Non è un gioco per vecchi

Non è un gioco per vecchi #25 – Caesar III


Inutile negarlo, i giochi di strategia non piacciono a tutti. A parte rari casi come Age of Empires, non si può certo affermare che negli anni siano stati loro i campioni di vendita assoluti. Però è anche vero che, tra tutti gli strategici, i giochi gestionali/manageriali sono quelli che solitamente sono apprezzati anche da chi è più avvezzo all’azione pura. Gestire una città o una squadra di calcio è un concetto che è molto più vicino al quotidiano rispetto al fare la guerra con variegate armate di 1000 anni fa.

Oggi torno indietro al 1998, e vi parlo di quel gioco che mi rapì e mi fece innamorare di un intero genere, una scintilla che attendeva sopita nella cenere fino al divampare di una passione che tuttora mi accompagna. A 13 anni, nello scorso secolo, dovevo scegliere per bene quali giochi comprare, soprattutto perché rappresentavano un investimento abbastanza importante per i nulli introiti dell’epoca. C’era però questo titolo che, non appena lo vidi tra le pagine di una rivista mi intrigò immediatamente, a partire dalla premessa: costruire, amministrare e far prosperare una città dell’Antica Roma. BAM.

Il titolo in questione è ovviamente Caesar III, ormai un classico tra i gestionali e capolavoro assoluto della Impressions Games, casa software specializzata in gestionali cittadini ambientati in epoche storiche disparate, tra i quali si contano titoli illustri come Pharaoh, Zeus ed Emperor.

La recensione era entusiastica e gli screenshot sulla rivista mostravano tanti edifici diversi, con una visuale in isometrica dettagliatissima (come era d’uso allora) e nugoli di abitanti che vivevano le loro vite lungo le strade delle cittadine virtuali. Io non ci posso far nulla, una delle mie manie negli strategici e nei gestionali è avere tantissimi edifici diversi da costruire. Anche quelli stupidi, mi piace guardarli tutti. Più ne sono, e meglio è. Non guardatemi storto, non sono un maniaco! Credo…

Mi ricordo persino che il gioco costava meno del solito, 75000 lire, un acquisto praticamente obbligato.

Aperta la scatola e rimasto affascinato dal bel manualone corposo che spiegava per filo e per segno tutto ciò che un antico sindaco dovesse sapere, compreso l’elenco di tutti i miei adorati edifici, mi tuffai nell’Antica Roma e addio.

In Caesar III bisogna, come in ogni buon gestionale che si rispetti, riuscire a calibrare per bene tantissimi aspetti diversi perché la nostra città funzioni come si deve. In primis ci sono il cibo e l’acqua; a seguire i servizi, come il barbiere, le terme, i questori che si occupano degli incendi e della criminalità, poi la religione con i templi, e così via. Man mano che i quartieri riceveranno servizi, le case saliranno di livello e di bellezza, i cittadini saranno più soddisfatti e al contempo più esigenti. Potremo poi costruire edifici per l’intrattenimento, partendo dai palchi per gli artisti di strada e arrivando agli anfiteatri e al Circo Massimo.

Il crescere della città sarà lento ma inesorabile e vedere un umile villaggio di fango risplendere del bianco dei marmi, risuonare dell’acqua che sgorga dalle fontane ed essere allietato da lussureggianti giardini è una soddisfazione che chiunque abbia amato i city builder conosce bene. Noi sindaci siamo vanagloriosi: ma quanto ci piace ammirare e rimirare le nostre creazioni? Quanto è bello, ad esempio, osservare il grano che cresce nei campi, o gli alberi di limone mettere i frutti? O ancora, spiare i nostri cittadini intenti nelle loro attività quotidiane, potendogli anche chiedere personalmente un parere sulla nostra gestione? Piccola chicca: i nomi dei cittadini sono le latinizzazioni di personaggi famosi, e sono divertentissimi. Un gioco nel gioco trovarli tutti!

Ciò che rende Caesar III un capolavoro è che tutti questi aspetti del gioco sono bilanciati in modo pressoché perfetto, rendendo la gestione della città difficile, ma anche divertente e mai frustrante.

Ad aumentare ancor di più le nostre mansioni si aggiungono le rotte commerciali con le altre città dell’Impero e addirittura le invasioni barbariche o di popolazioni ostili, che potremo contrastare piazzando delle caserme nella nostra città mantenendo contingenti di uomini, da controllare in tempo reale per far pentire gli invasori di aver messo gli occhi sulle nostre ricchezze. I commerci si basano sul vendere o scambiare i prodotti e i materiali da noi realizzati con quelli che i nostri territori non producono: per esempio, costruendo in Anglia, dovremo importare il vino dalle città sul Mediterraneo, e così via.

Il gioco contiene un’enciclopedia ricca di nozioni sulla città romana, e pur essendo un aspetto di solito molto secondario, non nego di averlo apprezzato al tempo. Tutti i menù e le schermate sono deliziosamente a tema romano e l’interfaccia è sinceramente perfetta. Si vede che mi piace tanto questo gioco, se parlo persino dei menù?

All’epoca mi ci infognai in modo pesantissimo, terminando la campagna principale e costruendo chissà quante città nella modalità libera: riempire tutta la mappa con una città che funziona come un orologio svizzero da una gran soddisfazione, non c’è che dire. E da lì, da quel Caesar III che mi resi conto di come i gestionali cittadini sanno essere un genere al contempo rilassante ma pregno di soddisfazioni, e passai a Simcity 3000, fino a giungere ai giorni nostri al fantastico Cities: Skylines. Ma di quest’ultimo ve ne parlerò in un prossimo articolo, spero.

L’anno dopo Caesar III, Impressions sfornò un altro capolavoro, Pharaoh (Faraon nella versione italiana) che come avrete potuto brillantemente intuire dal titolo, ci permetteva di costruire città nell’Antico Egitto, introducendo l’importanza delle piene del Nilo per la fertilità dei campi, e dei monumenti da costruire col sudore della fronte (degli schiavi) come le Piramidi e la Sfinge. Anche questo titolo fu splendido e acclamato giustamente come capolavoro, ma ci giocai solo anni più tardi; per me Caesar III rimarrà il primo e l’insostituibile. Il seguito, uscito nel 2003 ad opera di un’altra casa di sviluppo, era in 3D ma risultò, a mio avviso, incomparabile con il suo augusto predecessore, e piuttosto modesto in generale.

Pur avendo ormai 18 anni, penso che Caesar III sia invecchiato abbastanza bene, come anche tutti gli altri titoli city-building della Impressions, grazie alla loro bella grafica in isometrica, leggera e dettagliatissima. Se avete voglia anche voi di costruire un’immortale città romana, Caesar III lo trovate su GOG.com insieme a tutti i suoi fratelli arricchiti dalle relative espansioni. Il prezzo base è di 5 euro, si può comprare tutto il pacco risparmiando qualcosina, ma è durante le promozioni e i saldi che dovreste approfittarne: per poco più di un euro a titolo, vi portate a casa dei pezzi di storia e dei titoli divertenti all’infinito e, sono sicuro, per molti altri anni ancora.

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