migliore dell’opera. Non solo per lo stile, ma anche per la magniloquenza di molte sequenze e per la potenza espressiva. Non è mai facile rendere credibile certe invenzioni fantastiche, ma Burnham centra brillantemente l’obiettivo.

Data di uscita

Nameless uscirà il 21 aprile 2017.

Nerdando in breve

Nameless non è per tutti per via del genere e della non linearità. Non concede niente al lettore e richiede una certa dose di attenzione, ma è da consigliare a tutti coloro che abbiano interesse per il mondo mistico o per Grant Morrison (che resta uno dei pochi Grandi Autori ancora in piena attività). I disegni sono di Chris Burnham sono fantastici.

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