Non è un gioco per vecchi

Non è un gioco per vecchi #17 – Centurion: Defender of Rome

Centurion!

Centurion!

Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non abbia sognato di aggregarsi ad una vera coorte romana, oppure chi non abbia fantasticato di diventare un campione dell’arena dei gladiatori o di correre con le bighe, come Ben Hur, oppure ancora di mettersi alla testa di un’intera legione e sbaragliare orde di barbari nel nord Europa, o chi, infine, non ha sognato di infilarsi tra le lenzuola di Cleopatra.
Ebbene, che mi rispondereste se vi ricordassi che esiste un videogioco in cui non una, ma tutte queste cose erano realizzabili?
Non stiamo parlando di Ryse (giocone breve ma visivamente immenso per Xbox One), bensì di un vecchissimo titolo chiamato Centurion: Defender of Rome.

Non ho la minima idea di quante ore io abbia investito in questa incredibile simulazione di Impero Romano. Unico nel suo genere e capace di far vivere un’autentica esperienza immersiva nella Roma dei nostri antenati.
Il gioco aveva un gameplay multifase decisamente avanzato per l’epoca (1990): si iniziava governando una sola provincia romana (l’Italia), coprendo un rango militare molto basso. Poi si poteva decidere di iniziare a spostarsi verso nuovi territori (via terra o via nave, più avanti) consolidandoli o attaccandoli per dominarli.
Oltre alle campagne militari, bisognava occuparsi dell’intrattenimento dei cittadini romani, e quindi si scendeva nel Colosseo per sfidarsi ad una gara di bighe o nei più celebri combattimenti tra gladiatori.

Questo articolato gameplay assicurava un’ottima longevità a quella che, de facto, era un’avventura: una scalata al potere dove si iniziava come semplici soldati e si arrivava a… beh, ve lo dirò a breve.
I combattimenti sul campo di battaglia erano una versione semplificata di quello che avremmo poi visto in titoli come Age of Empires con un pizzico di Risiko!: selezionando le truppe (fanti, cavalieri, arceri) si potevano comandare movimenti e strategie, osservare i movimenti degli avversari ed eventualmente correggere le tattiche (o ritirarsi) prima di perdere tutti gli uomini a disposizione. In caso di vittoria, il territorio era conquistato e da lì arrivavano risorse per il mantenimento dell’impero stesso; in caso di sconfitta il territorio era perduto, la truppa decimata, il dux imprigionato e giustiziato ed occorreva sudare sette camice per ricostruire un esercito in grado di scendere sul campo di battaglia.
Quando si saliva di rango, poi, si aveva accesso alle navi (molto costose) ma era possibile sbaragliare le flotte avversarie a suon di catapulte.
La corsa con le bighe era forse l’anello debole del gioco: in effetti ripetitiva e poco divertente, consisteva in una mini gara in cui speronare gli avversari e tagliare per primo il traguardo. Forse per questo, gli sviluppatori hanno deciso di aggiungere una componente comica: nel caso in cui fossimo noi quelli ad essere disarcionati ed a finire a terra, gli uomini del soccorso venivano con una barella a portarci via ma ecco che, di tanto in tanto, partiva il siparietto con gli infermieri che lanciavano il povero malcapitato al di là della barella e ripartivano con la lettiga vuota.

Esaltanti, invece, le lotte tra gladiatori: niente a che vedere con quanto ci ha poi abituato la serie Spartacus, ma mandare al tappeto l’avversario e aspettare di conoscere la sua sorte (o la nostra, nel caso fossimo noi a mangiare la rena) tramite il celebre pollice dell’imperatore, era a dir poco elettrizzante.

I più nerd non avranno dimenticato l’accenno a Cleopatra infatti, prima di ogni conquista, era possibile intrattenere relazioni diplomatiche con gli ambasciatori dei territori che desideravamo conquistare. Normalmente, si finiva sempre a massacrarsi sul campo, ma per l’Egitto, dando la giusta combinazioni di risposte, era possibile instaurare un legame a dir poco interessante con la celebre regina.

Ed eccoci al game over: dopo aver conquistato ogni territorio, messo a tacere ogni ribellione, vinto ogni battaglia nel colosseo, cosa altro resta se non inchinarsi davanti al senato e accettare la corona di Imperatore che ci viene portata?
Ricordo bene il commento di un amico dell’epoca: Giulio Cesare rifiutò la carica, quando Augusto gliela offrì.

Vero, ma mica mi chiamo Giulio io…
…però potete chiamarmi Imperatore.

To Top