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Saldi estivi Steam 2015 – Come ci siamo comportati

Santo Gabe

Santo Gabe

Andiamo a vedere nel dettaglio cosa abbiamo acquistato nel corso dei saldi estivi 2015 di Steam!

Falloppa

Nidhogg. Un simulatore di scherma frenetico dalla grafica 8-bit, a me ha ricordato tantissimo i bei tempi dei duelli con la spada di Prince of Persia, anche se il numero di mosse da poter fare, compresi salti, attacchi volanti e senz’arma, rendono molto più vari e avvincenti gli scontri.
Bioshock Triple Pack. Dopo averne sentito parlare durante una delle scorse live da Ogariad e Zeno2k avevo deciso di recuperare sia il primo che Infinite, poi, all’improvviso, il buon Gabe decide di darmi tutto il pack al prezzo di Bioshock Infinite e, dato che non sono poi così stronzo, l’ho fatto mio in attesa di avere un bel po’ di tempo per gustarmeli tutti.
Ichi. Puzzle game dalla grafica molto semplice e minimal, bisogna risolvere una serie di enigmi per guidare una pallina verso i suoi obiettivi. Le interazioni con l’ambiente avvengono con dei bumpers che si muovono tutti insieme con un solo click, rendendolo molto facile da giocare in relax. C’è la possibilità di creare e pubblicare mappe tramite l’editor e di giocare i livelli creati dagli utenti, è presente anche un sistema di rating con cui è possibile, a fine partita, dare un tag e un voto al livello appena giocato.
Lexica. Altro puzzle game, basato questa volta sulle parole, molto semplice e divertente che unisce meccaniche simil Sudoku allo Scarabeo, l’unica pecca è che i vocaboli sono solo in lingua inglese.
Waveform. Gioco dal design molto interessante, con un occhio di riguardo per gli amanti della fisica, in cui bisogna guidare una nave in grado di muoversi unicamente seguendo una determinata onda. Trascinando il mouse è possibile modificare frequenza e ampiezza dell’onda per deviare il percorso della nostra navicella in modo da raccogliere il maggior numero di oggetti nel suo tragitto e aumentare il punteggio a fine livello.
Out There Somewhere. Se Starbound e Portal facessero un figlio ne verrebbe fuori questo simpaticissimo gioco di esplorazione spaziale. La grafica, sia nel suo stile retro che nel design di pianeti e alieni, ricorda moltissimo Starbound, mentre la parte di esplorazione avviene tramite un pistola spara portali che teletrasporta il protagonista nel punto colpito. Il gioco è un vero e proprio platform in cui bisogna risolvere enigmi, a volte anche piuttosto intrigati, evitando nemici o raggiungendo posti apparentemente inaccessibili grazie alla teleport gun, per passare alla schermata successiva e proseguire l’esplorazione del pianeta.
Audiosurf. Questo è stato un acquisto dettato unicamente dal cuore, era nella mia wishlist praticamente da una vita e questa volta non sono riuscito a resistere. Purtroppo Audiosurf risente della sua età, si parla pur sempre di un titolo del 2008, eppure il design e la possibilità di giocare sulla propria musica sono ancora piuttosto all’avanguardia.
Retro/Grade. Prodotto interessante e sicuramente unico nel suo genere che mischia giochi di ritmo stile Guitar Hero con gli shoot’em up in un titolo molto divertente da giocare. La partita inizia subito con la nostra astronave che distrugge il superboss di fine gioco, con tanto di festeggiamenti e titoli di coda, ma avviene qualcosa di strano. Una strana energia ci colpisce e il tempo inizia a scorrere all’indietro: seguendo uno spartito che appare sullo schermo, dovremo ripercorrere a ritroso le tappe che ci hanno condotto a concludere il tutto, sparando col giusto tempismo alle navi nemiche e evitandone i colpi.
You Must Build A Boat. Stupido, frenetico, divertentissimo. Lo scopo del gioco è quello di costruire un’enorme nave, quasi un’arca, con cui portare a termine il viaggio del protagonista. Lungo la strada, ci sarà bisogno di ciurma per proseguire nel viaggio e l’unico modo per reclutare nuovi membri è quello di fare delle run in dungeon molto pericolosi. È in questo momento che You Must Build A Boat diventa un gioco interessante; per attraversare i dungeon sarà necessario trovare tesori e sconfiggere mostri e l’unico modo per farlo è quello di completare dei livelli in 3-way matching (stile Candy Crush Saga, per capirci) unendo caselle del tipo giusto: gli scudi forniscono difesa, spade e bastoni magici uccidono i mostri, le chiavi aprono i lucchetti e via dicendo. Proseguendo nella storia, si reclutano sempre più aiutanti sulla nave, progredendo nel gioco come avviene nei RPG: la difficoltà dei dungeon sarà crescente e rende necessario sviluppare e migliorare il personaggio per poter continuare nell’avventura.

