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Il remake giusto: I Magnifici 7

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Ah, il West. Le praterie, gli indiani, i cowboy, le diligenze e gli sceriffi duri. Perché nel mondo non si fanno più tanti Western? È una cosa che non ha senso e mi rattrista essendo cresciuto a pane, olio e Clint Eastwood.
Meno male che ogni tanto arriva Tarantino oppure, come in questo caso, Antoine Fuqua (il regista degli action movie meno memorabili di sempre tranne quando c’è Denzel Washington). L’occasione è l’ennesimo remake di un classico, I Magnifici Sette.

Leviamoci subito il dente: I Magnifici Sette originale è comunque un remake e, a conti fatti, la storia è praticamente universale. E il problema non è (quasi) mai realizzare un rifacimento, ma avere delle idee su cosa fare in una nuova versione. Chiudiamo qui il discorso però.
Tornando al film, la storia è la seguente: un villaggio di onesti contadini è minacciato da un bieco affarista che possiede la miniera vicino all’insediamento e minaccia di uccidere tutti se non vendono i loro terreni a lui. I contadini (o almeno alcuni), non ci stanno e ingaggiano dei pistoleri per aiutarli.
Il primo che contattano è il più figo di tutti e l’evidente leader del gruppo: Denzel Washington (Sam Chisolm nel film). A quel punto Denzel (alias l’uomo che ha sempre ragione e se non siete d’accordo rivedetevi i suoi film) recluta, un po’ a caso un po’ usando le sue conoscenze, gli altri sei e tutti i personaggi sono al loro posto.
Gli altri sei sono Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio, Byung-hun Lee, Manuel Garcia-Rulfo e Martin Sensmeier. Come potete facilmente notare si tratta di un cast variegato e multi-etnico: Lee è coreano, Garcia-Rulfo messicano e Sensmeier è un nativo americano. Aggiungo che il personaggio di Hawke è un cajun (cioè un franco-americano di New Orleans) e che D’Onofrio fa il trapper e abbiamo un bignami dei personaggi dei western. Se ti piace un aspetto del West, c’è il personaggio che fa per te. C’è anche la gnocca, interpretata faccia e tette da Haley Bennett (giuro che le tette sono sempre in evidenza, non è un commento a caso).

Ora se avete visto uno dei due originali sapete già come va’ a finire, in caso contrario: i cattivi arrivano e i sette aiutati dalla popolazione gli fanno il culo. Fine.
Ma quindi vale la pena? Si, direi di si. Il film scorre e ci si diverte parecchio, i personaggi sono quasi tutti ben presentati e hanno i loro momenti, sia durante l’azione che nelle fasi di preparazione. C’è un’atmosfera plumbea che non mi sarei mai aspettato da un blockbuster di oggi (e che peraltro non c’è manco nell’originale). Ci sono cavalcate verso il sole e con un paesaggio mozzafiato, insomma gli ingredienti sono quelli giusti (i personaggi addirittura fumano, mi sono commosso).
L’unico lato tecnico negativo sono i malefici riflessi e lens flare, un vezzo di regia di oggi che odio profondamente. Cazzo, c’è una scena al sole, fammi capire cosa diavolo succede invece di riempire il tutto di lucine e non farmi vedere niente. Scusate lo sfogo, ma recentemente ho visto gli Star Trek di Abrams e da allora non sono più lo stesso. E c’è anche una sequenza tremenda in CGI alla fine, ma insomma niente di tragico.
Il finale è bello lungo, intenso e pieno di sparatorie, esplosioni e violenza. Ovviamente non ai livelli di altri western del genere ma più della media odierna. Se vi è sembrato scemo che in Suicide Squad, nonostante sparino per tutto il film, non ci sia praticamente sangue o morti ammazzati, beh qui si vede di tutto.

Un difetto abbastanza grosso nel film è legato alla piattezza di alcuni dei sette. Pratt e Washington hanno i personaggi migliori e loro sono molto bravi, anche se il primo gigioneggia un po’ troppo e a volte l’effetto è quello di “Star-lord nel West”. Per quanto riguarda gli altri, Lee è il coreano bravo con le lame, Sensmeier è l’indiano taciturno che usa solo le frecce (e da esperto mi ha dato fastidio che iconograficamente è un miscuglio casuale di tribù indiane), Garcia-Rulfo, se non altro, non ha il sombrero ma in sostanza il suo personaggio è inesistente, è il messicano che dice parole in spagnolo. D’Onofrio fa il matto e non si capisce perché, c’è un mezzo abbozzo verso la fine ma finisce lì. L’unico che ha un po’ di approfondimento è Hawke ma non ha un’arco narrativo così ben spiegato, mi è sembrato più un vorrei dirvi di più ma non posso per motivi di tempo.

Qui è inevitabile fare un confronto con l’originale e il film ne esce un po’ malconcio, anche perché i vecchi sette erano tutti ben sviluppati e gli attori avevano quasi tutti uno SWAG pazzesco (Yul Brynner, Steve McQueen, Charles Bronson, James Coburn e Robert Vaughan, cioè i più duri dei duri) anche la morale finale, bellissima e amara nel primo film, qui non esiste.
Nonostante questo problema, la pellicola comunque scorre benissimo. Ci si diverte, le atmosfere sono quelle giuste, il cattivo (Peter Sarsgaard in modalità capitalista pazzo) e le sue motivazioni funzionano. Io sono uscito soddisfatto. Non rimarrà nella storia come l’originale ma a volte basta solo divertirsi. Se volete vedere un film su una banda di disperati che fanno una missione suicida quest’anno il film da guardare è questo.

Come dicevano nel West, so long.


Nerdando in breve

Remake di un grande classico, non regge il paragone con l’originale ma vi farà passare una serata divertente e, soprattutto, vi esalterà se siete appassionati del genere western.

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