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Anteprima The Witcher 3 @ Samsung District

Ci sono momenti che aspetti con ansia per mesi e mesi, per anni a volte… contando i giorni che ti separano dall’istante in cui finalmente tutto ciò che hai solo immaginato diventa reale.
Momenti che, talvolta, vengono improvvisamente rimandati di sei mesi… e allora ecco che l’ansia e il dubbio iniziano a salire.
Ma poi, quando finalmente la coda di attesa si esaurisce, e tutti i pezzi sono andati al loro posto, scopri che il mosaico è semplicemente strabiliante, e tutto il tempo atteso è stato speso bene.
Questo è grosso modo il tempo che è trascorso da quando ho terminato di giocare a The Witcher 2 e ho iniziato ad aspettare l’arrivo del seguito. Nel frattempo, sono passati tre anni e una generazione di console. Quando finalmente è arrivato l’annuncio sulla data di uscita non stavo più nella pelle, e il ritardo di sei mesi, seppur mitigato da una valanga imponente di filmati, immagini e notizie, non ha fatto che accrescere la sete per questo titolo che, a diritto, è il più atteso del 2015.

Ricevo quindi un invito a partecipare alla presentazione ufficiale del gioco. A Milano, la Samsung ha preso possesso di uno dei palazzi più moderni, e l’ha ribattezzato giustamente Samsung District. Quando varco la soglia, c’è tutto quello che ci si poteva aspettare: giornalisti, curiosi, cathering, addetti marketing… ad accogliermi, una statua a dimensione naturale di Geralt di Rivia, all’interno ben 10 postazioni Xbox One su cui mettere le mani, allestite come si conviene, con un tocco di modernità dato da architettura futuribile, e un gigaschermo su cui ruota a ripetizione lo stupendo trailer del combattimento con la vampira. Epico.
Faccio due passi dentro e vengo accolto da due cosplayer: un uomo con tanto di doppia spada sulla schiena e cicatrice in faccia, e una donna che interpreta un personaggio femminile con grandi tette.
Poi è una girandola di colori, immagini, giocatori che stanno già sperimentando il titolo con il controller in una mano e il buffet nell’altra.
Quindi è il mio turno: lascio tutto e prendo possesso di una postazione.
Ed è amore. Amore a prima vista: la vista che si getta su un panorama mozzafiato, mentre passeggiando su un crinale, il sole fa capolino in un’alba degna di una poesia di Montale. Mi fermo ad osservare i dettagli, il vento che fa ondeggiare erba, alberi e capelli… ed è come sentire la brezza marina che giunge dalla riva sottostante.
Ma è solo un attimo, dopo poco vengo circondato da un branco di lupi famelici che mi distraggono dalla bellezza del momento. E io odio essere distratto dalla bellezza del momento.
Un minuto dopo mi rimetto in cammino, arricchito da un po’ di esperienza extra e dalle pellicce di lupo nello zaino.

La mia prova mi porta a seguire un paio di quest. Una classica: “parla, raggiungi, trova” e una “aiuto c’è un mostro, vado e indago”. E qui inizia a vedersi lo spessore del gioco: usando i sensi di witcher trovo le tracce di un fantasma, ma attenzione! È un tipo particolare, che si manifesta di giorno. Studiando le informazioni in mio possesso scopro come evocarlo ed è subito scontro all’ultimo sangue… il mio.
Dopo il quarto tentativo senza successo, abbandono la postazione e mi concedo quattro chiacchiere con i dipendenti Samsung. Il gioco è impostato alla difficoltà massima e, a mio avviso, è l’unico modo in cui andrebbe giocato. Vero, reale, mortale…

Vengo quindi introdotto ad uno degli sviluppatori di CD Projekt RED, un quest designer, che mi rilascia una brevissima intervista. Gli chiedo qual è la sfida maggiore e lui mi parla con un entusiasmo che ho riconosciuto solo nei grandi fan di qualcosa: si vede che ama il suo lavoro e che ha riversato questo amore nel titolo. La parte più difficile, mi spiega, è quella di coordinare il lavoro con gli altri sviluppatori, per capire quando e come inserire la sua porzione nel gioco. Poi arriva il momento della verità, e la palla passa ai tester: The Witcher 3 è un gioco open world e questo vuol dire che per quanta fantasia gli sviluppatori ci mettano, ci saranno sempre dei giocatori in grado di inventarsi qualche percorso non ipotizzato.
“Ecco perché noi amiamo i tester – continua – perché sono in grado di far esplodere il gioco con una sequenza di azioni a cui noi non avremmo mai pensato”.
Posso solo immaginare che valanga di lavoro debbano aver macinato questi signori.

The Witcher 3 è un gioco monumentale, come non se ne vedevano dai tempi di Skyrim e per certi versi anche più vasto, con maggiori possibilità. Il tutto fatto da un team di sole 300 persone e che non ha a disposizione di certo i mezzi di una Bethesda o di una Ubisoft.
Questo titolo va giocato con calma, assaporato senza correre, godendosi l’ottimo recitato inglese e spulciando ogni singolo angolo.

Ora non mi resta che averlo tra le mani, e dire addio alla vita sociale.

Anteprima di The Witcher 3

Anteprima di The Witcher 3

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