jedi.lord

Europa Universalis IV: Art of War e Res Publica. Europa Universalis IV è uno degli strategici più belli degli ultimi anni, e Paradox pubblica regolarmente DLC che espandono il gioco in modo estremamente intelligente rendendolo sempre più infinito. E al 75% quelli principali io me li prendo perché devo avere tutto completo. C’ho l’ossessione.
This War of Mine – War Child Charity DLC. This War of Mine non è soltanto un’esperienza pazzesca che ci fa riflettere sulla brutalità della guerra, ma gli sviluppatori hanno messo anche in vendita un DLC solamente grafico, il cui ricavato va totalmente in beneficenza all’associazione che si occupa dei bambini vittime dei conflitti e delle guerre nel mondo. Mi sembrava una giusta causa.
Nidhogg. Un “simulatore” di duelli di scherma frenetico, pixelloso, con scenari acidi e malati, e ottimo in multiplayer. Devo dire altro? Preso per me, per Tencar e per un amico. Le cose belle vanno condivise.
XCOM: Complete. Dello splendido XCOM di Firaxis mi mancava l’espansione Enemy Within che pare fondamentale, ma costava più l’espansione da sola che il pacco completo con i due perdibilissimi DLC. Quindi prendo tutto, grazie.
Child of Light. Qui su Nerdando.com ne abbiamo parlato benissimo, ma io non l’avevo ancora provato. Ubisoft ormai pare stupire quasi più con i titoli simil-indie che con i suoi carrozzoni tripla A, e ora vediamo se dar ragione a Zeno2k!
The Banner Saga. Vichinghi, disegni bellissimi, battaglie tattiche e trama importante. Per me è sufficiente. Finalmente sei mio.
Wargame: Airland Battle. Gli sviluppatori sono quelli dell’interessante R.U.S.E., strategico innovativo di qualche tempo fa, e di Act of War, RTS fantapolitico che al tempo mi aveva fatto impazzire. Airland Battle è il secondo della saga Wargame, che fa faville online, ma a me interessa più il single player, ambientato in un ucronico scontro tra NATO e Patto di Varsavia negli anni ’80. Quattro eurini, e passa la paura.
J.U.L.I.A.: Among the Stars. Un punta e clicca classico, ambientato durante una missione spaziale interstellare con delle ottime recensioni, e una trama che è tutta un programma. La avevo in wishlist da tempo, grazie Gabe.
Apotheon. Me l’hanno descritto come God of War in 2D con una grafica da vaso greco antico. Come premesse direi che sono spettacolari. Insomma, ammazzare gli dei dell’Olimpo è sempre una cosa cui non si rinuncia facilmente.
How to Survive – Storm Warning Edition. Il carinissimo Diablo-like con orde di zombi e meccaniche survival torna con tantissimi contenuti in più. Già era figo prima, poi l’ho trovato a meno di un euro, ed è diventato ancora più figo.
Contrast. Se la tua ragazza ti dice “Mi sembra stupendo, lo compri così lo giochiamo insieme”, e se per giunta la suddetta ragazza ha ottimi gusti soprattutto artistici, cosa fai, non lo compri? Oh, e poi sembra davvero, almeno dall’aspetto, bellissimo.
Crusader Kings II: Charlemagne. Anche per Crusader Kings II la Paradox ha pubblicato una pioggia di DLC. Come per EU prendo solo quelli “di sostanza”, e questo espande la timeline del gioco permettendo di iniziare a giocare dall’Alto Medioevo. Sempre più grosso.
The Fall. Questa sembra fantascienza di alto livello. Un platform stealth intrigante, in cui una IA deve salvare il corpo del pilota di cui controlla la tuta, in un’ambientazione lugubre e futuristica, piena di stile e di atmosfera. Non resisto.
Hearts of Iron 3 DLC Collection. E con questo, la mia copia dello strategico più grosso e ben realizzato sulla Seconda Guerra Mondiale è completa. Sono un fanboy della Paradox, lo so, ma questo è l’unico che non ho ancora giocato. Per cose del genere il tempo lo trovo. Soprattutto se posso giocare con l’Italia e piallare Hitler.
Banished. Questo lo volevo dall’anno scorso, quando è uscito. È un gestionale cittadino survival, nel senso che abbiamo il controllo di alcuni profughi che devono fondare una città dal nulla, e come i veri coloni, dovremo affrontare freddo, fame, carestia e malattie in un delicato equilibrio che dona qualcosa di nuovo alla classica costruzione del villaggio/città. Ci vado a nozze.
1954 Alcatraz. Nell’ultimo giorno di saldi, la tradizione è cercare chicche a poco prezzo. Ecco la prima, un punta e clicca della Daedalic, la LucasArts di Germania. Questa non ce l’avevo, e l’ambientazione noir anni ’50 è intrigante. Oh, per meno di un euro…
A New Beginning. …per meno di un euro te ne prendi pure un’altra di avventura della Daedalic. Questa volta l’ambientazione è tra le mie preferite, quella post-apocalittica, con viaggi nel tempo per salvare la Terra dal disastro ecologico prima che avvenga. Con una grafica a cartoni stupendamente old-fashioned.

Tencar

Nidhogg. Un simpatico giochillo che mi ricorda lontanamente i duelli del primo Prince of Persia (ne ho parlato qui) e che, praticando scherma, dovevo necessariamente avere!
Un enorme grazie a jedi.lord che me l’ha regalato!
This War of Mine. Dopo aver letto l’articolo di jedi.lord (ancora lui!) non potevo farne a meno. Un titolo particolare, unico, coinvolgente, che mi ha trascinato in una spirale di angoscia ed insicurezza e mi ha colpito non poco: è un must have.
How to Survive – Storm Warning Edition. L’avevo puntato da tanto e non prendere la versione completa di DLC a meno di un euro sarebbe stato un delitto.
Slender: The Arrival. Il primo capitolo è stato il videogioco che mi ha permesso di attaccare bottone con Clack (i videogames sono un classico metodo di approccio, non trovate?) ed è stato dunque un acquisto obbligato.

Oh, ma dopo aver letto gli acquisti di jedi.lord e Falloppa, mi sento un poveraccio.

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