Fumetti & Libri

Qvando c’era LVI #3 – “Nel dubbio je faccio er saluto romano”

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Figli dell’Impero!

Qui nella sede del Ministero della Cvltvra Popolare sono giunti, segnalati dall’operosa OVRA, degli opuscoli irriverenti, irrispettosi ed inquietanti, ad opera di due tizi che si fanno chiamare con il nome partigiano di Fabbri e Antonucci.

Invero, confesso che non so cosa pensare: la storia, fantasiosa nella sua assurdità, racconta di un futuro nel quale il nostro caro DVCE è invero risorto (prima sciocchezza: il DVCE è chiaramente immortale) niente meno che nel corpo di un ascaro! In prima battuta ne fui scosso: come si può concepire una simile idiozia! Ma poi, proseguendo nella lettura dell’insolito libercolo, la mia intelligenza da vero balilla, addestrato e pronto a pensare con un libro in una mano ed un moschetto in un’altra, mi ha fatto sorgere un dubbio: questi ignoti sconosciuti, ricercati dalla Milizia e datisi alla macchia, non avranno mica voluto offrire un omaggio a SVA ECCELLENZA, ponendo in risalto il SVO grande valore in momenti di grande difficoltà? Egli sarebbe certamente in grado di mostrare il suo coraggio virile in tutte le circostanze, da quelle guerresche a quelle amatorie, risultando un esempio per tutti noi, persino con la pelle negra e circondato da Ministri inaffidabili con i nomi albionizzati! Che triste destino attenderebbe l’Italia, se davvero costoro fossero destinati a governarla al SVO posto! Per fortuna si tratta solo di fantasia!

L’italiano, al ritorno del suo unico condottiero, mostra fiero l’attaccamento al DVCE, colmandolo dell’attenzione che merita, mutando immantinente il pensiero. Così si forgia un impero!

Eppure, non capisco: odo la parola SATIRA, ma non la comprendo appieno: è tutta finzione? È celebrazione? Tutto ciò è frutto di sedizione? In tal caso, si preparino le bottiglie di olio di ricino per purgare i sediziosi! Ah, come dite? L’abbiamo terminato? C’è quella bevanda, quella straniera… I veri balilla bevono solamente autarchico, perciò utilizzate quella per lo sfregio all’autorità! Ripagate i sediziosi con la stessa loro moneta!

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Insomma, siamo arrivati al terzo numero del tanto controverso Qvando c’era Lvi (n. 1 qui) del dinamico duo Antonucci/Fabbri e sì, ho riso molto. Gli autori sono senza freni, e se si fa satira va bene: momenti politicamente scorretti, storpiature di nomi di politici reali, inserti da sbellicarsi e una trama folle. Dite che faranno arrabbiare qualcuno? Secondo me, questo vuol dire che allora l’operazione funziona. E funziona anche nel ricordare agli italiani le idiosincrasie di un popolo, se mai avessero voglia di perdere un attimo di tempo per pensarci. Strano, dite, per un fumetto che nella quarta di copertina recita “Il DVCE è vivo, ma è NEGRO” e che lo vede alle prese con un piano per guadagnare like sui social network? Strano inserire come un fulmine a ciel sereno due pagine grevi di metafumetto in mezzo a tante sboccate prese in giro?

Non vi racconto alcunché della trama, vi dico che prosegue sul binario già tracciato nei due numeri già pubblicati, sbugiardando volti noti e situazioni comuni, facendo, appunto, il lavoro della satira.

A questo punto attendo di leggere il quarto e conclusivo albo per sapere se il piano messo in atto dal redivivo Mussolini avrà successo, ma soprattutto per ridere di gusto e con amarezza di quest’Italia che non ha ancora imparato a prendersi troppo in giro.

Il terzo numero di Qvando c’era lvi è uscito in anteprima al Romics, noi lo abbiamo letto grazie agli autori, ma voi potrete correre ad acquistarlo nelle edicole e nelle librerie specializzate di tutto il Regn… no, della Repubblica Socia… no, dell’italica e romana penisola a partire dal 15 ottobre!

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